Che cos'è la democrazia e come funziona

Ritratto di Angelo Sciortino

14 Febbraio 2017, 09:55 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Da qualche tempo, almeno dal II Governo Berlusconi, in Italia assistiamo alla grande truffa: si mantiene il nome di democrazia, ma si è in presenza di una perversa e nuova forma di dittatura.

Quando la dittatura si presenta senza infingimenti, può accadere che il popolo scenda in piazza e faccia la rivoluzione, ma, quando essa si serve del raggiro e per ingannare i cittadini si fa chiamare democrazia, allora ogni soluzione diventa più difficile e complicata, specialmente se i cittadini sono politicamente impreparati. In questo caso, infatti, essi si accontentano della forma e non della sostanza, rinunziando a cercare la conoscenza vera e profonda della realtà, per servirsene al momento di scegliere i loro rappresentanti. Sono, per usare un parallelo storico inconfutabile, come quel popolo-massa, che salvò Barabba e condannò Gesù.

Il parallelo storico ha la sua ragion d'essere nella considerazione o che non esiste evoluzione o che si sia precipitati in una involuzione per mancanza di conoscenza e di cultura. Questa è la ragione vera, che spinge la politica odierna a influenzare i cittadini con temi, che nulla hanno a vedere con la verità, come Sanremo o una partita di calcio, per poter agire ingannandoli impunemente.

È evidente come una simile considerazione ci spinga ad affermare quanto sia importante per il buon funzionamento della democrazia che siano i cittadini a capire come non dare fiducia agli impostori, riprendendo la loro sovranità. In fondo, democrazia significa proprio questo: potere del popolo!

Ora, diciamocelo con tutta franchezza, per avere qualsivoglia potere, bisogna avere gli strumenti idonei per esercitarlo, oltre che il coraggio. E gli strumenti idonei per avere potere in democrazia sono la conoscenza dei fatti e la conseguente indipendenza di giudizio; una mente aperta, che ci fa capire come la democrazia è tale, perché ci permette di punire, non eleggendolo, chi ha carpito con l'inganno la nostra fiducia. Mi piace ricordare una frase di Guido De Ruggero, eloquente più di un trattato: la democrazia non ha bisogno di oratori, ma di ascoltatori. Dove ascoltatori sono coloro che ascoltano per capire e non per bearsi del suono delle parole o delle abilità oratorie.

Questa lunga riflessione mi serve – e spero che serva a qualche lettore – per giudicare la situazione cefalutana con coscienza e sapienza e non come il popolo che salvò Barabba. La situazione di oggi, infatti, non è molto diversa da quella d'allora. Sulla croce ci sono i candidati sindaci nella veste dei condannati. Fra essi c'è sicuramente Barabba, nella veste del sindaco uscente, e ci sono gli altri condannati, nella veste degli aspiranti sindaco. Nessuno di noi può stabilire che, fra essi, ci sia Gesù, ma una scelta occorrerà farla, perché il non scegliere – astenersi dal voto – farebbe di noi i complici del popolo, che salva Barabba e condanna Gesù. Non dubito che la nostra scelta potrebbe rivelarsi sbagliata, ma chiunque sarà l'eletto, il prescelto, non potrà dubitare che, se non saprà essere in grado di ben amministrare, non potrà carpire una volta ancora la nostra fiducia. Esercitare correttamente il nostro potere non significa, infatti, non sbagliare, ma sapersi correggere nel momento in cui avremo la matita in mano e saremo nel chiuso della cabina elettorale in compagnia soltanto della nostra coscienza e della nostra ragione.