Vincenzo Bellini e la Calura

Ritratto di Angelo Sciortino

8 Febbraio 2017, 13:29 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Il promontorio della Calura fu immaginato dal musicista Vincenzo Bellini come teatro delle gesta della sua opera Il Pirata. E insieme al promontorio fecero da teatro all'opera anche gli scogli, detti anticamente Tallarita, Baronello e Passarella.

L'opera fu rappresentata in prima assoluta e con grande successo alla Scala di Milano nel 1827. Quando seguirono le altre opere più fortunate di Bellini, come la Norma e La Sonnambula, Il Pirata ebbe sempre meno rappresentazioni e finì quasi dimenticato, finché Maria Callas non ne interpretò a Milano, New York e Amsterdam il ruolo della protagonista negli anni '50.

In ogni caso, è innegabile che già allora lo splendido panorama della Calura colpì la fantasia di Vincenzo Bellini e del poeta, che scrisse i versi dell'opera, Felice Romano.

La trama è presto detta. L'amore di Imogene e Gualtiero, i due protagonisti, è ostacolato dal duca Ernesto di Calura, partigiano di Carlo d'Angiò. Egli fa imprigionare il padre di Imogene, per costringerla a sposarlo. In esilio forzato, ignaro delle nozze di Imogene ed Ernesto e della nascita di un loro figlio, Gualtiero organizza una squadra di pirati aragonesi e comincia una serie di atti pirateschi sulla costa siciliana, con il proposito di tornare sulla terra e di sposare Imogene. La flotta del Re, però, capitanata da Ernesto, sconfigge i pirati in battaglia. Si salva soltanto un vascello, sul quale si trova Gualtiero, che una tempesta getta sulla costa della Calura.

Dopo varie vicende e un incontro con Imogene, il tutto si conclude con un duello all'ultimo sangue fra Gualterio ed Ernesto, che si conclude con la morte di entrambi. In una seconda stesura Bellini fa morire Gualtiero suicida, dopo che s'è buttato dal promontorio della Calura, e con Imogene diventata pazza per il dolore.

Nel 2012 con l'etichetta Musica Rara è stato pubblicato un disco dell'opera diretta da David Parry.

Ho voluto riferire di questo stretto rapporto del grande musicista catanese con la Calura, perché esso dimostra come e quanto Cefalù abbia ispirato con le sue bellezze sempre grandi artisti, a partire dai Greci, passando per i Romani, e per finire ai giorni nostri a uomini come Consolo. È strano e preoccupante che le bellezze di Cefalù sembrino non colpire più le menti, la fantasia e il cuore dei suoi figli, i Cefalutani. Tutti sembrano preoccupati soltanto del ritorno economico, che possono trarre, sfruttando tali bellezze con la loro distruzione!