18 Gennaio 2017, 17:23 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Se si è convinti che la crisi italiana, gravissima e foriera di eventuali fallimenti non soltanto economici, ma anche sociali e culturali, possa risolversi con le improvvisazioni di questa politica, figlia di una democrazia malata come conseguenza della malattia dei cittadini elettori, allora si può star certi che l'Italia è destinata a rimanere in crisi ancora per lunghi anni.
Non avremo mai una vera crescita economica e, soprattutto, una crescita del lavoro, finché a decidere degli investimenti sarà una burocrazia faraonica e costosa e finché verranno elargiti soltanto lavori precari, che moltiplicano i costi di questa politica clientelare, che raggiunge il solo scopo di creare poveri sottomessi, come lo sono in Sicilia ben ventottomila forestali.
Non avremo mai un sistema bancario sano, se la politica continuerà a essere centrale nel mondo del credito e se non restituiremo il settore alle logiche del mercato. Le banche hanno il diritto di fare profitti, ma a questo diritto deve corrispondere la possibilità di fallire.
Non avremo un futuro, se la scuola continuerà a essere fucina di “analfabeti funzionali”, ai quali si potrà dire impunemente “Facendo seguito a quanto già in precedenza comunicato, sia attraverso formale corrispondenza, che nel corso degli incontri succedutisi, si ritiene utile ribadire, sui due principali nodi in essere, la posizione di quest’Amministrazione comunale, per come formatasi in seguito agli approfondimenti con personale tecnico, ma anche in esito al confronto con la cittadinanza, in occasione degli incontri pubblici tenutisi sul tema del raddoppio ferroviario, che tanto interesse suscita in questa Comunità.”, ed essere considerati geniali difensori dei cittadini.:
D'altra parte, essendosi incancrenita la situazione oltre misura, è stata distrutta quella tensione ideale e morale, che permise all'Italia di dedicarsi alla ricostruzione dopo un ventennio di guerre in Africa, in Spagna e in tutta Europa; quella tensione, che ne fece prima una gelosa custode della sua riconquistata libertà e poi la settima nazione industrializzata del mondo. A partire dagli anni '60 non la politica, ma i cittadini “analfabeti funzionali” cominciarono a rodere le ricchezze, che i loro padri avevano costruite. La politica ebbe il torto di servirsi di questa predisposizione alla sudditanza dei cittadini per raggiungere il potere. A poco a poco, però, accadde l'inevitabile: da “analfabeti funzionali” non poteva che essere eletta una classe politica a sua volta “analfabeta funzionale”, che non soltanto non seppe risolvere i problemi propri di ogni società, ma li acuì a tal punto, che oggi essi sono quasi irrisolvibili. Anche coloro che si richiamano all'onestà, come se essa fosse la panacea di tutti i mali e come se essa potesse proporre strategie appena migliori di quelle della classe politica attuale, saranno destinati a perpetuare lo stato di un'Italia povera e senza un domani.
Quest'anno ricorre il centenario della Rivoluzione russa, che fallì il suo compito di creare una società più giusta, nonostante avesse mosso i suoi passi dalla famosa domanda del suo capo supremo, Lenin: “Che fare?”. Ancora oggi, in Italia specialmente, questa domanda è presente ed esige una risposta adeguata. Purtroppo, come si dimostrò sbagliata la risposta d'allora, anche oggi, in questa situazione, qualunque risposta della politica sarebbe sbagliata. Anche se i paragoni fra diverse epoche storiche non sempre sono pertinenti, bisogna pur farli, se non si vuole dimenticare la storia, ripetendone gli errori. Quindi, tra il PD di oggi e i suoi alleati da una parte e i resti del Centro Destra dall'altro, un paragone con i bolscevichi e menscevichi del 1917 bisogna farlo. E da tale paragone ricaviamo le stesse situazioni descritte nei libri di Pasternak, di Solženicyn e di Sinjavskij. Situazioni, che portarono a schiavitù, sofferenze e morti, che nessuno di noi si augura, ma che potrebbero ripetersi ancora, se reagiamo con l'incomprensione propria dell'analfabetismo funzionale che caratterizza la società odierna. Diciamo subito addio al cinismo, al disinteresse per la politica e riappropriamoci del nostro diritto alla libertà; decidiamo delle nostre vite, ma decidiamo informati, perché la democrazia e la libertà hanno bisogno, per vivere, di cittadini informati.
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Commenti
Saro Di Paola -
La Forma è, anche, Sostanza
La Forma è, anche, Sostanza.
In tutto.
Nelle lettere, o note, Istituzionali che siano, la Forma è, addirittura, più della Sostanza.
Nella nota, che il sindaco di Cefalù ha inviato a RFI, la forma è scadente.
Assai scadente.
La sostanza manca.
Lo scrivo non per "denigrare l'operato dell'Amministrazione", come, alludendo ad alcuni miei post, il sindaco ha scritto.
Lo scrivo per rivendicare il meglio per Cefalù.
La Città di Mandralisca e del Mandralisca, il Liceo Ginnasio, lo merita.