Un'intesa tra Maggioranza e Opposizione per la Stazione ferroviaria ad Ogliastrillo

Ritratto di Salvatore Ilardo

12 Gennaio 2017, 20:54 - Salvatore Ilardo   [suoi interventi e commenti]

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A Cefalù, un’intesa tra Maggioranza ed Opposizione, per la realizzazione della Stazione ferroviaria ad Ogliastrillo.

 

Non è un nostro pio auspicio, ma quanto emerso nel Consiglio Comunale del 25 novembre 2016, nel corso del quale alcuni Consiglieri dell’Opposizione hanno manifestato in modo esplicito la loro disponibilità a favore della realizzazione della stazione ferroviaria in contrada Ogliastrillo, al posto della progettata, controversa, Stazione sotterranea nel centro urbano di Cefalù.

Da parte di tali Consiglieri è stata chiesta esplicitamente la convocazione di un Consiglio Comunale, per discutere specificamente di tale proposta.

Ora, archiviata la lunga campagna referendaria e le festività natalizie, prima che comincino le campagne amministrative e politiche, forse si potrebbe profittare, diciamo del momento politicamente favorevole, per chiedere che sia indetta una nuova Conferenza di Servizio, dopo quella del lontano 2003, per valutare ed approvare tale richiesta di variante al Progetto di raddoppio della tratta ferroviaria Cefalù-Castelbuono della linea Pa-Me.

Deve essere una concertazione tra diverse Istituzioni ad approvare una siffatta variante, ampiamente giustificata dai grossi rischi di lesioni e danni alle abitazioni del quartiere dello Spinito, suffragati da autorevoli relazioni di consulenti di alto profilo professionale. A latere vi sarebbero poi le pesanti ricadute negative, in termini di vivibilità, di viabilità, nonché di altrettanti riflessi negativi per le attività economiche, per il turismo, dovuti all’avvio dei cantieri delle Ferrovie, per anni ed anni, nel pieno centro di Cefalù.

Costi enormi che sarebbe da irresponsabili non prendere in considerazione da parte delle Istituzioni, e che non possono essere  demandate a dei  tecnici delle Ferrovie, che per il loro ruolo non sono in grado di  esprimere sensibilità ed attenzione a questioni ambientali, urbanistiche, paesaggistiche.

Non a caso, a Firenze, dopo 21 anni, si è ripensato il sotto attraversamento della città da parte della ferrovia, in un incontro che ha avuto luogo il 21 luglio 2016, a cui hanno partecipato il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, il vice Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Riccardo Nencini, il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, l’assessore ai Trasporti della Regione Toscana Vincenzo Ceccarelli, il Sindaco di Firenze Dario Nardella, l’assessore al TPL del Comune di Firenze, Stefano Giorgetti, il Coordinatore della Struttura di missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Ennio Cascetta e per il Gruppo FS Italiane Renato Mazzoncini (AD FS Italiane), Maurizio Gentile (AD Rete Ferroviaria Italiana), Barbara Morgante (AD Trenitalia) e Carlo De Vito (AD FS Sistemi Urbani). 

Una delegazione decisamente di alto profilo politico, e non poteva non esserlo dato il ruolo politico nazionale del Sindaco di Firenze. I toni usati da Nardella in alcune interviste che hanno preceduto l’incontro, erano del resto abbastanza espliciti e decisi, “minacciando  di buttare tutto per aria”. Vale la pena riportarne alcuni passaggi. “Chiedo una verifica, voglio capire se alla luce dei progressi tecnologici si possono oggi raggiungere gli stessi risultati spendendo meno”.  “Una verifica non da solo, voglio farla con la Regione, con il Governo nazionale e con Ferrovie, che sono il dominus di tutto”. “Non ho mai fatto mistero, come del resto il mio predecessore (Matteo Renzi, ndr), che questo progetto Tav non mi piaceva. Sono tuttavia del parere che le opere pubbliche di questo Paese si concludano al più presto”. 

Abbiamo voluto espressamente citare e riportare le posizioni del Sindaco di Firenze Nardella, nonché i nomi dei componenti della nutrita Delegazione, per rivendicare anche noi, seppure residenti di una città di provincia del profondo Sud, e senza avere il Giglio magico alle spalle, il diritto di poter chiedere con fermezza alle nostre Istituzioni, che il progetto di raddoppio ferroviario che riguarda Cefalù, possa essere rivisitato, senza andare incontro a ritorsioni e o minacce di penali di vario tipo.

Chiediamo pertanto la realizzazione di un’opera in tempi brevi, con risparmio di risorse, nel rispetto del contesto ambientale, paesaggistico, limitando al massimo i riflessi negativi sulle condizioni di vivibilità e sulle attività economiche. Peraltro, le strozzature dovute alla rete viaria urbana e suburbana non riuscirebbero a supportare una seppure contenuta circolazione  di mezzi pesanti.

A sua volta, lo spostamento della stazione ad Ogliastrillo, potrebbe nel contempo comportare la realizzazione della galleria ad una sola canna, nel tratto Cefalù-Castelbuono. Le due canne pare, infatti, che fossero motivate tecnicamente dalla progettata stazione sotterranea. Non a caso la galleria Monte Poggio Maria (Lascari-Ogliastrillo) è stata progettata solo con una canna, come pure la galleria Sant’Ambrogio-Castelbuono. Non occorre sottolineare che la soluzione di una galleria con una sola canna accelererebbe sensibilmente i tempi di realizzazione, e nel contempo ridurrebbe non poco i costi. E poi, la talpa potrebbe iniziare lo scavo sul versante di Castelbuono, in direzione di Cefalù, facilitando il trasporto del materiale di scavo nella vicina cava di Pollina.

Preferiamo non entrare nella discussione che si sta avendo in questi giorni sui danni ambientali nel vallone di Fiume Carbone, con l’abbattimento di oltre 800 piante di ulivo secolari. Avevamo denunciato in un precedente nostro articolo del 17 marzo 2016 (https://www.qualecefalu.it/node/19113) che si era trattato di un clamoroso illecito amministrativo, in quanto il tecnico dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura di Palermo, non aveva la competenza burocratica per emettere tale autorizzazione, ancor più dichiarando clamorosamente un falso in atto pubblico, cioè che si trattava di “piante in stato di abbandono”, affette da fisiopatie, o parzialmente bruciate”.

Anche se vi fosse stata qualche pianta malata, non sarebbero certo potute essere affette da fisiopatie 799 piante, su 1088 esaminate, pari cioè al 73,4%. E poi, comunque, sarebbe dovuta intervenire la Soprintendenza ai BB.CC.AA. ad autorizzare abbattimenti e o espianti e a stabilire come ricostituire la riambientalizzazione della vallata di Fiume Carbone, sulla base dei poteri ad essa attribuiti dal D.L. n.42 del 2004. Quella di Fiume Carbone, forse è una delle più belle vallate del nostro territorio, e vederla distrutta dagli scavatori, nuda come appare oggi, priva di quella vegetazione che le era connaturata, non si riesce facilmente ad accettare.

Allo scempio già in atto si aggiunge quello ancor più disastroso che sarà provocato dall’attraversamento dei previsti viadotti, dalla realizzazione di un eliporto e della Sottostazione elettrica ad alta quota, dalle tante rampe di accesso, dagli enormi muraglioni di sostegno di tali opere, su un terreno fortemente scosceso e soggetto a probabili frane.

Ripensare tutti questi aspetti, in modo pacato, razionale, per ridurne l’impatto ambientale, oltre che i costi e i tempi di realizzazione dell’opera, alla luce di una rivisitazione razionale del Progetto, andrà a beneficio di tutta la collettività e contribuirà a sviluppare un dibattito ed un confronto politico più equilibrato, meno aspro, meno strumentale.

Cefalù, 12 gennaio 2017

                                                                          Salvatore Ilardo
                                                                   (Comitato Ferrovia Impatto Minimo)