Agonia e morte di Cefalù

Ritratto di Angelo Sciortino

29 Dicembre 2016, 09:23 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Durante il primo governo Prodi del biennio 1996-97 non abbiamo avuto in regalo soltanto l'euro e la sua assurda supervalutazione rispetto alla lira, ma abbiamo avuto anche l'infelice riforma della pubblica amministrazione del ministro Bassanini. Una riforma, che rese e ancora rende più grave la malattia della nostra ridicola e pestifera burocrazia; questa invenzione di un re assoluto come Luigi XIV, che quasi due secoli dopo la propria invenzione condusse alla Rivoluzione Francese. Una rivoluzione, che il popolo credette contro l'aristocrazia, che invece era anch'essa una vittima della burocrazia. Fu giocoforza, perciò, che la vera vincitrice di quella rivoluzione fosse proprio la burocrazia, che, alla faccia di Marx, s'impadronì anche dell'amministrazione dello Stato, che fu l'antesignano dell'affermazione della sua ideologia, il comunismo.

Questo è certamente un argomento che meriterebbe una più diffusa trattazione, ma per la parte che interessa noi abitanti di Cefalù basta questa premessa.

La riforma Bassanini ha posto, infatti, i vertici delle amministrazioni locali quasi nelle mani della politica, rendendoli licenziabili o allontanabili dai loro incarichi per la semplice volontà dei sindaci. Ecco allora il loro diritto di scegliere i segretari comunali e i dirigenti dei vari settori dei comuni, che sono costretti alla cieca ubbidienza per non perdere il loro posto e per conservare i premi per la loro presunta produttività, che si riduce, infine e però, al loro grado di ubbidienza.

Nessuna meraviglia, perciò, dell'appiglio al sacro principio del non conforme, ma compatibile da parte di un tal dirigente; dei frequenti ricorsi alla Magistratura contabile o amministrativa, costosi e persi; di una dirigente sollevata dall'incarico, dopo una malattia causata da una perversa forma di mobbing per convincerla a fare quel che la sua coscienza e la legge le vietava; uffici essenziali, come quello dei tributi o della polizia municipale, sguarniti di dipendenti, rimasti precari per poterli ricattare con più facilità. E di tutto ciò, grazie alla legge Bassanini, nessun politico risponde, essendo demandata ogni responsabilità ai funzionari dirigenti; a quei funzionari, che ubbidiscono ciecamente al politico, pur di conservare il loro potere e il loro rapporto di complicità con il politico; anzi, a essi non vengono negati i premi neppure quando sono responsabili di falso in atto pubblico e di abuso di potere.

Qualcuno potrebbe cadere nel tranello del politico complice, che si appella alle più svariate interpretazioni delle leggi, per auto-assolversi. Tale auto-assoluzione, però, non può dargliela chi segue attentamente la sua attività politico-amministrativa e di essa gliene chiederà ragione al momento delle elezioni. La speranza è che il numero di coloro che seguono attentamente tale sua attività sia sufficiente per esprimere una sentenza di condanna, la cui pena consisterà nella sua non rielezione. Se ciò non dovesse accadere, per Cefalù si preparerebbero altri cinque anni di ulteriore decadimento politico ed economico e i suoi cittadini più intraprendenti sarebbero come il personaggio del Berni: “E il poverin, che non se n’era accorto,/andava combattendo ed era morto.” Così come sarebbe morta Cefalù, oggi già in agonia.