Le brioches di Maria Antonietta

Ritratto di Angelo Sciortino

10 Dicembre 2016, 10:12 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

 

Si cerca in tutti i modi di sfuggire all'assunto che ogni votazione è una lezione da comprendere e su cui riflettere. Se essa riguarda le elezioni comunali, si dice che si tratta di cosa ben diversa dalle elezioni politiche; se la votazione riguarda il referendum su una legge di riforma costituzionale, si dice che essa non rappresenta un fatto politico e che quindi diventa fuorviante il parallelo con quelle amministrazioni comunali e regionali, che hanno sostenuto la scelta perdente; peggio accade, quando nel compiere il confronto si dichiara il proprio sospetto che proprio quelle amministrazioni comunali hanno condiviso le responsabilità del Governo non soltanto per la condivisione ideologica, ma anche e soprattutto per aver amministrato con la stessa incompetenza e causando le stesse conseguenze: disoccupazione, povertà e giovani in fuga. Mi viene in mente l'aforisma di Montanelli, quando disse che “i comunisti amano così tanto i poveri, che quando vanno al governo li aumentano!”.

Personalmente, sono invece convinto che ogni votazione su qualsivoglia problema ha una sua indiscutibile valenza politica ed è l'espressione della volontà dei cittadini, che democraticamente si esprimono. Se poi questi cittadini sono coloro che hanno subito le conseguenze del generale e diffuso impoverimento, non deve sottovalutarsi la scelta di bocciare la proposta, qualsiasi proposta, di chi ritengono responsabile del loro stato. Il risultato del referendum, quindi, è una vera e propria rivolta non soltanto contro Renzi, ma anche contro tutti quei politici regionali e comunali, che di Renzi hanno condiviso le scelte. Quelle scelte, che li hanno derubati di un futuro.

In questo senso, il confronto con le amministrazioni comunali è obbligatorio! E, rivolgendomi quasi soltanto ai Cefalutani, sono stato obbligato a cercare proprio nell'amministrazione di Cefalù le responsabilità della sconfitta non tanto del SI, ma della politica. Una sconfitta, che non può nascondersi con i distinguo, dei quali vorrebbero convincerci, nonostante essi, seguendo e non precedendo la scelta referendaria, non siano logicamente accettabili da qualsiasi cittadino di buon senso. Se poi aggiungiamo che questi cittadini di buon senso sono quelli che oggi vivono di disoccupazione, di precariato, d'impotenza di fronte al potere autoreferenziale dei cosiddetti politici, allora rifiutarsi di ammettere che c'è un impellente bisogno di riflettere e di agire con competenza, equivale a preparare il momento di una rivolta non più pacifica, ma violenta; equivale a comportarsi come la regina Maria Antonietta, che rispose a chi le diceva che il popolo aveva fame: “dategli delle brioches” e sappiamo come finì. Oggi questi politici si comportano allo stesso modo, pur avendo cambiato le brioches in lavoro precario non dove vi sono investimenti imprenditoriali, ma nella pubblica amministrazione, dove non si produce ricchezza, ma s'impoveriscono i cittadini oggi con le imposizioni fiscali e per il futuro con un indebitamento stratosferico dello Stato e dei Comuni.

Ma state tranquilli, non esiste un parallelo tra l'esito referendario e le politiche locali! Che dite?! Che le politiche locali accettano silenziosamente le decisioni di Crocetta e di Renzi, dimostrandosi complici della loro politica negativa? Che posso dirvi, se non “sarà!”.