1 Novembre 2016, 14:46 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
L'Italia non è più una repubblica, perché è tornata a essere una monarchia. Altro che referendum costituzionale, voluto dai cortigiani della neo monarchia; occorre un nuovo referendum istituzionale come quello del '46! Occorre che gli Italiani siano chiamati ancora una volta a scegliere tra monarchia e repubblica.
È accaduto, infatti, che all'insaputa dei cittadini, ma con il consenso dei politici, trasformatisi in vili cortigiani del nuovo sovrano, è cambiata la nostra forma istituzionale. Adesso l'Italia ha un nuovo re, che risponde al nome di Timbro I. Un re dispotico, quasi tirannico; un re che non fa neanche la fatica di pensare, perché il suo cervello è spappolato e sparso in ogni dove. È difficile da far funzionare, essendo quasi impossibile collegare i suoi neuroni troppo lontani l'uno dall'altro.
Questi neuroni sparsi in ogni dove si chiamano burocrati. Crolla un ponte e causa morti? Tutti alla ricerca del colpevole: commissioni d’inchiesta, magistratura, giornali tutti alla ricerca del disgraziato che, alla fine, si troverà sul banco degli accusati con accuse gravissime. Il vero colpevole non andrà mai sul banco degli imputati, però: è la burocrazia italiana, inefficiente, complicata, ottusa.
Il bello è che questi burocrati, questi cortigiani poco nobili, si giustificano sempre addebitando ogni colpa a sua maestà Timbro I. A questo si arriva dopo aver tentato di scaricare a vari gradi dell'organizzazione, che si giustificano sempre con il mancato assenso di sua maestà Timbro I.
I poveri cittadini non riescono neppure a immaginare un’auto in cui un’azienda è responsabile delle ruote, un’altra del motore, un’altra del cambio e così via, senza uno che coordini e assembli il tutto: eppure è proprio quello che succede nella burocrazia statale; i poveri cittadini pensano che hanno eletto chi hanno ritenuto capace di assemblare tutto, il politico, ma si sono sbagliati. Anche il politico, infatti, dichiara di essere suddito del re Timbro I, per cui non può disubbidire.
Non cerchiamo lontano, perché in Sicilia e a Cefalù i politici non si comportano come liberi difensori dell'autonomia regionale e di quella comunale. Quante volte abbiamo sentito il Sindaco che la legge gli impediva di opporsi al depauperamento dei servizi? E quante volte un Assessore alla Sanità ha detto che l'ospedale di Cefalù doveva essere quasi cancellato, perché così prevedeva il decreto tal dei tali? E che cosa erano queste leggi, se non la volontà di re Timbro I?
Allora, ammettiamolo: non è la Costituzione che va cambiata; non è l'accelerazione dell'approvazione delle leggi quel ch'è necessario; non è la diminuzione dei parlamentari, ciò che è urgente per l'Italia. Per l'Italia è indispensabile che questo abietto re Timbro I venga spodestato e mandato in esilio insieme ai suoi cortigiani politici e burocrati. Questo è necessario che venga fatto senza alcuna pietà, ma piuttosto con durezza. Nessuna preoccupazione del fatto che resteranno senza lavoro, senza casa e senza futuro, perché così hanno ridotto gli Italiani! Un adagio latino recitava: mors tua vita mea. Ecco, vale per questo caso particolare: non sono i cittadini che devono morire, ma coloro che li stanno uccidendo. È, questo, un palese atto di legittima difesa.
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