31 Ottobre 2016, 22:08 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Di tanto in tanto ai nostri morti è concesso di tornare sulla terra. Non accade spesso e, quando accade, devono esserci ragioni importanti. È accaduto, in questi giorni, a Ruggero d'Altavilla, che fu il primo re normanno di Sicilia. Fu, soprattutto, il primo a ridare lustro a Cefalù, che, a partire dall'ultimo periodo romano per finire a quello arabo, aveva vissuto anni e anni di decadenza.
Chiedendo il permesso di tornare sulla terra, Ruggero si era richiamato proprio a questa decadenza e aveva dimostrato che Cefalù s'incamminava un'altra volta verso una simile decadenza, dalla quale voleva ancora una volta salvarla. Fu accontentato, ma gli fu imposto un termine di appena un mese per compiere la sua opera di salvamento di Cefalù. Un mese non era tanto, ma acconsentì, perché teneva troppo a Cefalù. Così tanto, da averla scelta in vita come luogo della sua ultima dimora. E non si era limitato soltanto a comunicare la scelta, ma aveva provveduto a liberare da ogni impegno i suoi esecutori testamentari, provvedendo ancora in vita a far sistemare nella sua Cattedrale due sepolcri di porfido egiziano. Le sue volontà, però, non furono rispettate e le ossa di Ruggero riposano nella Cattedrale di Palermo, dove il nipote Federico fece trasferire i due sepolcri.
Descrivere la commozione, che provò, percorrendo la via che di lui porta il nome, va oltre le capacità verbali anche di un grande poeta. I suoi occhi erano lucidi per le lacrime trattenute e sentiva il suo cuore battere con lo stesso vigore di quando le onde del mare avevano affondato la sua nave ed egli era stato trasportato dalla tempesta sulle rive di Cefalù.
“Anche adesso” pensò “una tempesta mi ha portato in questo luogo meraviglioso. La tempesta del disinteresse e dell'ipocrisia della gente d'oggi. Diversa da quella che conobbi, quando venivo a visitare i lavori della mia Cattedrale.”
Questi e altri pensieri affollavano la mente di Ruggero, quando vide fermo all'angolo della via oggi detta Madonna degli Angeli un uomo che credeva di conoscere. Lo guardò con più attenzione e riconobbe quel Giovanni, che aveva intitolato un premio al suo nome, da elargire a chi ne fosse stato meritevole per il suo contributo culturale.
Gli si avvicinò e il suo sguardo penetrante fu ricambiato dal sorriso di Giovanni, che ne riconobbe l'aspetto del compianto re Ruggero, ma l'attribuì a una somiglianza, per cui gli si rivolse senza timore e cordialmente, com'era sua abitudine.
“Ha bisogno di qualcosa?” chiese.
“Se hai tempo, vorrei che mi accompagnassi. Un tempo sono vissuto qui, ma da allora è tutto cambiato e temo che non sarei capace di muovermi con sicurezza.” disse il Re.
“Lo farei volentieri, se non avessi l'impegno di aprire il mio negozio.” rispose Giovanni.
“Che cosa vendi?”
“Oggetti antichi, provenienti dalle vecchie case nobiliari.”
“E c'è molta gente interessata all'acquisto?”
“Oggi meno, ma un tempo avevo una vasta clientela proveniente da tutto il mondo. Oggi, purtroppo, c'è meno turismo e quindi ci sono meno clienti.”
“Come mai hai intitolato un premio a Ruggero?”
“Intanto per ricordarlo. Poi perché il suo tempo è stato uno dei più felici della storia di Cefalù. Ci ha regalato la Cattedrale con il suo Pantocratore, scelto come simbolo dell'Anno della Fede, e la Chiesa di San Giorgio.”
“Questo re, però, è poco ricordato.”
“Anzi! A parole lo ricordano tutti. È nelle azioni che se ne dimenticano.”
“Se ti fidi della mia promessa, accompagnami e al nostro ritorno comprerò metà della tua merce.”
Giovanni pensò un attimo e infine decise di fidarsi dell'allettante promessa.
“Va bene, andiamo. Dove volete andare per prima?”
“Naturalmente a vedere la Cattedrale! Poi seguiremo l'itinerario, che tu indicherai. Fingi per un momento che io sia Ruggero e fammi vedere i luoghi, che secondo il tuo sapere io visitavo quand'ero a Cefalù.”
“Bene, andiamo.”
Giunsero in piazza Duomo e subito si presentò ai loro occhi la Cattedrale in tutta la sua magnificenza.
“Ecco, quella è la Cattedrale. È magnifica, vero?” disse Giovanni.
“Soprattutto possente! È nata come chiesa, ma soprattutto come fortezza, dove il Re poteva rifugiarsi. I merli alla tua sinistra indicano il lato riservato al Re e la cosiddetta mano araba il lato riservato al capo della Chiesa.” disse il Re.
“Vedo che siete informato. Avete studiato arte?”
“No, ma ho conosciuto tanti artisti, che mi hanno insegnato tante cose.”
“Ho capito. Complimenti!”
“Che cos'è quella targa posta ai piedi della Cattedrale?”
“Il riconoscimento di questa Cattedrale da parte dell'Unesco come bene artistico. Adesso questa Cattedrale e quelle di Palermo e Monreale fanno parte dei beni dell'umanità.”
“Che cos'è l'Unesco?”
“Una organizzazione dell'ONU, l'associazione fra tutti gli Stati del mondo. Il suo nome è l'acronimo dell'inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, in italiano Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura.”
“Fammi capire, ma prima non sapevate che essa era un bene artistico dell'umanità? Che cosa pensavate che fosse il suo Pantocratore? Un disegno dei bambini d'asilo?”
“Non so rispondere. Non so che cosa pensavano gli altri.”
“Ho capito, non vuoi rispondere! Comunque, a guardarla bene, mi sembra un po' diversa da come Ruggero l'avrebbe voluta. Ma entriamo dentro, voglio vedere il Pantocratore.”
Salirono la scalinata ed entrarono nella chiesa. Ruggero girò lo sguardo attorno e si soffermò a guardare le vetrate. Poi, rivolto a Giovanni, disse:
“Che cosa sono quegli sgorbi colorati?”
“Vetri per non fare entrare acqua.”
“I progettisti del Re avevano assicurato che non ne sarebbe entrata.”
“Infatti, non ne entrava.”
“E allora perché questo obbrobrio?”
Giovanni non sapeva che cosa rispondere e camminava silenzioso accanto a Ruggero. A un tratto egli notò due pezzetti colorati a terra. Si fermò e ne raccolse uno. Dopo averlo guardato attentamente, si girò e fece a Giovanni la domanda ch'egli temeva:
“Sono tessere del Mosaico! È questa la conseguenza della protezione di quello Uscecco che dicevi?”
“Unesco...Unesco. Non è però colpa dell'Unesco, ma della distrazione di chi dovrebbe interessarsene.”
“Non continuare. Usciamo subito. Già la rabbia mi è salita alle stelle.”
Uscendo incontrarono una coppia vestita succintamente. I loro abiti coprivano soltanto una piccola parte del loro corpo. Ruggero seminude come la donna non aveva visto neanche le sue mogli e le sue amanti, per cui rimase come basito alla vista della coppia. Ancora più basito lo fu quando li vide entrare in chiesa, ma non disse nulla. Chiese a Giovanni soltanto di essere accompagnato nel luogo in cui si credeva che fosse approdato il Re naufrago.
Si diressero verso la Giudecca e Ruggero, superate le case, vide gli scogli dov'era arrivato spinto dalle onde impetuose. Non erano ancora lontani dalle case, quando Ruggero cominciò a fare smorfie, per poi chiudere il suo naso fra due dita.
“Che cos'è questo puzzo insopportabile?”
“E' causato dal cattivo funzionamento del depuratore dei reflui fognari.”
“Puzza di merda, allora! E perché la buttano qui?”
“Non so chi ha avuto questa idea balzana...”
“Chiunque sia stato, il Re al suo tempo lo avrebbe fatto decapitare! Oggi, invece, magari cammina riverito per le strade. Terribile...terribile!
Basta con la nostra passeggiata. Ormai ho capito tutto. Dimmi, piuttosto, il valore della metà della tua mercanzia, affinché io possa mantenere la mia promessa.”
Giovanni era confuso e cercò di guadagnare tempo:
“Venite prima a sceglierla.”
“Non ho tempo, dimmi quanto devo pagare. Subito, o resterai senza niente!”
“Credo...Non vorrei esagerare...che basterebbero...”
Ruggero si spazientì. Infilò le mani in un tasca e tirò fuori un mazzo di biglietti bianchi. Poi chiese a Giovanni quale fosse la moneta corrente in quel momento. Alla risposta quelle carte bianche si trasformarono, nel momento in cui le posò nella mano di Giovanni, in biglietti di 500 euro.
“Saranno almeno duecentomila euro” pensò Giovanni.
I suoi pensieri furono, però, interrotti dalle parole di Ruggero:
“Hai soltanto tre giorni di tempo per allontanarti da Cefalù. Al quarto giorno questa montagna di roccia si solleverà e coprirà tutto il Paese, seppellendolo. Per tre giorni, poi, i suoi due fiumi riempiranno il buco formatosi e nascerà un lago.”
Dette queste parole, salì sulla parete scoscesa della Rocca come se fosse pianeggiante e poi dall'alto si lanciò nel vuoto e cominciò a volare. Stava per scomparire oltre una nuvola, quando gridò a Giovanni: “Salutami l'Usceccu e ricordati che hai soltanto tre giorni per andare via. Parola di re Ruggero!”
A queste parole Giovanni si sentì venir meno e cadde a terra svenuto. Si svegliò in ospedale, ma per quanta fatica facessero i medici, non riuscì a parlare. La sera lo riaccompagnarono a casa, da dove la mattina seguente si allontanò con l'intera famiglia e oggi vive felice in un paese della Nuova Zelanda.
E Cefalù? Quando glielo chiedono, Giovanni ammutolisce per tre giorni.
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