Al Cicero... al Cicero...

Ritratto di Giuseppe Maggiore

28 Ottobre 2016, 20:53 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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AL CICERO... AL CICERO...

 

Interessante questo quadrinomio poetico formato da Barracato, Neri, Franco e La Placa. New entry, quest'ultima, venuta a far parte del novero de "I narratura", compagine itinerante, come già ho notiziato in passato, creata dalla lungimirante fantasìa dell'estro del nostro Barracato, e che, nel corso di tre anni e qualcosa appena, periodo della sua nascita e vigenza, ha già riscosso innumeri e sostanziosi riconoscimenti in loco e nel circondario; oltre a quelli conseguiti per acclarato merito in ambito nazionale dal suo fausto creatore.

Ciascuno degli autori ha letto le proprie composizioni, demandandone alcuna alla valentìa di un fine dicitore di cui nel prosieguo.

Antonio Barracato ("Strati e Stratuzzi", "U veru Artista", "E parraiu cu me nannu", "Non rimarrà un sogno", "Unn'aiu chiu paci", "Mi guiderà" e tanti altri testi di poesia vernacolare) tutti lo conosciamo. Veramente, come in ogni cosa, c'é chi lo osanna e chi , nei suoi riguardi, adotta un atteggiamento più riservato; io verso per il leale apprezzamento incondizionato perché, a parte la sua prorompente poliedricità nell'organizzare manifestazioni culturali d'impegno e di rinomanza, a parte la sua popolare vena poetica scoperta appena tre anni fa e che nel giro di così poco tempo gli ha fatto lucrare ben 50 premi oltre a menzioni speciali e ad attestati di benemerenza, a parte la sua valentia filmica nel passato dispiegata con successo ed a parte, infine, la solida amicizia che mi lega a lui (ma non si tratta affatto di sciatto nepotismo!), si dimostra persona capace e duttile in un ambiente per più versi pieno di trabocchetti e di costanti inficianti delusioni.
Ho tanto scritto su di lui che sarebbe proprio il caso che adesso la smettessi, essendo il mio pensiero sulla sua linfa creatrice ormai saturo, e che fosse lui, invece, che scrivesse un poco su di me. Faccio per dire, comunque.
E questo è uno.

Poi c'é Margherita Neri Novi ("Terra niura", "Fimmina", "Me Matri", "Susiti Patri", "Ti vitti Cristu", "La 'nzinga"), poetessa e scrittrice pluripremiata anche lei conosciutissima ed apprezzatissima, la cui sensibilità poetica, profusa soprattutto nella considerazione del femminile, genere esistenziale umiliato ed offeso da una costante preponderanza maschilista che da sempre ha condizionato i rapporti uomo-donna in tutte le sue multiformi sfaccettature in una dimensione sociale per più motivi discutibile, connota una sua natura artistica di tutto rispetto supportata da una  linfa cromatica (il termine pittorico le si addice appieno) sempre vigente. Le pulsioni che riesce a trasmettere quando con tono partecipe da esperta attrice teatrale, pur senza coturni, declama le sue liriche, dànno dei punti a tanti attori di mestiere che hanno appreso la dizione sotto la direzione artistica di un' Isa Perbellini o di un Kostantin Stanislawsky; e potrei anche citare Carlo Tamberlani ed Emma Grammatica, con buona pace di tutti.

Santa Franco ("Donne di zagara" ed altro), docente di stampo classico, apprezzata scrittrice e poetessa anche lei, saggia ed infaticabile educatrice, già adusa a collaterali manifestazioni del genere, la cui attenta gestione di preminenti problemi sociali in una economia comunitaria costantemente in progress nel nostro momento storico la situa su un podio di scottante attualità, rappresenta il cardine vitale che la rende insostituibile osservatrice ed animatrice, esponente di un plesso culturale all'avanguardia.

A questo coacervo d'ingegni, e non ultima (quarta "fra cotanto senno"), la citata new entry nella compagine "I Narratura", la giovanissima Matilde La Placa, direttrice del gruppo delle majorettes di Petralia Soprana, squisita ragazza (sia nel fisico che nell'animo) iscritta in lettere all'Università di Palermo e poetessa d'eccezione anche lei (già da ragazza pare abbia scritto la sua prima lirica).

Le interessanti esibizioni, efficacemente presentate dalla prefata Salva Mancinelli, nuova in questa sua veste di speaker nella quale ha dimostrato una notevole padronanza nell'arte del dire occupando il proscenio, hanno preso l'abbrivo da un testo scritto da Antonio Barracato, dall'ambizioso titolo "Sicilia fu chiamata", musicato dal bravo Serafino Barbera e cantato dalla melodiosa voce di Lucia Paola.

Successivamente, preceduta da un breve brano musicale introduttivo a cura del musicista Vincenzo Liberto a cui è stata affidata la direzione armonica della serata, Santa Franco si è prodotta nella lettura di due suoi racconti in vernacolo, "Teresina" e, allocato in un altro momento del programma, "Concettina"; testi grondanti schietta umanità stillante veridico pathos, il cui stile, secondo me, può benissimo gemellarsi all'effluvio lirico del migliore Verga o di un De Roberto.

Matilde La Placa, ha letto, con suasivo esperto tono da consumata interprete adusa alle tavole del palcoscenico, due sue coinvolgenti composizioni: "Libri e Racconti" e "Spettacolo di vita", osservando pause ed inflessioni consoni alle particolari volute del testo. Matilde non recita, ella vive le parole che pronunzia, le frasi che concatena l'una all'altra alternando occhiate al pubblico ed allo scritto. Io sono più che certo che questa giovane promessa avrà un futuro radioso nel campo artistico-letterario, per non dire teatrale.

La baritonale voce dell'attore Enzo Giannone, già altre volte da me celebrato, che alla indiscutibile congenita bravura unisce uno spiccato sentimento nell'esternazione dei brani offerti in lettura, ha supportato alcuni testi di Barracato e della Neri. La sua presenza sul palcoscenico già denota l'ottima qualità dei testi contenuti nel programma.

I momenti musicali, presentati dal cantautore, nonché esecutore di celebri brani di sommi artisti canori, Vincenzo Liberto (un sembiante altamente cinematografico da "rivoluzione francese") e, in sottofondo alle varie recite, da Serafino Barbera, hanno armonicamente infiorato lo svolgersi della scaletta.

Una sola nota di personale disagio vorrei formulare: il volume della musica, se fosse stato sapientemente abbassato, avrebbe reso più coinvolgenti i vari brani dati in audizione. Così come il testo di Barracato, col commento di Barbera, pregevole esempio di connubio fra parole e musica, avrebbe beneficiato di un più ampio consenso. In buona sostanza, è invalsa la perfida abitudine, (una costante, ormai, che si ritrova in tutti i concerti rock attuali) di alzare a dismisura il volume della riproduzione; il che fà pensare ad un concerto per sordi. Ora, poiché, a quanto mi risulta, nessuno degli altri spettatori se ne è lamentato, debbo desumere o che loro avessero qualche difetto nelle Trombe di Eustachio  o che il mio padiglione auricolare fosse anormalmente sensibile.

L'ensemble letterario che si è prodotto stasera al teatro Cicero in un nutrito programma poetico di pregio, programma allestito con estrema perizia, buon gusto e passione dal richiamato Antonio Barracato sotto l'alto patrocinio dei rituali numi tutelari, il Comune di Cefalù nella persona del suo massimo rappresentante, il Sindaco Rosario Lapunzina, assente per precedenti impegni contratti ma qui degnamente rappresentato dal suo fattivo Vice, Enzo Terrasi, e l'Associazione "Fareambiente Cefalù Madonie", oculatamente diretta dalla competente e spigliata Salva Mancinelli, ha dimostrato ancora una volta ed al di là di ogni possibile dubbio che la volontà e l'abnegazione, espresse nel portare avanti congrue iniziative, rappresentano i migliori incentivi che dànno forza e lustro alla vita di una comunità in una cittadina come la nostra continuativamente protesa ad un maggiore sviluppo urbanistico, culturale e, conseguentemente, sociale.

Degli artisti sopra elencati ho in passato già molto relazionato e il ripeterne oggi le doti, gli attributi e quant'altro mi sembra un pestare l'acqua nel mortaio. Ma, cosa fatta capo ha!

Presenti in sala personaggi di prestigio: oltre, naturalmente, al sottoscritto (mi metto ad aprire il corteo) ho notato Sylvia Patti, hermosa dispensatrice di mostre all'ottagono di Santa Caterina (successivamente, mi pare, denominato Santa Sylvia, non so per quale ipotetico processo mutatorio), Antonella Domina, abile funzionaria di un locale Patronato, Salvina Mirenna, perfetta fotografa di scena, la poetessa Pina Granata, l'Insegnante Sig.a Caronna, la Vicepresidente di "Fareambiente Cefalù Madonie", Patrizia Curreri e la stimata Prof.ssa Rosalba Gallà in abito rosso-fuoco come le fiamme del terribile inferno. Anche di costei ho detto molto in passato elogiando i suoi indiscutibili valori professionali e meriti; oggi, se mi vien consentita licenza, posso soltanto dire che... l'abito e le nere calze a rete indossate le donano a meraviglia.

Hanno concluso la serata il M°. Vincenzo Liberto con melodie di noti autori della canzone e la cantante ginevrina Daniela Favorito, la quale si è prodotta in francese nel pezzo "Légeaut de papier" di Jean Jaques Lafon.

Cefalù, 27 Ottobre 2016

                                                             Giuseppe Maggiore