21 Ottobre 2016, 13:16 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Di cose strane e illogiche in questa povera Cefalù ne accadono parecchie. Se poi si esprime un giudizio negativo sui responsabili di queste strane cose e sull'intero Paese, perché tace e sopporta, apriti cielo! Chi esprime tali giudizi è invidioso, perché non è lui a godere di tali strane cose. Così facendo, si sposta l'attenzione su un problema, che non c'è, per nascondere quello che c'è.
Inutilmente il poveretto argomenta il suo giudizio. È sbagliato e basta! Nasce dalla sua invidia o dalla sua ignoranza dei dati esatti del problema, che, se conosciuti, ricondurrebbero il problema in un fatto non criticabile.
Accade in questi giorni a proposito dell'affidamento dei locali del Bastione a una associazione che si definisce culturale. Tale affidamento ha creato preoccupazione in alcuni cittadini invidiosi. Preoccupazione, che trova alimento sul silenzio, che regna sui suoi programmi. Essi sono conosciuti in maniera approssimativa e danno la stura ai sospetti degli invidiosi. Non soltanto sospetti, ma anche maldicenze, che corrono sui social con la velocità propria del mezzo.
Ne approfittano gli auto referenti della cultura povera di Cefalù, per creare un parallelo di una loro passata iniziativa, proclamandosi martiri dell'invidia regnante a Cefalù. Personalmente, pur trovando disdicevole un simile dibattito, sono intervenuto per dire che il problema, i sospetti, le invidie e le maldicenze non avrebbero avuto ragion d'essere, se l'opinione pubblica fosse stata informata dei particolari della notizia e, soprattutto, degli scopi perseguiti.
La risposta è stata più disdicevole del dibattito stesso. Un responsabile dell'associazione, che aveva ricevuto l'affidamento, ha detto che i particolari sarebbero stati resi pubblici soltanto dopo che il Ministero avesse approvato il piano e il finanziamento. Il che equivale, nel caso che un cittadino, magari invidioso, vuole costruirsi una casa, che egli dica all'ufficio preposto al rilascio della concessione di avere l'intenzione di costruirla e di metterla in regola con la concessione nel momento in cui la costruzione sarà ultimata. Un simile modo di procedere non è soltanto disdicevole, ma illogico e illegittimo! La Sicilia e Cefalù sono, purtroppo, la terra delle sanatorie.
Ciò che dispiace è che sia proprio un'associazione culturale a dimostrarsi assuefatta all'attuale andazzo, privo di rispetto del diritto e della trasparenza.
Mi chiedo e chiedo: quale valenza culturale può avere una simile associazione? Come dar torto agli invidiosi e ai maldicenti? Se non il sospetto, sicuramente è d'obbligo la sospensione del giudizio.
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