Un'occasione per il turismo e per l'ospedale cefaludesi

Ritratto di Angelo Sciortino

22 Settembre 2016, 15:30 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

Versione stampabileInvia per email

 

Oggi a Roma, al Forum sull’Internazionalizzazione della sanità italiana, sono state lette le stime dell’Osservatorio OCPS-SDA Bocconi sul cosiddetto turismo sanitario, che in Europa dovrebbe raggiungere i 150 miliardi di euro nel 2018.

I dati relativi all'Italia dicono che da noi si viene per prestazioni a più alto tasso di specializzazione: neurologia, cardiochirurgia, oncologia, chirurgia bariatrica e ortopedia in particolare. I reparti che il piano sanitario regionale vorrebbe togliere all'ospedale Giglio; reparti che già godono di utenti provenienti da oltre la Sicilia!

Vero che il Governo regionale vorrebbe rimandare tutto al 2018, ma il rinvio ha soltanto carattere di bassa politica clientelare. Prima delle prossime elezioni regionali, previste per novembre 2017, non si vuole dispiacere nessuno. Anzi, si vorrebbe dare il via ai concorsi e alle assunzioni prima ancora dell'approvazione del piano. Per fortuna, sembra che il Ministero non sia d'accordo né con il presidente Crocetta né con l'assessore Gucciardi.

Scansato questo pericolo d'improvvisazione, resta però il fatto che, limitandoci a queste controversie di bassa lega, la Sicilia rischia di perdere un altro treno per lo sviluppo, quello del turismo sanitario, per il quale si prevede in Italia un aumento di oltre il 50%. Il fatto è ancor più grave a Cefalù, che ha già una sua tradizione turistica e soprattutto un ospedale moderno.

A ricercare cliniche e ospedali italiani per ora sono soprattutto pazienti che provengono dai Paesi arabi, Svizzera, Russia e Albania e che spendono per cure ed interventi cifre variabili tra i 20 e i 70 mila euro. Questo senza calcolare le spese generate dal corollario turistico, perché spesso chi accompagna il proprio familiare bisognoso di cure, ma a volte il paziente stesso, finiscono poi per alloggiare in qualche bell’albergo, fare shopping e godersi arte e natura.

Come attrarre questi turisti particolari? La strategia è più o meno la stessa: offrire interpreti, cartelle cliniche nella lingua del paziente, infermieri a disposizione anche di notte, ma anche servizi navetta da e per l’aeroporto, stanze per i parenti, convenzioni con i grandi alberghi, tv satellitare in camera.

Il Rizzoli di Bologna o il Niguarda di Milano stanno muovendosi in questa direzione. Lo stesso potrebbe fare il Giglio di Cefalù, se nel suo CdA non ci fossero rappresentanti degli ospedali pubblici palermitani, in deficit cronico, la Regione stessa e il Comune di Cefalù. Purtroppo, però, vi sono presenti e impongono un'assenza totale di strategia, prevedendo soltanto l'improvvisazione imposta da un Governo regionale, che si agita nei flutti generati dalla sua incapacità e dalla sua assenza di idee.

Mi torna in mente la proposta di Giovanni Meli, quand'era Sindaco di Collesano: tutti i Comuni gravanti sull'ospedale Giglio entrino a far parte della Fondazione. Oggi, forse, questa occasione per il Giglio avrebbe qualche speranza di essere sfruttata.

Ora è necessaria una azione coordinata e mirata per agevolare a livello “sistema” queste forme innovative di attività», afferma il Direttore Generale del Policlinico del Campus Bio-Medico di Roma, Gianluca Oricchio. Che è tra i fondatori del netwrok non-profit Hospitaly, promosso dal Campus Biomedico ma che raccoglie strutture sanitarie d’eccellenza e brand che operano nel turismo come Alitalia, Italo, Hilton, Sheraton, in modo da far leva sui punti di forza dell’ “Italian life style”, ossia arte, cultura e cibo. E la prossima settimana a Washington, al World Medical Tourism Congress, Hospitaly scoprirà le carte presentando il network delle strutture italiane pronte a promuovere le proprie eccellenze nel mercato internazionale.” [da La Stampa]

Purtroppo in Sicilia non abbiamo Oricchio, ma Crocetta, Gucciardi e Lapunzina. Ancora meno ne abbiamo uno nei sindacati. Allora? Prepariamoci a sprofondare ancora o a fare la rivoluzione.