Ospedale: "annacamento" di politici e sindacalisti

Ritratto di Angelo Sciortino

15 Settembre 2016, 18:01 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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La penosa vicenda, che mette a repentaglio il futuro dell'ospedale di Cefalù, merita, dopo giorni di polemiche e di vittorie conclamate, una riflessione che vada oltre il contingente, al quale la politica degli ultimi decenni ci ha abituati. Una riflessione che non può né deve (se si vuole essere consapevoli delle nostre azioni) solamente economica – risparmio a ogni costo, anche a costo delle opportune garanzie per la salute – ma anche e soprattutto morale e pervasa di spirito umanitario.

A governare una società non devono essere i principi economici, e lo dice uno che da liberale dà ai principi economici una grande importanza, ma i principi morali. Il governo dei principi economici avrebbe un senso, se noi fossimo perfetti e perfetto fosse tutto ciò che noi creiamo. In questo caso la concorrenza determinerebbe i salari più alti da parte delle imprese meno sicure, per garantire il lavoratore, e più bassi per quelle capaci di garantire il futuro ai propri dipendenti. Così non è, però. Questa perfezione non esiste e non potrà mai esistere, perché a essere imperfetto è l'uomo.

L'unico rimedio, allora, è l'assicurazione obbligatoria contro il rischio di fallimento dell'impresa, che lascerebbe nel lastrico i lavoratori. Esiste anche un'altra assicurazione obbligatoria, quella contro le malattie.

Questa obbligatorietà non si discute né sotto il profilo dei principi economici né sotto quello dei principi morali. A causare danni incalcolabili all'economia e alla sanità è un terzo obbligo: il riconoscimento della sola assicurazione dello Stato. Al cittadino non è concesso di sostituire lo Stato assicuratore con un'altra impresa assicuratrice, magari più efficiente e più sicura sotto il profilo finanziario. Ne consegue che, essendo l'unico sul mercato, la sua offerta soggiace alla volontà della politica, che, se è irresponsabile e ignorante come quella odierna, tenta di rimediare al proprio fallimento cambiando le regole, ancor quando queste nuove regole comportassero un danno evidente e grave ai suoi assicurati.

A ben riflettere, è quello che sta accadendo oggi con il decreto Balduzzi e le sue conseguenze sul riordino della rete sanitaria siciliana. Un riordino che tale non è, trattandosi soltanto di una disperata ricerca del risparmio per rimediare al fallimento dello Stato assicuratore. Risparmio non sulle tasche dei cittadini, perché ormai sono vuote, ma sul loro diritto a essere curati.

Che tutto ciò sfugga al cittadino comune è comprensibile; non è comprensibile e accettabile che sfugga ai politici e ai sindacalisti, che dovrebbero possedere un'intelligenza delle cose e non una ottusità di esse. Sui politici non possiamo che stendere un velo pietoso, per non discutere di Crocetta, Gucciardi, Lapunzina e simili; per non discutere del nulla. Sui sindacalisti correremmo lo stesso rischio di discutere del nulla, ma un'osservazione dobbiamo farla: oggi essi gongolano per lo scampato pericolo dopo le assicurazioni dell'Assessore che la “struttura del Giglio” sarà conservata con tutti i reparti sanitari, ma non si chiedono se tale conservazione è importante perché conserva il posto di lavoro di chi fu assunto per sollecitazioni clientelari e non perché garantisce ai malati l'assistenza sanitaria.

Ne è riprova il fatto che né i politici né i sindacalisti hanno sottolineato nei loro comunicati e negli interventi pubblici il fatto che la natura privatistica del Giglio non gode di finanziamenti pubblici, ma si mantiene anche finanziariamente con i proventi delle sue prestazioni sanitarie, che proprio lo Stato deve pagare nella sua veste di assicuratore, avendo incassato il premio assicurativo, mettendo le sue lunghe mani direttamente nelle buste paga dei lavoratori.

A quelli, ai politici, è bastato che l'attuale soluzione-tampone permetta loro di presentarsi agli elettori, nelle elezioni ormai prossime, come gli strenui difensori della sanità; a questi, i sindacati, di presentarsi ai lavoratori come gli ancor più strenui difensori della loro sicurezza.

Gli uni e gli altri hanno lasciato insoluto il problema, rimandandolo. Il prossimo futuro lo farà tornare rinvigorito dal loro annacamento!