Il raddoppio ferroviario, due questioni irrisolte ed il disinteresse dei politici di Cefalù

Ritratto di Saro Di Paola

12 Settembre 2016, 12:31 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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Nell’estate del 2010, con due scritti pubblicati su “L’Altra Cefalù” ed oggi nell’archivio di “Quale Cefalù” - (https://www.qualecefalu.it/lac/node/1567) (https://www.qualecefalu.it/lac/node/1868) - ho cercato di sensibilizzare l’attenzione dei politici cefaludesi sulle questioni, che sarebbe stato necessario affrontare per recepire le epocali mutazioni, che il progetto di raddoppio ferroviario finirà per calare nel tessuto urbano e nell’assetto territoriale di Cefalù.
La sintesi dei miei tentativi di sensibilizzazione in tante domande, che, in quegli scritti ed in altri antecedenti e successivi, mi sono posto per porle ai politici medesimi.
Agli uomini delle istituzioni, che sono deputati ad affrontare quelle questioni per cercare di risolverle.

Riporto alcune di quelle domande:
- Forse che la Città sia pronta a recepire le epocali mutazioni che l’ultima proposta di progetto definitivo, “cantierabile sin dall’ottobre 2003 e finanziato sin dal 2004”, calerà nel suo tessuto urbano e nel suo assetto territoriale?

- Forse che la Città abbia mai affrontato e discusso una sola delle innumerevoli problematiche infrastrutturali che dovranno essere risolte affinché il raddoppio della linea e la fermata metropolitana, con l’incremento del traffico passeggeri che dovrebbero determinare, non finiscano per aggravare le condizioni, già gravissime, della circolazione di autoveicoli e di bus nell’unico asse viario che, attualmente, consente l’afflusso ed il deflusso dal piazzale della stazione ?

- È possibile che la politica di Cefalù non apra un confronto con le Ferrovie per affrontare questioni che, per Cefalù, saranno vitali durante il corso dei lavori e dopo la ultimazione degli stessi?

- È possibile che la politica di Cefalù, dopo la pantomima sull’esame del Nuovo Strumento Urbanistico, non senta il dovere di sedersi ad un tavolo con i progettisti del piano, con i tecnici comunali e con quelli dell’Assessorato Regionale al Territorio, per valutare la possibilità di stralciare dal Nuovo Strumento Urbanistico quanto, nel suo ambito, riguardi i reliquati dell’attuale stazione e della tratta ferroviaria che andranno dismesse?

Sono domande alle quali la politica cittadina non ha dato risposte.
Ancora oggi, quando stanno per essere ultimati i lavori del lotto Fiumetorto-Ogliastrillo e, da oltre un anno, sono iniziati quelli del lotto Ogliastrillo-Castelbuono.

Se la politica cittadina avesse risposto a quelle domande, oggi alla fine dell’estate del 2016, Cefalù, non si ritroverebbe con le questioni irrisolte, che si ritrova.
Per tutte, ne cito due.

La prima: la “piazza della fermata”.

     

Quella piazza con 28 palme tra l’imbocco della fermata sotterranea e la banchina dell’attuale stazione, sulla quale, già il 15 luglio del 2003, quando il Consiglio approvò l’ultimo progetto definitivo, mi soffermai per criticarla aspramente.
Quella piazza, sulla quale, il 26 novembre 2015, nel corso dell’incontro nel quale venne illustrato il progetto del lotto Ogliastrillo-Castebuono, l’ing. Filippo Palazzo direttore di RFI, si è soffermato per dire che sarà un nuovo “centro di aggregazione” di cui, a lavori ultimati, Cefalù potrà beneficiare, quasi a spacciarla come opera di compensazione.
Quella piazza della quale, finita la presentazione del progetto, nel mio post al link https://www.qualecefalu.it/node/18360, non persi tempo per scrivere che si deve cancellare se si vuole salvare il salvabile.
Quella piazza, che “non serve, anzi è dannosissima ed è stata disegnata da chi non ha nemmeno lontanamente l’idea di cosa sia la progettazione urbana, né conosce un’acca di Cefalù, dei suoi bisogni, dei suoi problemi”, come ha scritto, in un commento al mio post, il Prof. Panzarella, che, nel 2002 la Sindaca Vicari incaricò per il progetto di riuso delle aree di risulta della ferrovia.
Quella “piazza della fermata”, della quale tutti i politici di Cefalù si sono, assolutamente, disinteressati.

La seconda questione irrisolta: la ferita di Ogliastrillo.

     

Quella ferita che, ad Ogliastrillo, resterà, aperta e sotto gli occhi di tutti. Per sempre.
Quella ferita che, invece, si sarebbe potuto ricucire e rimarginare.
Congiungendo la galleria artificiale di Salaverde, in fase di ultimazione,

     

a quella già realizzata ad Ogliastrillo

     

e, con essa, a quell’altra da realizzare, in aderenza e sino all'imbocco della galleria cosiddetta "Cefalù".

     

Sì, la ferita di Ogliastrillo si sarebbe potuta ricucire.

Per rimarginarla in un parco lineare.
Il parco nell’ area devastata di Salvaverde e nel giardino pensile sulla copertura di quella che sarebbe potuta essere un’unica galleria artificiale da Salaverde a Figurella.
“Il parco degli ulivi”.
Quelli eradicati dalla campagna cefaludese.

     

Quelli che avrebbero potuto, ed in parte ancora potrebbero, “arredare” l’area, da Salaverde a Figurella, che i lavori in corso hanno devastato.

Un’area, vastissima, che, in atto, non ha una destinazione d’uso e che, a lavori ultimati, potrebbe fungere da parcheggio e da nodo di scambio intermodale nel trasporto, per Cefalù, dal lato di occidente.

Anche su tale area, però, il disinteresse dei politici di Cefalù è stato assoluto.
Quousque tandem?
E' già troppo tardi?
Dio solo lo sa.

Saro Di Paola, 11 settembre 2016

Commenti

Speriamo  che qualcuno trovi il tempo per persare pure al parcheggio che manca a Cefalù, in modo da eliminare il traffico che dal capoluogo si riversa in paese.

Speriamo, speriamo ....