Le tante "anomalie" nella vicenda del nostro Ospedale Giglio

Ritratto di Rosario Fertitta

9 Settembre 2016, 19:27 - Rosario Fertitta   [suoi interventi e commenti]

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Ci sono tante anomalie nella vicenda del nostro Ospedale Giglio.
Tante!
E queste “anomalie” acquistano consistenza, ancora maggiore, alla luce delle parole del Presidente del C.d.A., Dott. Giovanni Albano: “Nel 2015 la fondazione Giglio è stata l’unica azienda sanitaria in attivo e la si vuole chiudere. Nessuno vuole riconoscere alla nostra comunità il fatto che la nostra Azienda non è più andata con il cappello a chiedere niente a nessuno”.
Parole pesanti come macigni che dovrebbero fare riflettere. Quando, nel maggio dello scorso anno, si costituì l’attuale Fondazione la Regione Siciliana manifestò l’intendimento di voler scommettere – visti i lusinghieri risultati acquisiti sul campo – sul Giglio di Cefalù.
A dire il vero, la presenza degli altri soci (quali il “Civico”, “Villa Sofia” ed il “Cervello” di Palermo) a molti non lasciò presagire nulla di buono per la struttura cefaludese e ciò per ovvie considerazioni.
Ma Crocetta si fece garante di questa nuova operazione, garantendo il mantenimento della struttura e dei suoi standard operativi.
Adesso la MAZZATA (perché solo così può definirsi questa lessicalmente elegante “rimodulazione”) che, sostanzialmente, azzera la nostra struttura ospedaliera privandola di posti letto, divisioni sanitarie e professionalità mediche.
E in tutto ciò ci fa INORRIDIRE la dinamica di quanto sta avvenendo. Con SILENZI imbarazzanti e favoreggiatori di Chi avrebbe dovuto DIFENDERE, a spada tratta, la struttura ospedaliera cefaludese, e soltanto adesso “si agita” o, meglio, “si annaca” (in puro stile siculo) per tentare di veicolare all’esterno l’immagine di un impegno in realtà mai esistito su questo versante.
Mi riferisco alla POLITICA, artefice di tante disgrazie per questo martoriato territorio ed autrice di clamorose sconfitte sul versante di servizi essenziali come il Tribunale, il Giudice di Pace e, adesso, l’Ospedale.
Una POLITICA, in queste ore, in fibrillazione per tentare di evitare un PEGGIO ormai scritto in un atto amministrativo che si vorrebbe emendare, correggere, modificare.
Ma, ormai, il dado è tratto.
Anche a doversi riuscire, il risultato non cambierà. CEFALU’, attualmente, non conta un tubo.
E tutti sono autorizzati a fare di tutto.
Adesso c’è la gara a rincorrere la gonna dell’on.le Tizia o la giacca dell’on. Caio.
Miseramente, quasi pietendo un nostro DIRITTO.
Si, perché in Sicilia i DIRITTI vanno pietiti altrimenti non li si ottiene.
Perché decenni di lotte e di Morti non hanno fatto comprendere un c@@@@ a certa gente.
Perché fin quando non ci spoglieremo di dosso il vestito da pecora che caratterizza le nostre quotidiane azioni mostrando i denti, affilati, a questa miserabile casta di nominati che si permette – arrogantemente – di azzerare i servizi sanitari di un territorio con la complicità di una politica locale troppe volte affetta da amnesie e cecità, questi continueranno con le loro scorribande pseudo elettorali, ricattando intere comunità per estorcere un pugno di voti.
Quando, nel marzo dello scorso anno, ci impegnammo – insieme a tanti amici – nella lotta per evitare la chiusura del Centro Nascite cefaludese, qualcuno mi sussurrò all’orecchio che era solo il primo step di un progetto malefico più articolato e consistente.
La presi a ridere, con il mio proverbiale quanto disincantato ottimismo.
Ho sbagliato, lo confesso.
Non avevo, ancora, materializzato quanto la “politica” potesse essere malvagia e malefica contro i propri cittadini.
E, forse, ancora non abbiamo visto nulla.