Mandralisca: la moglie di un dipendente ha scritto a Gramellini

Ritratto di Rosalba Gallà

28 Marzo 2013, 14:29 - Rosalba Gallà   [suoi interventi e commenti]

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Gentilissimo Massimo Gramellini,

ho letto con emozione l’articolo “Lavorare gratis” su “La Stampa.it Buongiorno” del 23 marzo 2013 in cui, parlando del Museo Mandralisca di Cefalù, della difficile situazione economica in cui versa e del rischio chiusura, ha posto l’attenzione, con la sensibilità che manifesta in ogni occasione, sulla scelta dei dipendenti, affermando:

“Pur di tenere aperto il museo, custodi e impiegati hanno così deciso di continuare a lavorare gratis, dimostrando un senso di responsabilità che sconfina nell’apostolato. 

Verrebbe voglia di andare ad abbracciarli uno a uno […]  Ma se qualcuno pensa sul serio di trasformare il lavoro in una branca del volontariato non tiene conto della più elementare legge di natura. Il bene si fa male a pancia vuota ed è compito dello stipendio riempirla”.  

Io la seguo sempre, soprattutto nei suoi interventi a Che tempo che fa, perché ha la capacità di farmi riflettere su ciò che accade, offrendomi sempre un punto di vista nuovo, invitandomi per questo alla riflessione e alla maturazione di prospettive diverse, in cui la determinazione della denuncia è sempre affiancata  dalla delicata attenzione per le vicende dei singoli.

Poco da aggiungere, dunque, a quanto afferma sui dipendenti della Fondazione Culturale Mandralisca di Cefalù.
Ma proprio quel ‘poco’ vorrei aggiungere.

Il personale è da ammirare perché con spirito di volontariato continua a rendere fruibile un inestimabile patrimonio di cultura e di memoria (quale futuro senza memoria?) su cui non mi soffermo perché altri lo hanno già fatto in questi giorni.  Ma se è da lodare lo spirito di sacrificio dei dipendenti, il “senso di responsabilità che sconfina nell’apostolato”, non c’è anche da evidenziare che lavoratori con un’età media di cinquant’anni e oltre sono in realtà incastrati nella situazione che si è venuta a creare? Quali alternative lavorative avrebbero? In quali altri settori professionali potrebbero utilizzare oggi i loro titoli di studio?
Sicuramente rimangono nel loro posto di lavoro perché lo amano, perché vogliono onorare impegni presi, perché sono consapevoli dell’importanza che la Fondazione Culturale Mandralisca riveste, non solo come museo, ma anche come biblioteca e come ente promotore di eventi artistico - culturali, ma vorrei dire, forse in maniera meno poetica, ma con la certezza di essere drammaticamente aderente alla realtà, che in un mondo che non offre alternative, a tenerli legati  a quel posto è il disperato attaccamento alla flebile speranza che la situazione possa avviarsi verso un esito positivo, che le Istituzioni possano intervenire per dare una soluzione definitiva ad una situazione di precarietà economica che dura ormai da troppo tempo.

Con i più profondi sensi di stima

                                                                                                     Rosalba Gallà
                                                                                              moglie di uno dei dipendenti
                                                                                                 della Fondazione Culturale Mandralisca

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Articolo correlato: “Lavorare gratis” di Massimo Gramellini - La Stampa.it - Buongiorno - 23 marzo 2013
(http://www.lastampa.it/2013/03/23/cultura/opinioni/buongiorno/lavorare-gratis-CWA4Vzk72IL93e6tRfHwmK/pagina.html)