Mandralisca: assenze colpevoli

Ritratto di Angelo Sciortino

27 Marzo 2013, 11:22 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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La grande magnanimità del Governo regionale, nel momento in cui il suo Assessore alla Cultura si dedicava alle elucubrazioni sulle donne, ha fatto pervenire al Museo Mandralisca una somma appena sufficiente a pagare cinque dei dieci stipendi del personale.

Allora il Museo è salvo? No, è sempre sull'orlo di un precipizio, almeno finché la cultura è rappresentata da uomini dediti a descrivere con epiteti irripetibili le donne. Almeno fino a quando l'improvvisazione sarà la via maestra di questa politica, in tutte le sue espressioni, ivi compresi i movimenti rivoluzionari.

Ma è soltanto colpa della politica? No, vi sono, purtroppo, tante altre colpe e ancor più numerosi colpevoli. L'incontro di ieri sera ha brillato per le assenze. Doveva parlarsi del Mandralisca e del suo destino; della sua funzione attrattiva in un Paese turistico; della sua importanza per la crescita culturale dei giovani e di Cefalù in genere; delle possibili proposte, per renderlo un serbatoio di storia umanistica e scientifica, ma anche una solida base per guardare con speranza al domani.

In fondo si è parlato di queste cose, ma chi ne ha parlato ha richiamato alla memoria dei presenti le lezioni dei professori, tenute a una striminzita scolaresca, perché in troppi avevano marinato la scuola.

Ieri sera avevano marinato il Liceo classico Mandralisca – perché lo chiamano ancora Mandralisca? - in massa tutti i giovani inferiori ai trent'anni; le associazioni culturali; i piccoli e i grandi imprenditori turistici, quegli albergatori, che non capiscono che Cefalù non può essere soltanto spiagge, se vuole un turismo di qualità.

Erano assenti i ristoratori e, tranne uno, i consiglieri comunali: insomma, i presenti, ivi compresi i dipendenti della Fondazione, erano una ventina. Fra essi c'era qualcuno venuto appositamente da Palermo, qualche titolare di agenzia turistica, un ostinato titolare di B&B, il bravissimo Diego Cannizzaro, l'unico che cito per nome, forse perché colpevole di avere fatto amare l'arte della fuga a tal punto, che ormai tutti gli assenti ingiustificati e irresponsabili di ieri sera la praticano ogni giorno e a ogni occasione.

Allora, per concludere, che cosa possiamo sperare, se la società in generale non sa riconoscere i suoi veri interessi e sono troppo pochi i cittadini, che si battono per essi? Se alle minacciate chiusure nella sanità, nella giustizia, nelle Forze dell'Ordine e nelle tante altre già avvenute e nelle altre ventilate, la partecipata protesta dei cittadini viene marinata persino da coloro che pretendono di rappresentare la cultura, la politica e il ruolo di opinion's leader?