28 Luglio 2016, 19:40 - Pino Lo Presti [suoi interventi e commenti] |
Bisogna dire che questa estate, almeno fino adesso, le serate e le notti cefaludesi non registrano lo stesso grado di anarchia acustica degli altri anni.
L'Arena Dafne è stata sostituita da una parcheggio (faccio i migliori auguri ai gestori), il Lido Apollo non si sente quasi più, lo stesso Malik sembra aver ridotto la sua invadenza acustica notturna, la Base Logistica dell'Esercito ha ridotto le serate di intrattenimento per i suoi ospiti ad un paio la settimana, i Karaoke alla Villa e sul lungomare Giardina sembrano essere passati fortunatamente di moda, i vari mini giochi pirotecnici per matrimoni e festeggiamenti privati vari sono ampiamente contenuti nelle ore prima della mezzanotte.
Invariati, se non aumentati, i frastuoni dei molti ristoranti e locali vari, provocati oltre che dai rumori "tecnici", dal cinismo di molti "imprenditori"che non esitano ad aggiungere musica in filodiffusione alla maleducazione, quando non vera e propria volgarità, di molti avventori, e ciò anche nei vicoletti più riposti.
Ma semmai ci fosse un "miglioramento" rispetto ad altri anni ciò sarebbe dovuto solo a fattori fortuiti e contingenti non certo a disposizioni normative emanate, all'interno di un Piano Regolatore delle Emissioni Acustiche, dall'Ente a ciò preposto, cioè il Comune di Cefalù. L'insensibilità al riguardo, dimostrata a tutt'oggi, ha dello stupefacente e sarebbe oggetto di apposito approfondimento.
Il problema dell'inquinamento acustico d'altra parte non è avvertito uniformemente dalla generalità della popolazione in quanto si manifesta a macchia di leopardo e non sempre in maniera continua, come per esempio a piazza C. Colombo.
Dei veri Amministratori dovrebbero porsi il problema sulla base di Principi generali universali quali quello del diritto alla Quiete, sancito all'interno del diritto alla Salute, dalla Costituzione Italiana, oltre che del buon senso e del senso della buona educazione e della civile convivenza. Purtroppo, i nostri i problemi se li pongono solo sulla base di ragioni di opportunità come ad esempio sarebbe il caso di una massa di lamentele o raccolte di firme, cosa peraltro che il popolo cefalutano è assai refrattario a fare per paura di metterci la faccia ed esporsi così ad eventuali ritorsioni sia da parte del pubblico che dei privati.
Persino Gangi, paese di provenienza del nostro Sindaco, si è dotato di un Piano Acustico così come gran parte dei Comuni italiani, non solo turistici, specie se qualificati come "Borghi".
Ma Cefalù è un caso a parte; l'eterna alternativa tra turismo qualificato culturale, della "Salute" fisica e mentale, e turismo di massa balneare con il suo contorno "tossico" di "movida", alimentata da alcool e musica "tum tum", nonostante i roboanti attestati Unesco di cui ci si fa tanto vanto, non sembra rallentare il suo scivolamento sul secondo versante. D'altra parte la Politica ha da tempo rinunciato ad una Visione al cui centro stia il benessere psicofisico dell'Uomo, ritenendo miopiamente che ciò sia antieconomico e non piuttosto condizione essenziale per un salto di qualità nell'idea stessa di qualità della vita e quindi della economia della Ospitalità; gli indirizzi della nostra politica turistica vengono piuttosto forniti dai tour operator e dalla pletora di pseudo-imprenditori provenienti da ogni dove, con capitali non sempre chiari, che vorrebbero, come fameliche cavallette, capitalizzare i nostri beni storici, architettonici, artistici ed ambientali in funzione di un grande bazar dell'effimero e dello stordimento consumistico, e quindi inevitabilmente acustio. E' ad essi e alle loro sollecitazioni che i nostri amministratori sembrano, a tutt'oggi, piuttosto dare ascolto demagogicamente cianciando di opportunità di lavoro e di "soldi che girano"! Per chi poi?
E' all'interno di questo deserto culturale e civile che la questione posta da Saro Di Paola purtroppo si pone (https://www.qualecefalu.it/node/19658). Perchè questo fatto dovrebbe interessare a chi amministra una città con la sensibilità rivoltà solo ai fenomeni economici e non alla qualità della vita e quindi alla civiltà della vita collettiva?
Gli altoparlanti della Stazione si sentono sino ai piani alti di via dei Carbonai e salita dei Saraceni. E' una cosa necessaria? Non è da considerare un "rifiuto" ciò che sopravvanza di un qualsiasi prodotto al netto del consumo nel luogo per cui è stato pensato?
Quando il cervello di chi ci amministra riuscirà a capire che anche le produzioni acustiche creano inquinamento al pari delle altre emissioni variamente chimiche? Quando si riuscirà a capire che la salubrità dello spazio acustico è fondamentale per il benessere della mente tanto quanto la salubrità dell'aria lo è per quello del corpo?
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