Maggio 2017: che cosa accadrà?

Ritratto di Angelo Sciortino

17 Luglio 2016, 00:06 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Oggi, se si continua ad agire o a programmare per guadagnare soltanto un effimero successo, le speranze per il futuro si fanno fievoli. Non dobbiamo andare lontano per prenderne atto. Ci basta la nostra Cefalù, in mano a una massa indifferenziata, disinformata e volubile di utenti passivi di notizie, ai quali riesce facile alla politica inculcare la convinzione che i propri errori sono colpa di altri. Ci riesce senza ostacoli, perché ormai non esiste più una minoranza colta e consapevole, con opinioni fondate sui problemi, sui concetti, sulle idee, sulla lettura meditata, sul dibattito intellettuale. E quand'anche esiste, essa è troppo striminzita e incapace di trascinare la massa indifferenziata, formatasi sui giornali e sui finti dibattiti culturali di oggi, quando non sui programmi televisivi e sulle bufale di internet. In ogni caso si tratta di una minoranza resa inquieta, perché il silenzio di chi amministra la rende pessimista sul futuro.

Fra pochi mesi si terranno le elezioni amministrative e ho il fondato timore che esse potrebbero segnare il perpetuarsi di questa decadenza innanzitutto culturale, ma poi anche economica e sociale. Dando per inopportuno che l'amministrazione resti nelle mani delle stesse attuali forze politiche, perché caratterizzata dai loro innumerevoli errori e dalle loro azioni avventate, non mi sembra di vedere all'orizzonte altre forze politiche e altri uomini, che ambiscano a qualcosa di più di un effimero successo.

Oggi, con la situazione attuale, chi vorrà candidarsi a rappresentare i cittadini dovrebbe avere come punto di riferimento la riconquista dell'autonomia locale e, quindi, la libertà dei cittadini di essere essi stessi i programmatori della loro vita.

Autonomia significa, innanzitutto, che le regole della comunità vengono stabilite dalla comunità stessa che deve osservarle, seppure nel rispetto di regole generali, derivanti dalla maggiore Istituzione nella quale essa è inserita. Quindi, lo Stato dà le leggi generali, che sono valide soltanto se non contrastano con l'autonomia locale, così come non devono contrastare con la libertà dei singoli cittadini. Quando ciò non accade, anche le autonomie hanno il diritto di ribellarsi, come lo hanno i singoli cittadini di fronte a una legge liberticida.

Perché tutto ciò sia vero e dia frutti, è necessario avere un concetto corretto della libertà e dell'autonomia, ma anche e soprattutto il coraggio di difenderle.

In forza di queste considerazioni e perché non si ripetano le esperienze di questi ultimi decenni, primieramente quelle di questi ultimi quattro anni, chiunque vorrà chiedere la fiducia dei cittadini per amministrare su loro delega il Comune, dovrà dimostrare di avere chiari sia il concetto di autonomia locale e sia quello di libertà. Per il coraggio di difenderle, avrà occasione di dimostrare d'averlo durante i cinque anni del suo mandato.

Nell'attesa di tale dimostrazione, dobbiamo fidarci delle sue parole. Parole, però, che non devono essere mattoni di un castello in aria. A queste parole siamo abituati e non vorremmo farci ingannare ancora. Vorremmo avere, invece, la descrizione di una strategia “fondata sui problemi, sui concetti, sulle idee, sulla lettura motivata dei problemi”, la cui soluzione derivi da “un dibattito intellettuale” e non da una semplice enunciazione di un qualsivoglia comiziante in piazza Duomo. In tanti, nella scorsa campagna elettorale, hanno dimostrato di saper comiziare, ma scesi da quel palco hanno dimostrato che le loro erano soltanto parole al vento, se eletti, non sentite se non eletti, perché da quel momento non “una fiata uscì più dalla loro bocca”.

Erano tutti incompetenti e tutti hanno fatto male a Cefalù, gli eletti molto di più. Come anni fa disse Gramellini: “L’incompetenza. Che porta i cantanti a comiziare, i politici a cucinar risotti, i cuochi a cantare e tutti quanti a far ridere, o piangere, a scelta.”. Ecco, questo è il punto. Stanchi sia di ridere e sia di piangere, più o meno consapevolmente i cittadini non sono più disposti a credere per fede a qualsiasi candidato. Molti di essi, incapaci di giudicare, si astengono da qualsiasi scelta; altri scelgono giudicando con “la pancia” e altri ancora “turandosi il naso”, come diceva Montanelli.

Si spera che questa volta Cefalù trovi fra i suoi figli un uomo degno di rappresentarla; un uomo che unisca invece di dividere; un uomo che capisca i problemi della Città e ne cerchi la soluzione con competenza; un uomo che non affida alla Magistratura la correzione dei suoi errori e a controverse interpretazioni della legge le sue decisioni.

Ecco, con un uomo così sarebbe un onore dare un contributo al Paese, certi di essere almeno ascoltati.