5 Luglio 2016, 16:33 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Stamattina, sono sceso in spiaggia.
Ho appeso la mia sacca al solito chiodo.
Là sul muro dell’ultimo ponte del lungomare.
Mi sono guardato intorno.
Ho visto.
Ho urlato: PORCI, PORCI!
Un barattolo di salsa verde, una bottiglia di coca,
un tubetto di dentifricio, una busta di biscotti,
una sacca di panini, due carote e una busta con mezzo mellone
dicevano che sarebbero tornati.
O che sarebbe tornato.
Finito il bagno, sono uscito dall'acqua.
Sotto il ponte, nell’ombra, ho scorto una sagoma.
Era tornato.
Era giovane.
Era forestiero.
Barba e capelli lunghi.
Incolti.
Due occhiali da sole.
Uno sul naso e uno sulla testa.
Con lo zaino sulle spalle.
Grondava sudore.
Dai capelli, dalla fronte, dalla barba, dal petto, dalla camicia, dai pantaloni.
Il forestiero era tutto sudato.
Sudicio.
Mi ha disarmato.
Mi ha serrato le labbra.
Mi ha tolto il coraggio di dirgli una sola parola.
L’ho guardato negli occhi.
Gli ho scosso la testa.
Con la destra gli ho indicato ciò che aveva lasciato.
Gli ho fatto capire che non era giusto.
S’è mortificato.
Ha messo un pò d’ordine.
Il forestiero si è andato a sedere sotto il muro.
Io me ne sono salito.
Il forestiero è rimasto là.
La solitudine gli era compagna.
Io me ne sono tornato a casa.
Con senso di colpa.
Lui una casa non l’avrebbe avuta.
Sarebbe rimasto all'addiaccio.
Solo.
Anche oggi.
Saro Di Paola, 5 luglio 2016
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