4 Luglio 2016, 10:00 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
“Nel 2003, quando il Consiglio comunale di Cefalù approvò il progetto attuale del raddoppio ferroviario con la fermata sotterranea qualche consigliere comunale disse che ci saremmo coperti di ridicolo se avessimo rimesso in discussione la ubicazione della fermata di Cefalù”.
(http://www.cefalusport.com/Varie2016a/160625_Incontro_Ing_Cafiso_Ferrovie/160625%20Conferenza%20Prof%20Cafiso_1.mp3)
Queste le parole con le quali il Sindaco Lapunzina, sabato 25 giugno, ha iniziato la sua introduzione alla presentazione della relazione da parte del Prof. Ing. Fabio Cafiso.
Il consigliere comunale, però, era stato uno solo: Saro Di Paola.
Sempre lui.
Sì, ero stato, proprio e solo, io a servirmi del periodo ipotetico ricordato da Lapunzina.
Nel 2003, avevo usato al condizionale presente il verbo “coprire”, che, sabato 25, Egli ha usato al condizionale passato.
Nel 2003, ci saremmo coperti di ridicolo perché RFI, con la fermata sotterranea nei pressi di quella esistente, aveva finito per fare propria la “soluzione 6”, tra quelle, che, negli anni dal 1988 al 1999, Cefalù le aveva proposto grazie al costante impegno del comitato “Cefalù Quale Ferrovia”.
La soluzione era, cosiddetta, 6 perché era stata la sesta delle proposte, che quel Comitato aveva fatto elaborare come tesi di laura ad allievi architetti della Facoltà di Palermo.
Soluzione grafica di tracciato ferroviario con localizzazione di fermata, che RFI trasformò nel progetto definitivo che, nel 2003, il Consiglio approvò, “chiedendo ai tecnici dell’ITALFERR di verificare in sede di progettazione esecutiva la fattibilità di un tunnel carrabile per soccorso ed uscita di sicurezza”, come, sempre io, avevo suggerito di chiedere.
Se, nel 2003, il Consiglio non avesse approvato quel progetto definitivo, Cefalù non sarebbe stata, più, la Città di Ruggero.
Dal 2003, sarebbe stata la città dei folli.
Almeno in ambito ferroviario.
Nel 2003, ci saremmo coperti di ridicolo perché grazie alla “fermata metropolitana” Cefalù era assurta al “rango” di Sanremo e Montecarlo ed il Consiglio non avrebbe potuto dire no alla fermata con tapis roulants, scale mobili, ascensori, luci diffuse ed impianti di ventilazione forzata.
Una fermata avveniristica, nella quale le opere d’arte, che rinomati artisti si erano, già, offerti di donare per trasformarla in galleria d’arte ci avrebbero distratto dal bisogno di fare pipì e dalla preoccupazione di dover scalare tantissime rampe per non lasciarci la pelle in caso di emergenza.
Nel 2003, ci saremmo coperti di ridicolo perché, per raggiungere cotanto obiettivo, c’era voluto l’intero decennio del novanta condotto all’insegna dello slogan, assai efficace, “CEFALU’ VALE”.
Cefalù, negli anni novanta, valeva talmente tanto che le Ferrovie non avrebbero non potuto superare tutte le difficoltà tecniche ed economiche pur di dotarla di una “fermata metropolitana”, quanto più vicina alla stazione esistente.
Già, “CEFALU’ VALE”.
Nel 2016, come e quanto valeva negli anni novanta.
Già,”CEFALU’ VALE”.
Le sue contrade Pietrapollastra, Spinito, Pacenzia e Pietragrossa sono “un pò” più estese dell’intorno del vicolo Bernava a Palermo.
La galleria di accesso alla fermata, quella, cosiddetta, mezzanino, quella di sfollamento e le altre delle scale di sicurezza, sono “un pò” più lunghe dei 56 metri della galleria a lato di vicolo Bernava.
Quella che, da oltre quattro anni, ha fatto evacuare una cinquantina di appartamenti.
Quella che potrà essere realizzata, soltanto dopo che saranno stati, interamente, demoliti gli edifici nei quali ricadono quegli appartamenti, che sono rimasti inagibili nonostante gli interventi di consolidamento, che in essi sono stati eseguiti.
Già,”CEFALU’ VALE”.
Non può correre il rischio che in quelle sue contrade accada quanto è accaduto in vicolo Bernava.
Lo ha detto il Prof. Cafiso.
Le “CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE” della sua relazione sono chiarissime:
“Si ritiene opportuno suggerire lo spostamento della galleria di sfollamento o, quantomeno, della rampa di uscita in pendenza in un’altra zona senza preesistenze in superficie”.
Sono considerazioni eloquenti quanto le sezioni, con le quali l’illustre Geotecnico ha corredato la sua relazione:
Sono sezioni che parlano la stessa lingua della sezione,
con la quale il Geologo Pietro Todaro ha “descritto” la fenomenologia di vicolo Bernava.
Una lingua inequivocabile.
Anche per i sordi.
Saro Di Paola, 4 luglio 2016
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