Lidi: appello al dottor Borsellino

Ritratto di Angelo Sciortino

11 Maggio 2016, 17:47 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Già nel gennaio 2014 sollevavo il problema della sopraffazione dell'Assessorato al Territorio e al Demanio Marittimo (https://www.qualecefalu.it/node/6896), addebitandone le responsabilità anche alla nostra Amministrazione, con il Sindaco in testa.

Tale problema della responsabilità della nostra Amministrazione rimase quasi dimenticato e torna oggi prepotentemente alla ribalta dopo le recenti decisioni dell'Autorità Giudiziaria, che hanno portato alla luce un sistema diffuso di corruzione nella gestione dei lidi. Va dato merito al dottor Borsellino e ai suoi uomini di avere indagato su quanto sospettato da tutti, permettendo così di porre un punto fermo a una pluriennale illegalità, che ha finito con il trasformare in una latrina il Lungomare di Cefalù.

Un punto fermo, che potrebbe segnare l'inizio di una nuova era per lo sviluppo di tutto il nostro litorale, se già non ci fossero le prime avvisaglie di sfruttare la nuova situazione, per creare un nuovo cavaliere della triste figura di donchisciottesca memoria, eroico nel suo continuo annacamentu, come quell'altro lo fu contro i mulini a vento.

Un semplice e approssimato trafiletto del Giornale di Sicilia, malamente titolato, ha spinto i vari Lapunzina, Pizzillo, Tumminello e Gattuso, con aggregati tanti altri senza nome, a proclamare l'eroismo del Sindaco, che senza le armi necessarie aveva affrontato i mulini a vento della burocrazia regionale. Quelle armi che si chiamano PUDM e senza le quali si è dimostrato peggiore di Don Chisciotte; armi che, sebbene sollecitato da ben quattro anni, non è stato capace di procurarsi. Anzi, quando persino la distratta Regione gli ha nominato un commissario ad hoc, egli si è precipitato a nominare finalmente un architetto per approntarlo, dimenticando per oltre un anno di fornirgli la documentazione necessaria per tracciare tale progetto, per cui a oggi egli non ha disegnato neppure una linea.

Ma poi, che senso ha mettere mano a un simile progetto, se non si sa quali strategie vogliono seguirsi e se non si rendono partecipi i cittadini con dibattiti e conferenze? Tutto sempre e soltanto nelle segrete stanze di quel che un tempo fu un convento! Agendo così finiamo con il comportarci come diceva Tomasi di Lampedusa: bisogna che tutto cambi, perché tutto rimanga uguale.

Quindi puniamo un burocrate regionale e il suo referente nell'imprenditorialità cefalutana (?) e guardiamo dall'altra parte, evitando persino di porre domande all'eroe, per non disturbarlo nel suo faticoso annacamentu.

Fossi nei panni degli inquirenti, qualche domanda gliela porrei. Comincerei senz'altro da quelle con le quali concludo il mio intervento del gennaio 2014, del quale ho riportato il link più sopra, e poi proseguirei con le tante utili per capire come mai quell'imprenditore ha concesso sponsor a un sindaco contro il quale remava  con l'aiuto del funzionario regionale infedele.

Domande, dalle cui risposte dipende il futuro di Cefalù; domande necessarie perché questa inchiesta non si concluda come l'ormai famoso blitz delle Madonie: con un successo parziale, che lasciò in auge chi seppe ben mimetizzarsi.

Capisco che il dottor Borsellino, al quale mi rivolgo in questo momento, può indagare sui reati e non può svolgere il ruolo di educatore alla democrazia, ma credo che scavare sulle vere ragioni dei comportamenti eroici degli attuali amministratori, potrebbe far scoprire molto di più di quanto si è scoperto fino a oggi.

In attesa delle immancabili nuove querele, mi dichiaro pronto e disponibile a ogni aperta e leale collaborazione.