Cefalù deve riprendere se stessa!

Ritratto di Angelo Sciortino

6 Maggio 2016, 06:30 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Gli studenti delle scuole secondarie hanno sicuramente studiato fisica, incontrando il moto oscillatorio; quello che riguarda, per intenderci, il movimento del pendolo. Quel pendolo che, mosso da una molla, mette in funzione i meccanismi, che con grande precisione spostano le lancette per indicare l'ora. Può sembrare strano che quel pendolo, con quel movimento legato e sempre fermo nel suo tabernacolo, sia in grado di misurare il tempo; eppure è così finché dura la carica, che la molla ha ricevuto.

La stessa cosa accade fra gli esseri umani. In questo caso noi Siciliani chiamiamo tale moto oscillatorio annacamentu, tipico degli uomini, che, senza il benché minimo spostamento, danno l'idea di movimento. Accade a coloro che vogliono essere considerati superiori da chi li osserva e oggi accade a tantissimi politici, che vogliono apparire impegnati ai loro elettori.

Per essi accade per un verso come accade per il pendolo e per un altro ben diversamente. Come per il pendolo, essi scandiscono con monotonia il trascorrere del tempo della loro inutile vita; diversamente dal pendolo essi non azionano i meccanismi propri di una società civile, che funzioni, ma li bloccano.

Sull'annacamentu pericoloso dei politici a Cefalù ne abbiamo tantissimi esempi, divenuti quasi quotidiani negli ultimi quattro anni. Mi piacerebbe elencarne alcuni.

  • Dopo quasi due anni d'inutile e costosa corsa nelle aule giudiziarie, alla fine si è dovuto dichiarare il dissesto finanziario, ammettendo la propria incapacità a servirsi della legge salva comuni e delle risorse, che La Perla del Tirreno aveva;

  • sulla raccolta dei rifiuti sono stati pronunciati appelli, ma essa rimane da Terzo Mondo;

  • sull'acqua ci sono state prove di incoerenza tra le dichiarazioni pre-elettorali e le azioni amministrative, al punto che oggi neppure il Pantocratore sa chi gestisce il servizio idrico;

  • sull'Ufficio del Giudice di Pace l'Amministrazione aveva tentato di coinvolgere nella sua agitazione anche altri Comuni, ma inutilmente, tant'è che esso non c'è più;

  • recentemente l'annacamentu ha interessato e ancora interessa la questione dei lidi.

Su quest'ultima questione l'annacamentu ha raggiunto livelli parossistici, che alla fine sono sfociati in un terremoto giudiziario, che forse priverà Cefalù della possibilità di sfruttare la prossima stagione estiva.

Si va, per esempio, dal Sindaco, che lo scorso anno chiede una proroga all'Assessorato per la questione dei tavoli sul Lungomare, ottenuta soltanto per un mese, ma ritenuta insufficiente dal Magistrato per il dissequestro; alle dichiarazioni “in libertà” e aventi le caratteristiche proprie del cosiddetto scaricabarile. Si va ancora alle riunioni degli operatori turistici, volte a stigmatizzare la presunta arroganza della Sovrintendenza, alla circolare congiunta degli Assessori ai BB.CC.AA. e al Territorio Ambiente e Demanio. Circolare perfettamente inutile, stante a quel ch'è avvenuto a livello giudiziario pochi giorni dopo.

Quest'annacamentu, però, non si sposta fino al punto in cui il pendolo può riprendere la corsa, per cui il tempo del futuro di Cefalù sembra essersi fermato. Occorre farlo ripartire. Giunti ormai in un punto di non ritorno, è necessario smetterla con l'agitazione e con l'annacamentu, che hanno caratterizzato questi quattro anni di continua retrocessione di Cefalù, e considerare che in fondo nel caso dei lidi non possiamo lasciarci sfuggire l'occasione di ripartire da zero, con una Amministrazione finalmente decisa a una scelta strategica e a riappropriarsi, in nome dei cittadini, della gestione del suo territorio, togliendo ogni potere a quella burocrazia regionale, che lo ha utilizzato per fini diversi dall'interesse pubblico.

Questo significa legalità, come il Sindaco ha detto nel suo ultimo comunicato, a condizione, però, che legalità significhi difenderla con idee chiare, che purtroppo mi sembra che continuino a mancare. E legalità significa anche e soprattutto conoscere non soltanto le leggi che vietano, ma anche quelle che indicano le azioni più opportune per ben amministrare.