12 Aprile 2016, 15:31 - Giuseppe Maggiore [suoi interventi e commenti] |
LA FIACCOLA SOTTO IL MOGGIO - N.2
Grandangolo d'Autore in una dimensione scenica fiabesca, col cui pressoché costante, calibrato e sapiente uso l'artista ottiene dei particolari effetti d'immagine non rilevabili ad occhio nudo.
Limpide visioni notturne di panorami marini dove la componente paesaggistica racchiude l'essenza di una realtà cosmica eloquente ed indicativa che riporta vagamente alle singolari tematiche, eclettico apeiron, dei film di un Antonioni e di un Bunuel.
Studiata composizione dei soggetti ripresi senza l'uso aggiuntivo di filtri o velatini di comodo, ma profondamente mediati dalla sensibilità, dalla passione e dall'impegno, insostituibili elementi percettivi che appaiono profusi nella accurata definizione del dettaglio.
Ritratti oleografici in cui la fisicità prorompente di una giovane prestante modella, osservata nella statica evanescente posizione rilassata ipoteticamente riconducibile all'effetto narcotizzante del piacere, si compendia con il raffinato e languido atteggiamento determinato dal particolare contesto; o colta nel luminoso innocente sembiante di una pargola agli albori della vita, quando problemi, angustie, traversìe o successi rappresentano ancora un inconosciuto ipotetico lontano avvenire.
Primi piani di animali espressivamente incisivi (cane-mucca), estrapolando da essi una preponderanza espressiva usualmente recondita.
E poi vedute urbane interpretate con angolazioni inusitate, che le peculiarità dell'obbiettivo utilizzato rendono plasticamente rilevanti.
Diciotto eterogenee stampe in mostra, frutto di studiati scatti; siano esse paesaggi, luoghi, anfratti caratteristici, figure umane od altro. Da tutte scaturisce un'emozione primordiale che riporta a considerazioni introspettive di indubbia valenza esistenziale.
C'é tutto un mondo nella poetica pellicolare di Domenico Bellipanni, al secolo compìto funzionario della locale ASL. Multum in parvo.
I soggetti non mancano: sono liberamente forniti dalla inesauribile realtà circostante. È il modo di saperli cercare, di saperli scegliere e comporre che fà di una visione usuale un'immagine d'effetto.
Le impostate cromatiche inquadrature della cattedrale, ad esempio, diurne e notturne, carismatiche e pregnanti, risultanti da una capillare ricerca stilistica combinata con l'oculato utilizzo delle proprietà delle lenti, favoriscono una sensazione sacrale di avvicinamento al mistero del Divino;
così come, pure, la visione notturna del pontile che una volta si protendeva per un buon tratto nelle acque della splendida baia della Caldura, assorbe in sé, a mio parere, un concetto di infinito che altrimenti sfuggirebbe all'occhio distratto del passante.
Entrambe le immagini sfondano l'inquadratura determinando quella profondità di campo che è sinonimo di un risultato fotografico originale e di estremo effetto.
In buona sostanza (e, forse, più che in altre discipline creatrici) Domenico, attraverso la fotografia, ci induce a vedere, a considerare, a valutare in un certo modo un soggetto comunemente amorfo istillandoci una particolare prospettiva dello stesso; con ciò inavvertitamente dischiudendo una parte dei recessi del proprio animo, fornendoci uno squarcio sul proprio intimo, sul proprio modo di vedere e di pensare, sulla propria substantia culturale, sul proprio gusto, sul proprio senso di essere e su quant'altro: ci introduce nel sancta santorum della propria essenza umana ed artistica.
In fondo ogni artista, chi più chi meno, è inconsapevolmente portato ad esteriorizzarsi interiorizzandosi.
Nella ovattata cornice della discreta penombra del caratteristico complesso con accortezza gestito dagli amici Giuseppe Provenza ed Angelo Daino, il caffé letterario "La Galleria", penombra creata dal ricercato dosaggio di luci soffuse che determinano nel locale un'atmosfera di gradevole mistero, Domenico Bellipanni ha inaugurato ieri pomeriggio la sua 2ª Personale fotografica dal duplice titolo "S-Punti di vista", sulla quale, sopra, ho tentato qualche analisi.
La prima (una raccolta di una quindicina di stampe in bianco e nero ed a colori, se non ricordo male, portata ufficialmente alla pubblica fruizione il 30 Novembre 2014 sempre nella scenografica ambientazione del citato prestigioso sito, riconosciuta meta di collaterali manifestazioni culturali, mostra alla quale ho avuto il piacere di essere presente e sulla quale ho espresso il mio modesto pensiero pubblicato su questo stesso giornale in data 27 Gennaio 2015 - https://www.qualecefalu.it/node/16154), che a suo tempo è stata per me una piacevole rivelazione dell'Autore, colpiva per la cura capillare prodigata sin nei più piccoli dettagli del più comune soggetto attenzionato. Come allora scrissi (ed al quale articolo rimando il volenteroso lettore per una maggiore completezza delle opere pubblicate), conoscevo Domenico come amico e come professionista, ma totalmente ne ignoravo le capacità esplicative ed il suo excursus nel settore fotografico.
Qui, in quest'ultima esposizione, il Nostro, pur trattando le stesse tematiche che in precedenza e rimanendo costantemente fedele ai presupposti della sua poetica, evidenzia uno stile più raffinato sostenuto da più autentiche pulsioni di ricerca e di attuazione.
Fra i volti a me più noti presenti, l'immancabile Dr. Toti Coco, sensibile estimatore di fatti artistici e di similari avvenimenti, l'attraente Arch. Salva Mancinelli, Esperta Green Economy del Sindaco, Rosario Lapunzina, nonché Presidente di "Fare Ambiente Cefalù-Madonie", l'amico Parisio ed un numeroso stuolo di altri, nel seno dei quali Bellipani, prendendo la parola, ha tratteggiato le linee principali della sua teoretica realizzativa.
Con l'occasione ho avuto anche il piacere d'incontrare i genitori dell'artista (Salvatore e Francesca Serio), il cui padre non vedevo da anni.
Alla fine, un sostanzioso buffet ha concluso la serata.
La mostra, inaugurata ieri, resterà fruibile sino al prossimo 6 Maggio.
Cefalù, 11 Aprile 2016.
Giuseppe Maggiore
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