9 Aprile 2016, 15:27 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
In quale posto al mondo può accadere che un privato,
- che abbia investito milioni di euro per realizzare un impianto per rendere un servizio alla collettività;
- che abbia speso milioni di euro per gestire e garantire quel servizio, per oltre undici anni, avendo ricevuto, soltanto, una minima parte del corrispettivo contrattuale fatturato;
- che continui a gestire quel servizio senza interruzione alcuna, continuando a farvi fronte con le proprie risorse;
- che, per l’impossibilità economica di continuare a gestire quel servizio, venga vessato al punto di essere minacciato di denuncia penale per interruzione di pubblico servizio e, nel contempo, invitato ad incrementare il servizio medesimo per evitare la chiusura di un plesso ospedaliero di primaria importanza;
non abbia, neanche, un interlocutore istituzionale che gli dia la certezza sulla intestazione delle fatture per il corrispettivo del servizio che continua a rendere,
il tutto dopo che, per anni, è stato additato alla pubblica opinione come speculatore da perseguire penalmente per avere messo a repentaglio la salute pubblica con un’acqua potabilizzata da un impianto “privo di autorizzazione sanitaria”,
il tutto dopo che, almeno dal maggio del 2012, cioè da quando Rosario Lapunzina è stato eletto Sindaco, le Istituzioni pubbliche, quali sono la Regione Sicilia, la Prefettura e la Procura della Repubblica di Palermo, sono state rese edotte della questione al fine di intervenire?
Può accadere solo a Cefalù.
Città della Sicilia, Regione della Repubblica d’Italia.
Al riguardo, chi volesse averne contezza può leggere le pagine di questo blog e quelle de “L’Atra Cefalù”, che, su questo blog, siamo riusciti a conservare.
Basta che digiti “potabilizzatore” in archivio-contenuti.
La lettera, che segue, lo aggiornerà ad ieri, 8 aprile 2016.
Saro Di Paola, 9 aprile 2016
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