8 Aprile 2016, 17:30 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Quando qualcuno fa del male a qualcun altro, spera sempre che la propria vittima se ne dimentichi. Non sempre ciò accade, ma in politica accade spessissimo. Un po' per colpa degli stessi cittadini, che per una sorta di carità cristiana rimuovono dalla loro memoria le responsabilità dei politici nel momento in cui con il loro voto dovrebbero punirli; un po' – che non è tanto poco – anche per colpa degli stessi politici, che utilizzano il loro potere per impedire a essi d'informarsi e la loro facilità di dialettica per confonderli o ingannarli, ove qualche loro marachella sia stata scoperta.
Non crediate che ciò accada soltanto a livello di Istituzioni statali, perché ormai questa memoria corta dei cittadini-elettori è diffusissima anche nelle Istituzioni locali; cioè, in quei comuni spesso così piccoli, che è impossibile non conoscere gli errori di chi amministra, a meno di non vivere con gli occhi bendati e con il cervello bloccato.
Per fortuna ci sono stati e sempre ci sono uomini, che non dimenticano e che, non per punire, ma per evitare che il paese rimanga ancora vittima dei politici, aspirano a tenere viva la memoria nei cittadini. Specialmente ai nostri giorni ciò viene facilitato dai mezzi di comunicazione telematici. Blog e social sono, in questo senso, un eccezionale strumento di democrazia, perché permettono di ripetere tutto ciò che non deve essere dimenticato.
Hanno anche un'altra funzione, questi strumenti: aprono dibattiti su ogni problema trattato; sulle opinioni, che se ne hanno, e sulle interpretazioni, che ne danno. Sono dibattiti aperti e per parteciparvi è sufficiente assumersi la responsabilità del proprio libero pensiero. Possono parteciparvi anche i più miseri fra i politici, spesso indicati come responsabili di scelte sbagliate e dannose, che spesso sono delle non-scelte. Possono parteciparvi e contestare il giudizio di chi li ha indicati come responsabili. La sola condizione è che non devono mistificare, ingannare e giudicare soltanto l'argomento, che li accusa, ma non l'argomentatore.
Spesso incapaci di sostenere la loro posizione troppo errata, ma nella necessità di non tacere, per non ammettere tacitamente di avere sbagliato, essi tentano, dapprima con ironie di bassa lega, magari in vernacolo, e poi con accuse inverosimili all'argomentatore, di confondere la mente dei cittadini. Quando non riescono con questi strumenti, si appellano all'extrema ratio della querela, che dà loro, dati i tempi biblici della giustizia, la possibilità di guadagnare il tempo necessario perché l'opinione pubblica dimentichi.
Negli ultimi quattro anni a Cefalù le querele e le minacce di querele sono state così numerose, che, se rinascesse Omero, troverebbe argomenti per almeno altri dieci poemi!
Intanto i politici al potere guadagnano tempo e sperano d'ingannare l'opinione pubblica.
Sperano, ma, come dice l'adagio, moriranno disperati. I querelati non dimenticano e continuano imperterriti, sicuri d'essere nel giusto e non timorosi, a criticare, a far conoscere e, soprattutto, a richiamare alla memoria i dannosi errori dei politici.
E dire che sarebbe così facile ammettere l'errore e correggersi! Sorge spontanea una domanda: perché perseverano? Forse perché c'è un che di diabolico nella loro mente? È difficile da capire e rispondere. Comunque, qualunque sia la risposta, noi non dimentichiamo e non ci stancheremo di ricordare a tutti la cronaca, se non la storia, di questi disperati quattro anni; delle non-scelte e delle scelte sbagliate di questa Amministrazione. Come, per esempio, le non-scelte a proposito del dissesto o della difesa dell'Ufficio del Giudice di Pace; o la scelta sbagliata sui tavoli del Lungomare. No, i querelati non dimenticheranno mai e mai si stancheranno di ricordare agli altri.
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