La riapertura del ClubMed e i dubbi

Ritratto di Angelo Sciortino

23 Marzo 2016, 17:26 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Ormai accade sempre più di rado che Cefalù riceva buone notizie. La firma della convenzione con la Società, che gestisce il ClubMed, è una di queste. Ci voleva, almeno per mitigare il peso delle delusioni per la perdita della sezione distaccata del Tribunale, dell'Ufficio del Giudice di Pace, dell'Ufficio delle Entrate, della preoccupazione per la nostra presenza nella SoSviMa, per l'assenza di un PUDM e di un ufficio comunale per la tutela del paesaggio e così via.

Ci voleva e ci consola, nonostante i commenti dell'Amministrazione diano la misura di quanto poco essa abbia capito quali vantaggi potrebbero derivarne per l'agonizzante Cefalù. E la prova più grande dell'ottusità con la quale guarda a questa buona notizia consiste nella sua dichiarazione, implicita o esplicita, che è a essa che bisogna riconoscere i meriti di questa presenza. La cosa non mi meraviglia punto né mi preoccupa: fra tredici mesi ci saranno le elezioni comunali ed è umano che chi oggi amministra voglia poter mettere sul piatto dei propri meriti questo insediamento.

Un po' di preoccupazione la desta il fatto che, con questo ritorno del ClubMed presentato come un successo di questa Amministrazione, si coprano le responsabilità per gli errori di questi ultimi quattro anni. Errori, che presenteranno il conto proprio con la nascita del ClubMed.

Innanzitutto l'errore di avere il Paese ancora senza un depuratore all'altezza della presenza di un villaggio a 5 tridenti, quindi con una clientela più esigente di quella alla quale siamo stati abituati dalla politica turistica raffazzonata degli ultimi anni. Poi l'altro, forse più grave, di non aver saputo dare una rete idrica e, oggi, neppure un suo gestore. I cittadini sanno bene che questi due errori sono accompagnati da altri errori altrettanto gravi, dei quali non si parla neppure da parte di chi dovrebbe provvedervi, da parte dell'Amministrazione.

In una situazione simile è quasi da irresponsabili gioire della decisione della Società di riaprire il Club. Si può, infatti, e si deve gioire per essa, ma ci si deve dimostrare capaci di coglierne tutti i vantaggi, preparando la Città ad accogliere un nuovo tipo di clientela, sicuramente più esigente, ma ancor più sicuramente paragonabile a un fiore all'occhiello, che farà di Cefalù ancora la Perla del Tirreno e uno dei poli turistici più importanti della Sicilia.

Ecco allora la necessità di una strategia di politica turistica, che manca, ma che è indispensabile. Le dichiarazioni di questi giorni mi lasciano perplesso e mi fanno temere che forse si ripeterà quel che accadde negli anni '50: la crescita turistica di Cefalù servì soltanto ad alcuni per depredare il suo territorio e per ipotecare il suo futuro, come dimostra il presente. Tutto questo bisogna evitarlo! È necessario che si prenda atto che bisogna essere all'altezza dell'occasione, come un bambino deve saper usare il giocattolo regalatogli, per divertircisi.

Finora, purtroppo, s'è parlato di questo insediamento turistico, dimostrando di non essere capaci di apprezzarlo. Mancano più o meno due anni alla sua apertura: sfruttiamoli per trasformare Cefalù da città in agonia in capitale di un turismo colto, in grado di apprezzare le sue vere ricchezze. Per questo servono altri uomini e forse che alcuni cittadini facciano valere la sua vera cultura; che si trasformino, questi cittadini, in altrettanti curiosi Enrico Pirajno di Mandralisca.