15 Marzo 2016, 18:46 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Ad Ogliastrillo, nel tratto di strada statale che corre a monte dei cantieri per il raddoppio della strada ferrata, un auto ha travolto un operaio addetto alla trivellazione dei pali di fronte al Palasport Marzio Tricoli.
È accaduto oggi, intorno alle 12,30.
L’operaio, ricoverato in condizioni piuttosto serie all’Ospedale Giglio per i traumi riportati nell’incidente, stava attraversando la strada, per tornare sul posto di lavoro, dopo aver pranzato in un ristorante a monte della statale, proprio in corrispondenza di uno dei punti critici, che avevo indicato in rosso, nella planimetria, che ho allegato al post (https://www.qualecefalu.it/node/18422), che, il 5 dicembre 2015, ho pubblicato sotto il titolo “Prima che ci scappi un altro morto”.
Il fatto che oggi, sulla statale, il traffico sia stato particolarmente intenso a causa della chiusura di entrambe le carreggiate del tratto Castelbuono-Cefalù, dell’autostrada A20 Messina-Palermo, non può costituire attenuante per le responsabilità, sul piano morale, di quanti, nelle istituzioni, sono preposti alla tutela della pubblica incolumità e, nel caso specifico, a predisporre ed adottare, per tutta la durata dei lavori del raddoppio, le misure più idonee a garantire, il più possibile, la sicurezza di automobilisti e pedoni lungo quel tratto di strada.
Ciò perché, nei mesi a venire, lungo quello stesso tratto di statale, il traffico si riproporrà con intensità simili a quella odierna, per di più con pedoni, che attraverseranno la sede stradale o la percorreranno lungo i suoi lati in numero, certamente, maggiore di quello odierno.
Il 5 dicembre, nel mio post, avevo scritto che quel tratto di strada statale tra Figurella e Salaverde, per essere rettilineo, viene, generalmente, percorso a velocità superiori al limite di 70 km/h indicato dalla segnaletica verticale.
In quel tratto di strada, il limite di velocità apposto sulla segnaletica verticale non basta più.
Anche a volere ammettere che sia, mai, bastato.
L’ANAS e le imprese impegnate nei lavori hanno il dovere di approntare le giuste misure.
Per evitare che ci scappi il morto.
Lo ripeto.
Saro Di Paola, 15 marzo 2016
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