14 Marzo 2016, 21:11 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Al “botta e risposta” con AMAP del 10 marzo (https://www.qualecefalu.it/node/18928), il Sindaco di Cefalù, il giorno dopo, ha fatto seguire un’altra nota.
Dopo tale ultima nota, nessun comunicato è stato fatto dal Comune e, neanche, da AMAP.
Sicché, alle ore 21 di oggi 14 marzo, non sappiamo, ancora, se, per “l’ impossibilità di assumere la gestione pluriennale del SII a Cefalù”, AMAP, in data odierna, abbia “provveduto a consegnare le chiavi delle infrastrutture nella titolarità del Comune” come essa stessa, nella nota del 10 marzo, ha “precisato” che avrebbe fatto.
Molto più preoccupante della consegna da parte di AMAP delle chiavi delle infrastrutture afferenti al S.I.I., che potrebbe esserci stata oggi, è, o sarebbe, la “sospensione dell’espletamento del servizio di potabilizzazione”, che Sorgenti Presidiana ha preannunziato per domani 15 marzo (https://www.qualecefalu.it/node/18857).
Sì perché, problemi di gestione del depuratore a parte, per Cefalù, molto più grave della rinunzia di AMAP alla gestione del S.I.I. sarebbe la sospensione, da parte di Sorgenti Presidiana, della gestione del servizio di potabilizzazione.
Un servizio di cui la Città non può fare a meno, perché senza quel servizio la Città rischia di restare all’asciutto.
Ciò perché, senza quel servizio non possono essere immesse in rete, per essere “destinate al consumo umano”, le acque della sorgente di Presidiana e quelle del pozzo di Santa Barbara.
Per tali acque, infatti, il Comune di Cefalù non ha, ancora, chiesto e, conseguentemente, non ha, ancora, ottenuto l’autorizzazione per destinarle al consumo umano.
Quell’autorizzazione, per il cui ottenimento il SIAV, già nel maggio del 2010, aveva elencato la documentazione, che il Comune avrebbe dovuto presentare e che il Consigliere Lapunzina avrebbe voluto che il Sindaco Guercio presentasse.
Quell’autorizzazione, che, il Consigliere Lapunzina e tutto il PD di Cefalù, avevano scambiato per “autorizzazione sanitaria all’impianto di potabilizzazione”, accusando gli altri di “confondere le acque”, mentre erano loro, e loro soli, a confonderle.
Per oltre quattro anni.
Quella autorizzazione sanitaria all’impianto di potabilizzazione, sulla quale il Consigliere Lapunzina e tutto il PD di Cefalù hanno detto di tutto e di più.
A partire dal 2005, quando è entrato in esercizio il potabilizzatore, e per oltre quattro anni.
In variopinti volantini distribuiti ai cefaludesi.
In tanti interventi in Consiglio comunale.
Sulle pagine di giornali telematici e di blog locali.
E’ in quei volantini, in quegli interventi in Consiglio comunale, sul web che si può leggere di quella autorizzazione sanitaria al potabilizzatore, che il Consigliere Lapunzina ed il PD, pretendevano venisse rilasciata al potabilizzatore e che, nessuna Istituzione, avrebbe, MAI, potuto rilasciare.
Quella "autorizzazione sanitaria al potabilizzatore":
• “senza la quale il potabilizzatore non si sarebbe mai potuto collaudare”;
• “senza la quale il sindaco Vicari non avrebbe potuto emettere l’ordinanza n° 62 del 7 luglio 2005”;
• “senza la quale l’impianto era fuori legge”;
• “senza la quale si era pagata la vita di una popolazione di 13000 anime con una polizza fidejussoria di 500.000 euro”;
• “senza la quale il potabilizzatore non sarebbe dovuto entrare in funzione”;
• “senza la quale il sindaco Guercio avrebbe dovuto revocare l’ordinanza della Vicari”;
• “senza la quale la Vicari prima e Guercio dopo avrebbero dovuto stracciare e rescindere il contratto con il gestore dell’impianto”;
• “senza la quale il gestore dell’impianto era inadempiente rispetto alla convenzione stipulata con il Comune di Cefalù perché era onere a suo carico”;
• “senza la quale era in gioco la salute dei cittadini”
Quella "autorizzazione sanitaria al potabilizzatore", che, secondo il Consigliere Lapunzina ed il PD, “ era prevista dalla LEGGE”;
• “che il Comune di Roccamena aveva avuto per un analogo impianto”;
• “che per le carenze dell’impianto, mai, sarebbe stata rilasciata al potabilizzatore di Cefalù”;
• “che il sindaco Vicari per favorire il gestore e per una sua operazione di immagine aveva bypassato infischiandosene della salute dei cittadini”;
• “che è requisito imprescindibile, per legge, al fine di assicurare che l’acqua immessa in rete sia idonea per il consumo umano”;
• che tante volte è stata chiamata “certificato igienico sanitario” e che, nell’ignoranza, tante altre volte è stato equiparato a quello che per gli edifici è il certificato di abitabilità.
Quell’autorizzazione sanitaria, che, invece, sarebbe dovuta essere rilasciata al Comune, per attingere le acque di Santa Barbara e di Presidiana.
Quell'autorizzazione sanitaria, che, domani, se, malauguratamente, Sorgenti Presidiana dovesse sospendere il servizio di potabilizzazione, avrebbe potuto consentire al Sindaco di Cefalù di disporre l’immissione in rete delle acque gregge, anche se non potabilizzate.
Quantomeno per non farci restare con i rubinetti a secco.
Saro Di Paola, 14 marzo 2016
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