8 Marzo 2016, 21:48 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Giorno 10 si riunisce un Consiglio comunale straordinario con all'ordine del giorno “Affidamento alla Società Pubblica AMAP s.p.a del Servizio Idrico integrato del Comune di Cefalù. Ai sensi dell’art.4,comma 11, della L.R. 19/2015.”
Ogni cittadino dotato di elementare buon senso ritiene che il mancato accesso all'acqua pulita sia una violazione della dignità umana. Tutti concordano, naturalmente, che essa è una risorsa indispensabile alla vita, ma le opinioni divergono quanto alle modalità per garantirne l'uso e l'accesso.
Anche la nostra Amministrazione sembra avere la sua opinione, che essa ritiene rispettosa della Legge regionale 19/2015. Tale legge, secondo la sapiente e saggia interpretazione delle invidiabili menti giuridiche del nostro Comune, impedisce all'Amministrazione di aspirare a gestire da sé gli impianti di distribuzione dell'acqua, per cui, consapevole della sua incapacità o impossibilità di fare ciò che è suo dovere fare, è autorizzata ad affidare la gestione all'AMAP.
Nei giorni scorsi si è avuto un lungo dibattito sulla questione, con interventi apprezzabili per la loro ironia e per la grande capacità di sottrarsi, da parte dell'Amministrazione, alle critiche alla sua incapacità di essere una garanzia del diritto dei cittadini di avere acqua pulita, il cui “mancato accesso è una violazione delle dignità umana”. Questa, almeno, sembrava essere l'opinione del Sindaco, quando il suo predecessore cedette il servizio idrico all'APS. Da allora, però e per restare in tema, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta! Così tanta, da sradicare ogni radice logica di quella opinione, per sostituirla con la soccombenza di fronte alle superficiali interpretazione di una legge, che meriterebbe d'essere impugnata davanti al tribunale internazionale per i diritti dell'uomo. Il suo diritto, innanzitutto, di regolare la propria vita liberamente, godendo non soltanto della sua autonomia individuale, ma anche di quella di organizzare le proprie autonomie municipali.
Invece no! Colui che predicava un tempo la gestione diretta del bene primario dell'acqua, oggi vuole che essa sia affidata a una società, che nulla ha a che vedere con la nostra realtà e che persino non vuole che le sia affidata.
Viene da chiedersi qual è il filo logico, che lega le due posizioni; qual è la coerenza in tutta questa faccenda. Io non trovo, per quanto fatichi, né l'uno né l'altra. Spero che riescano ad aiutarmi i consiglieri con il loro dibattito del 10 marzo prossimo. Nell'attesa me ne sto a pensare che in fondo anche in filosofia di incoerenti e privi di filo logico ve ne sono stati e ve ne sono tanti, per cui non posso lamentarmi, se lo stesso errore lo commettono politici di provincia, soprattutto quelli che sono lo strumento per l'affermazione di un centralismo tirannico e troppo spesso invadente delle libertà locali, senza le quali nessun popolo “possiederà lo spirito di libertà”, come diceva centocinquant'anni fa un uomo, che di democrazia e di dignità umana se ne intendeva.
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