6 Marzo 2016, 12:49 - Giuseppe Maggiore [suoi interventi e commenti] |
LUI e LEI
(da un dialogo del mio film "La panchina" girato nel 1993, con Franco Di Domenico ed Alessia Battaglia - remake del testo in parte riportato nel 1994 su "Il Corriere delle Madonie").
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Non più giovane, ma neanche vecchio. Seduto su una panchina. In una giornata opaca, senza vento. Speranzoso che qualche furtivo raggio di sole venisse a spolverare il pallore del suo viso. Non triste, ma assorto, forse perché isolato.
Uno come tanti altri. Il signor Nessuno.
L’attesa confortatrice è vana. Al posto del sole, tuttavia, viene una ragazza.
Esile, graziosa, quieta. Lunghi i capelli e scuri. Lo sguardo in cui la dolcezza è il primo attributo più evidente. Porta un libro sotto il braccio.
Sono soli nel parco. Qualche bimbetto razzola più in là, molto più in là, al limite del viale che naufraga fra le fronde.
Ella si siede accanto a lui, all’altra estremità della panchina e posa il libro sul sedile, nel mezzo. Controlla più d’una volta l’orologio: è evidente che aspetta qualcuno. Lui la guarda di sottecchi, a tratti, incuriosito; poi riporta lo sguardo sul verde delle siepi, dinanzi a sé, pensando. Ma, istintivamente, torna ancora a voltarsi verso di lei. Casualmente i loro sguardi s’incontrano; e, inevitabilmente, come succede, i due volti si scambiano un sorriso: il solito sorriso di impacciata cortesia che due persone che non si conoscono a volte si rivolgono quando si guardano.
E, inevitabilmente, come spesso accade, uno dei due pronunzia una battuta: è lui a dirla, invaghito d’una improvvisa memoria che riaffiora. La frase d’inizio è leziosa, insignificante, si, ma serve per aprire un dialogo.
- Bella giornata, oggi... -
- Ma non c’è sole -
- O prima o poi spunterà -
- … Speriamo... -
Lui la fissa, ristà, come a prendere coraggio. L’evidente differenza d’età lo blocca. Poi sembra decidersi.
- … Lo sai?... - si trova a dirle - Tu mi ricordi una ragazza che ho conosciuto tanto tempo fa… -
Lei si fà attenta. Una motile pieghetta solca la liscia uniformità della sua fronte. Poi, con la disinvoltura della giovinezza, sta al giuoco. Tanto, che c’è di male?
-... Ah, si?... E com’era? -
Lui sembra sorpreso; quasi non si fosse aspettato che lei gli avrebbe risposto. La osserva con interesse per qualche secondo prima di parlarle ancora.
- … Proprio come te… Aveva le tue precise fattezze... e la tua età. Anch’io, comunque, allora ero molto giovane… -
Lei sorride, cordiale e comprensiva.
- Per questo, anche adesso lo è… E dove l’ha conosciuta?... -
- Ha importanza?... -
- Voglio dire… a scuola… nel lavoro… occasionalmente?... -
Lui sorride, rimanendo in silenzio. Lei insiste.
- ... Mi ha sempre interessato il modo come avvengono gli incontri… Il caso è il miglior autore che esista… Non le pare?... -
- Si, è vero. Hai proprio ragione… - conviene l’uomo.
- E, allora?... -
- Non so proprio se dirtelo… -
- ... È un segreto?... -
- No, non lo è … -
- E allora?... -
- L’ho conosciuta in un bordello … -
Lei sprizza interesse da tutti i pori. Vuole sapere tutto, con l’insistente curiosità della gioventù procace.
- … In una casa chiusa?... Di quelle che c’erano una volta?... -
- Si, proprio lì … -
- … E... lei la frequentava?... -
- Sai, allora, noi giovani… si andava lì. Era un’esigenza e un’abitudine… C’erano tante restrizioni, fuori. Non era come oggi… Non si poteva fare diversamente… Pensa un po': quando si riusciva ad organizzare una festa di ballo, per poter avvicinare una donna, già si era considerati come incalliti viveurs... -
- Capisco… -
Lui appare incerto, quasi pentito dell’ammissione.
- … Non giudicarmi male, se ti parlo con franchezza… Ma se tu mi fai delle domande, io non posso che risponderti lealmente… Non mi va di prenderti in giro come una ragazzina… D’altronde non lo sei più… -
- Non la giudico male, per niente. L’ammiro per la sua franchezza, anzi. Mi piace la gente della generazione precedente che si adegua al nostro tempo senza rintanarsi nel piagnisteo del moralismo, come moltissimi fanno… E come l’ha conosciuta, dunque?... -
- … Sai... un giorno... ad un nuovo arrivo... -
- ... Ad un nuovo arrivo?... Come?... -
- Le signorine ... le pensionanti, insomma, cambiavano ogni quindici giorni... -
- ... E, perché?...-
- ... Per opportunità... -
- Per opportunità?... -
- Si... prima di tutto. Per variare… per avere gente nuova che allettasse sempre i clienti… Sai, i gusti sono tanti… -
- ... Lo immagino… E poi?... -
- ... E poi per evitare, anche... che avvenisse qualche situazione incresciosa... -
- ... Incresciosa?... -
- Si, qualche innamoramento, intendo... -
- ... Innamoramento?... -
- Si. Tante volte, qualcuna di esse si innamorava di un cliente e il cliente di lei… e allora erano scocciature…
- Per chi?... Per il cliente o per la ragazza?... -
- ... Per entrambi, se si vuole, ma, soprattutto… -
- Soprattutto?... -
- … Soprattutto per la casa… per la casa… per il suo buon nome... insomma… Perché, inevitabilmente, gli strascichi delle reazioni delle famiglie interessate coinvolgevano tutto un quartiere, per non dire l’intera città, se questa era piccola...-
- ... E lei, dunque, l’ha proprio conosciuta lì?... -
- … Si… l’ho conosciuta lì… -
- … E come si chiamava?... -
Lui non risponde; cerca di evitare il suo sguardo. Ma poi la fissa dritto negli occhi.
Lei insiste.
- E, allora? -
- … Si chiamava come te… Silvana… -
- … Silvana?... - Lei trasecola.
- Silvana! - assente lui.
- Come fa a conoscere il mio nome?... -
- L’ho letto lì, su quel tuo libro -
- Ah!... -
Rimangono muti entrambi per qualche secondo, gli occhi negli occhi: pensierosa lei, pensieroso lui.
È lei a rompere l’incanto.
- … E non mi dice altro?... -
- ... Che vuoi che ti dica ancora?... -
- … C’è… c’è... andato a letto?... -
Dopo un secondo lui annuisce, senza parlare. Lei insiste.
- … E poi?... -
- E poi, cosa?... -
- ... Com’è finita?... -
Lui fa un gesto vago con la mano, sconsolato, mentre risponde.
- … È andata via… -
- … Dopo i quindici giorni?... -
- … No. Prima. Dopo una settimana… -
- … E perché?... -
Lui la fissa senza rispondere. Lei intuisce qualcosa. Sonda il suo interlocutore.
- … Vi… vi... eravate innamorati?... -
Lui volge brevemente lo sguardo altrove; poi lo riporta sulla ragazza. È lei, tuttavia, a rispondere, spostando lo sguardo nel vuoto, come pensando.
- Vi eravate innamorati! -
L’uomo annuisce, pensoso pure lui, immerso nella memoria. Non ha più reticenze.
- Si. Ci eravamo innamorati! -
- … E per questo è andata via?... -
- Per questo, si… -
- … Ma perché?... -
- Te l’ho già detto: i tempi non erano questi... Allora era uno scandalo, un terribile colpo inferto alla famiglia dell’uomo, un simile caso... Oggi tutto è cambiato... un fatto del genere potrebbe anche passare inosservato... -
- Certo, me ne rendo conto... -
- … Tu non ci crederai… Ma io l’avrei anche sposata… Pure a dispetto della mia famiglia… -
- ... E, allora?... -
- È stata lei che non ha voluto… Era una ragazza molto sensibile… e dolcissima… Si rendeva conto di tante cose… espresse e inespresse... Ci capivamo solo guardandoci. Era, certamente, molto più matura di me… e lo ha dimostrato… -
- ... Partendo?... -
- Si, partendo! - parla tutto d’un fiato, come a volersi liberare d’un peso che l’opprime - … Dopo una indimenticabile notte d’amore non l’ho trovata più… Mi è stato riferito, poi, che aveva lasciato la casa, senza fornire alcun indirizzo… -
- … Lei … ne ha sofferto?... -
- Certo. L’amavo. Te l’ho detto… Mi sembrò che la mia vita fosse finita… -
- … Doveva amarla molto!... -
- Moltissimo! -
- … E ora?... -
- Ora è un dolce ricordo… -
- … Non l’ha più incontrata?... -
- … No... -
- … Non l’ha cercata?... -
- … I primi tempi… infruttuosamente … -
- … E così si è rassegnato… -
- Non subito. Poi… a poco a poco. La vita continua. Offre altri problemi. I nuovi soppiantano i vecchi… e uno è costretto a girare il capo e a guardare altrove… -
- … Quindi, non l’ha più incontrata!... -
Lui non risponde subito; rimane assorto per alcuni istanti. Poi ritorna a guardarla dritto negli occhi.
- Forse non è esatto dire proprio così -
- … Perché?... Prima ha detto che non l’ha più incontrata, no?... -
- Si. Ho detto così… Ma... forse m’ingannavo… -
- Allora l’ha incontrata?... -
- … Si e no… -
- Che risposta è questa?... -
-.. Forse l’ho incontrata oggi … -
- … L’ha incontrata oggi?... -
- Credo di si… -
- E dove?... -
- … Qui ... -
- … Qui?.. -
- Qui! -
- … Ma quando?... -
- Ora -
- … Ma ora, qui… ci sono io … -
- Appunto -
La ragazza intuisce cosa intende l’uomo. Vede la sua malinconia, la sua solitudine, la sua espressa amarezza.
- … Capisco… Ma io non sono una di quelle… -
- Certo che non lo sei… Ma somigli tanto a quella... e poi, incontrandoti, ho provato gli stessi sentimenti di allora. -
La ragazza china il capo e sorride. Rimane assorta per qualche istante; poi ripete fra sé:
- … Che mi doveva capitare!... - quindi gli si rivolge d'impeto - ... Ma se non la conosco nemmeno!... -
L’uomo si alza e viene a sedersi proprio accanto a lei. Le prende una mano guardandola negli occhi; poi, imprevedibilmente, l’attira a sé e la bacia sulla bocca, lungamente, incoscientemente.
Imprevedibilmente, lei lo lascia fare e restituisce il bacio. Poi si distacca e lo fissa intensamente.
- … È strano... mi sento come se fossi quella che lei ha conosciuto… Chissà se io non sia la stessa … -
Torna a dargli un bacio. Rapido, ma intenso. Rosse le gote; gli occhi estremamente espressivi. Di nuovo lo fissa, maliziosa.
- … È sposato? -
- No -
- … Perché?... Per conservare il suo ricordo?... -
- No. Forse per aspettare… te… -
Lei sorride compiaciuta. Gli occhi le brillano, il suo sguardo, sfrontato, non demorde dal fissarlo.
Dal fondo del viale avanza un giovanotto suppergiù dell’età di lei. Volge lo sguardo in giro come cercando qualcuno. Scorge il gruppo, si avvicina alla panchina, si ferma dinanzi ai due. Sorride alla ragazza. Lei si alza, gli si accosta e lo bacia. Si rivolge all’uomo.
- Questi è Marco... il mio lui... L’ho conosciuto a scuola... -
Entrambi si allontanano sottobraccio lungo il viale.
L’uomo li osserva con un mesto sorriso sulle labbra.
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Giuseppe Maggiore
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