13 Febbraio 2016, 08:16 - Quale Cefalù [suoi interventi e commenti] |
Riportiamo la lettera-riflessione che Salvatore Ilardo ha inviato a L’Espresso e che è stata pubblicata nel numero 7 - 18 febbraio 2016:
No alla violenza sulle donne
(Nel ricordo di Valeria Solesin, ma anche di Carla Ilenia Caiazzo, di Lucia Annibali, e di tante altre)
Poco tempo fa abbiamo commentato la tragica morte di Valeria Solesin nell’attentato al teatro Bataclan di Parigi, alla quale lo Stato ha riservato non poche celebrazioni ufficiali di stima e di affetto. Valeria, una giovane piena di vita, di interessi culturali, una gran voglia di imparare e conoscere il mondo. Ci accomunava l’aver frequentato la stessa Facoltà di Sociologia a Trento e un Dottorato a Parigi. Credo che anche Carla Ilenia Caiazzo, giovane mamma, magari con minore fortuna e chances, avesse una gran voglia di vivere, di conoscere il mondo, di imparare. Non sappiamo molto di Lei, ma il fatto che, come donna del Sud, avesse deciso di lasciare il compagno, nonostante aspettasse una bambina, la pone al di sopra di quei comportamenti acquiescenti, di accettazione supina di luoghi comuni, di frustranti sottomissioni al maschilismo italico. Lei ha reagito a tutti questi condizionamenti, con coraggio e forza, in una condizione non facile di mamma con una bambina che stava per nascere. Crediamo che lo Stato debba riconoscerle questo grande merito, sostenendola nei modi più opportuni, in quella che non sarà più per lei una vita facile, con tali profonde ferite sul corpo. A Carla facciamo tantissimi auguri di pronta guarigione, e che ci possa aiutare in futuro, insieme a Lucia Annibali e a tante altre donne vittime della violenza dell’uomo, a far si che il nostro Paese possa venir fuori da questa becera violenza maschile, e da retaggi culturali atavici, dotandosi di una legislazione avanzata che ponga definitivamente la donna su una base concreta, reale, effettiva di piena parità di diritti, a cominciare dal mondo del lavoro, e delle opportunità di avanzamento sociale, formativo, culturale. Congiuntamente a misure che aggravino sensibilmente le pene repressive per reati nei confronti del corpo, ma ancor più della dignità di una donna.
Salvatore Ilardo
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