28 Dicembre 2015, 09:12 - Esperonews [suoi interventi e commenti] |
Comunicato stampa
Gravissimo atto di censura: Esperonews critica l’Amministrazione e il Comune di Termini oscura il sito
Sembra di essere nella Cina dell’autoritario regime comunista o nella Corea del Nord del crudele dittatore Kim Jong Un. Invece siamo a Termini Imerese, anzi nel Comune di Termini Imerese.
Da qualsiasi computer installato negli uffici comunali, nelle vari sedi istituzionali, si può accedere liberamente a tutti i siti del mondo, guardare i tanti giornali nazionali e locali, ma appena l’utente digita www.esperonews.it compare una scritta che dice: “L’accesso è stato negato”, e continua: “la pagina che hai cercato di accedere contiene, o è marcata come contenente, materiale che è stato ritenuto non appropriato”. “Non appropriato” in questo caso significa che non piace quello che il giornale scrive sull’Amministrazione comunale. Allora che si fa al Comune di Termini se non si condivide ciò che pubblica una rivista? Quello che fanno tutti i totalitarismi: oscurare il sito sgradito al regime politico vigente, restrizioni che servono soprattutto ad impedire il diritto di informazione libera e non manipolata. Un gesto gravissimo che lede i diritti fondamentali sanciti dalla costituzione, come quello della libertà di pensiero e di critica e le basi della repubblica democratica. Senza necessità di spiegare cose ovvie sul perché la censura è sempre un atteggiamento da dittatura ed è un crimine contro l’umanità, va ricordato che è praticata da paesi come Iran, Yemen, Cina, Corea del Nord e altri Stati del mondo retti da governi autoritari. E se i luoghi dove viviamo hanno invece come valori fondanti la democrazia e la libertà ci sarà un motivo. Siamo convinti che sarebbe troppo pretendere che chi ha deciso di oscurare il sito di un giornale di informazione possa capire l’ovvietà di quelle ragioni, ma sicuramente non dovrebbe occupare un posto pubblico, a prescindere dal ruolo che svolge. Non si capisce infatti se in questo caso ha vinto l’arroganza dello stupido al potere o l’imbecillità dello zelante funzionario.
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