13 Dicembre 2015, 19:29 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
“La memoria è un bene prezioso quanto fragile e deperibile. Per questo dimenticare le proprie origini, perdere la memoria storica equivale a un suicidio sociale e politico” scrive Lorenzo Catania, ricordando Ferruccio Parri.
È una verità incontestabile e vale per tutti. Ancora più vale per i politici, che ci rappresentano. Anzi, nel loro caso, si potrebbe parlare di un vero e proprio assassinio sociale e politico, quando agiscono per far dimenticare ai cittadini le loro origini e la loro storia.
È un vero e proprio assassinio sociale quello che si sta perpetrando a Cefalù in questi anni. Di qualunque cosa si parli e qualunque iniziativa si prenda, i richiami al passato e alle tradizioni, che di un popolo sono le radici, sono soltanto richiami di maniera e privi, pertanto, di una vera e sentita condivisione. Le persone di buon senso se ne accorgono e maturano un giudizio via via più negativo sull'attuale Amministrazione.
Se si parla d'ambiente, essi sorridono, andando con la loro mente ai tanti luoghi sporchi e maleodoranti del loro Paese; se si parla, invece, di prestigiosi riconoscimenti dell'UNESCO, essi ridono a crepapelle, vedendo la Cattedrale ruggeriana circondata da decadenti esempi di un turismo incivile e di una popolazione, che non ne rispetta il decoro; se si accenna agli altri monumenti e alla volontà di trarne un reddito, essi piangono, considerandoli per ciò stesso affidati a chi non li ama e non li rispetta; se si dà vita, infine, a una delle tante sagre mangerecce, in molti si divertono, ingozzandosi, mentre il lavorio della digestione lascia il cervello con poco sangue e quindi mal funzionante e incapace di difendere la loro memoria e la loro cultura.
A questo punto la volontà di coprire la propria mediocrità e la propria incompetente agitazione ha raggiunto il suo scopo. La verità del o dei misfatti compiuti è nascosta o dalla mistificazione o dall'ilarità sollevata.
Mi richiamo alle parole dirette di Ferruccio Parri, quando rispose alla domanda di quale fosse la sua vera delusione: “Mah, il popolo italiano, ecco. È la cosa che mi pesa di più. Man mano che mi sono fatto una conoscenza più profonda del popolo italiano, ho toccato i suoi aspetti di scarsa educazione civile e politica.” Parri, quando diede questa risposta, era già ottantenne. Non poteva sospettare che proprio i politici, coloro che avrebbero dovuto insegnare con l'esempio l'educazione civile e politica, ne erano privi. La loro povertà culturale, e ormai sempre più spesso anche morale, li ha resi oggetto di derisioni o di disprezzo.
Se tale disprezzo e tale derisione si diffonderanno ancor più di come lo sono oggi, allora tutti si accorgeranno dell'errore commesso nel dare la loro fiducia agli uomini sbagliati e si daranno finalmente quella “educazione civile e politica”, che manderà a riposo gli attuali politici e ridarà a loro la libertà e la dignità, nonché un futuro ai loro figli.
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