A Cefalù si continua a depredare

Ritratto di Angelo Sciortino

12 Dicembre 2015, 17:53 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Vorrei tanto addormentarmi e svegliarmi in una Cefalù diversa. Non la Cefalù della mia infanzia e della mia giovinezza – sarebbe un chiedere troppo – ma una Cefalù, che non ha dimenticato la sua storia e che su di essa costruisce il suo futuro. Una Cefalù consapevole dei suoi veri valori, i veri valori ai quali si richiamarono i suoi cittadini, che ne furono così gelosamente orgogliosi, da difenderli da ogni speculazione. In questo modo essi conservarono i suoi panorami ineguagliabili e le tradizioni, rendendola meta di tanti visitatori, che allora non si chiamavano turisti.

Non alludo a una storia lontana; quella dei Fenici, dei Greci, dei Romani e dei Normanni. Alludo alla storia più recente, che va dalle schioppettate a Salvatore Spinuzza ai giorni nostri. Va, cioè, dalla nascita del Regno d'Italia alla odierna cronaca, passando per gli anni del sacco del suo territorio, che inesorabilmente, giorno dopo giorno, l'ha resa meno bella e meno civile del tempo in cui fu meta d'illustri personaggi d'Italia e d'Europa.

Nel periodo fascista furono costruite alcune belle ville nei pressi di Gibilmanna, che ospitarono ricche famiglie borghesi palermitane e cefalutane. Fino agli anni '50 del '900 Cefalù conservò una certa sua bellezza aristocratica e finì, dopo lo sviluppo turistico di quegli anni, con il rappresentare il secondo polo turistico della Sicilia, preceduta soltanto da Taormina, che aveva cominciato sul finire dell'Ottocento la sua strada verso questa attività.

A Cefalù cominciò con l'arrivo dei Francesi e la costruzione del Village Magique, divenuto presto ClubMed. Insieme ai Francesi e ai turisti di altri Paesi, purtroppo, arrivò il triste fenomeno dell'inurbanesimo di tanti madoniti, che scelsero Cefalù come loro residenza. Fu necessario trovare a questi nuovi cittadini una casa. Il sindaco Giuseppe Giardina, ch'era stato l'ultimo sindaco attento a che Cefalù non diventasse territorio di preda incontrollata, ormai non amministrava più ed era stata sostituito da una nuova classe politica, che permise alla speculazione edilizia di farla da padrona.

Essa, questa nuova classe politica, convinse gran parte dei cittadini di essere l'unica capace di contribuire allo sviluppo della città. In forza di tale considerazione chiese e ottenne la fiducia nelle elezioni e, vincendo, s'impadronì dell'Amministrazione comunale. Se ne servì per costruire brutti edifici in ogni dove, distruggendo non soltanto territorio e finanche resti del passato – come non ricordare i resti di una necropoli nell'attuale via Roma, oggi coperti da brutti palazzi – ma anche il senso di bellezza architettonica e urbanistica, che fino ad allora aveva distinto Cefalù.

Le cose sembravano destinate a migliorare, quando una legge nazionale impose ai comuni di dotarsi di un proprio piano regolatore. Fu dato incarico a diverse alte professionalità, fra le quali spiccava quella del professore Samonà. Lo stesso Samonà, però, accortosi che il suo piano era stato stravolto nel Consiglio comunale, dominato dalle forze sociali direttamente interessate all'imprenditoria edilizia o a essa legate, ritirò la sua firma. Il risultato fu ed è che Cefalù ha soltanto una parvenza di PRG e a esso si richiama la politica locale soltanto per apportarvi varianti, che troppo spesso hanno il sapore di vieto clientelismo.

Dovrei scendere in particolari, ma questa sede me lo vieta. D'altronde, quanto ho scritto basta per dimostrare come Cefalù, per volontà di alcuni suoi figli arroganti e tesi soltanto al guadagno a qualunque costo, ha creato negli ultimi cinquant'anni uno iato profondo con la sua storia. La storia, che mosse i suoi primi passi con Spinuzza, Mandralisca, i fratelli Botta e tanti altri. Nessuno ha riflettuto che la Cefalù lanciata negli anni '50 verso l'avvenire radioso del turismo era la Cefalù di questi Uomini, che invece è stata lentamente distrutta dall'imperante ignoranza dei valori culturali da parte di una classe politica, che in soli cinquant'anni ha dilapidato una ricchezza incalcolabile.

Oggi è finita? Oggi si sta procedendo sulla giusta strada? Non mi sembra. Come credere che qualcosa stia cambiando, se l'attuale Amministrazione agisce esattamente come agirono le Amministrazioni autrici del sacco di Cefalù? Come credere ai proclami di un Sindaco, che di fronte alle preoccupazioni dei cittadini per l'assenza di un PRG , dopo ben oltre tre anni dalla sua elezione a Sindaco e dopo quattordici anni dalla sua prima elezione a consigliere, risponde soltanto che essi dicono sciocchezze? È soltanto una risposta che non può soddisfare chi è preoccupato degli effetti del raddoppio ferroviario e cerca qualcosa di diverso da una disputa vana sulle parole e non sui fatti. Così, purtroppo, si continua con il metodo di quel passato, che ha depredato Cefalù. È un metodo inaccettabile da chi persegue il solo fine di difendere quel che ancora ne resta!