7 Marzo 2013, 12:15 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Negli ultimi tre giorni abbiamo avuto due chiari esempi di come si fa politica in Sicilia ormai da decenni. Il primo di questi esempi ce l'hanno dato il Presidente della Regione e la sua maggioranza, sostenuta da quel M5S, definito da Dario Fo un esempio di rivoluzione pacifica; l'altro esempio lo abbiamo avuto a Cefalù, per merito del Consiglio comunale e dell'Amministrazione.
La Giunta regionale ha approvato tre articoli di una legge, che prevede l'abolizione delle province e la loro sostituzione con consorzi di comuni. Sorge spontanea una prima domanda: saranno consorzi volontari oppure obbligatori? Nel primo caso, si tratterà di una vera riforma, nel secondo caso saremmo di fronte a una moltiplicazione delle province: non più nove province, ma diciotto o trentasei o sessantadue consorzi. Un aumento di spese e una moltiplicazione di competenze, che farebbero crescere la burocrazia, altrimenti detta ottusocrazia. Tutto ciò a spese dei tartassati cittadini e con notevole rallentamento dell'attuazione delle iniziative produttive, impastoiate da un qualche ottusocrate.
Saremmo, cioè, a un caso in cui si attaglia bene il pensiero di Tomasi di Lampedusa: bisogna che tutto cambi, perché tutto rimanga come prima. Avremmo Crocetta nei panni del principe Fabrizio e Cancelleri in quelli del nipote Tancredi. I Siciliani, invece, sempre nei panni di un popolo che deve soffrire in silenzio oppure fuggire dalla propria terra. E non perché essa è inospitale, ma perché essa finisce sempre, per una sorta di malia, con l'essere governata da demoni, alcuni malvagi e altri ottusi dei propri doveri e dei propri diritti. Due tipi di demoni, che risorgono dopo ogni tentativo di allontanarli, oggi dopo ogni elezione, com'è accaduto con Crocetta e il M5S. Decidete voi a quale tipo di demoni appartiene ognuno di loro.
Non diversamente sono andate le cose ieri sera in Consiglio comunale. Alla richiesta del consigliere Patrizia Messina di aver letto almeno uno dei verbali portati all'approvazione del Consiglio, come era giustamente dovuto, in considerazione che si trattava di verbali di sedute del precedente Consiglio – e tale era l'anzianità del verbale della seduta del 29 dicembre 2011 – il Presidente ha risposto che esso era lungo ben 32 pagine e avrebbe richiesto troppo tempo! Non sarà, forse, perché esso trattava della bocciatura del bilancio preventivo 2011? Quel bilancio, la cui non approvazione ha innescato l'avvio del nostro dissesto?
Ma, quel ch'è peggio, al consigliere Messina è stato addebitato il disegno di rallentare la discussione del punto all'o.d.g, relativo al piano commerciale. Quel piano commerciale inemendabile, perché già approvato dal commissario ad hoc. Di che cosa doveva discutersi? E di che cosa si è infine discusso, se non dell'approvazione di ciò che era già stato approvato? Uno scopo, però, l'Amministrazione l'ha raggiunto: poter dichiarare, con un proclama, di averlo approvato.
Il Presidente della Regione ha avuto bisogno dei “grillini” per i suoi proclami, a Cefalù il Sindaco non ha alcun bisogno di sostegni esterni, perché sa essere insieme uomo di governo e giacobino, dimostrandosi il garibaldino Tancredi.
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