7 Dicembre 2015, 15:26 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Se non siamo prigionieri di ottusi pregiudizi, è ormai chiaro che la categoria sociale più fragile è quella dei lavoratori autonomi. Specialmente a Cefalù.
Essi rischiano quel poco di capitale finanziario a loro disposizione o preso in prestito dalle banche; lavorano più ore al giorno di qualunque lavoratore dipendente; sono perseguitati dall'Ufficio delle Entrate, dall'INPS, dallo Stato in tutte le sue espressioni di dominio fiscale, che con troppa leggerezza li indica come evasori.
Eppure, dalla fine della II Guerra mondiale sono stati proprio questi lavoratori autonomi a sbracciarsi e a ricostruire l'Italia, distrutta dai bombardamenti e persino dalla guerra civile. A loro non soltanto oggi non si riconosce alcun merito, ma, nel tentativo di distruggere le attività autonome, perché poco controllabili con il metodo clientelare odierno, si tartassano questi ultimi simboli della libertà d'impresa e, quindi, questi esempi di libertà tout court.
Dopo quasi un cinquantennio di martellamento da parte dei comunisti, dei sindacati e dei democristiani di sinistra, sullo Stato Sociale, il quale avrebbe dovuto avere l'obbligo di rendere i cittadini più protetti, ci ritroviamo, invece, con uno Stato “capitalista”, che non sa investire e che per tale sua incapacità ha aumentato oltre misura il numero dei disoccupati e dei poveri.
Questa incompetenza a investire è un danno molto più grave di quello della corruzione, che, comunque, è connaturata a una politica e a una burocrazia, che spende denari non suoi.
Così, ci ritroviamo con un'Italia che arranca con un +0,00.., una Sicilia che arretra e una Cefalù perduta nelle scure nubi di un futuro promesso, che però non si attua mai, perché non si approntano le basi per raggiungerlo.
Quando il sindaco Giuseppe Giardina si ritrovò ad amministrare un paese quasi alla fame, non promise posti di lavoro al Municipio né cercò clientele. Fece in modo che le forze imprenditoriali e soprattutto i lavoratori autonomi trovassero un clima generale di vera giustizia, senza alcun aggettivo, come quello sociale, per esempio. Giuseppe Giardina sapeva che la giustizia è una sola, non ha aggettivi e deve garantire la libertà dei cittadini di agire per il proprio tornaconto, ma nel rispetto di quello degli altri.
In questo clima, chi ne aveva la capacità e la volontà creò non poche realtà economiche, che portarono ricchezza e posti di lavoro. Come non ricordare la nascita dell'Hotel Jolly, l'Hotel Santa Lucia, gli allevatori, che vendevano i loro prodotti al neonato Village Magique, divenuto poi ClubMed? E come dimenticare le attività artigianali, che diventarono più fiorenti; o quelle commerciali, che proprio nel turismo trovarono nuova e più danarosa clientela?
Finiti i mandati di Giuseppe Giardina, altri ne presero il posto. Da quel momento quasi nessuno si è dimostrato all'altezza di continuare la sua opera. Il territorio fu saccheggiato allo stesso modo in cui il figliol prodigo saccheggia il patrimonio familiare e i cittadini di Cefalù si ridussero a un lento declino e al ritorno alla povertà del secondo Dopoguerra. I suoi giovani emigrano, mentre un'Amministrazione confusa colpisce proprio le attività autonome, spolpandone quel poco di ricchezza che rimane loro con costosi e inutili cambi di destinazione d'uso dei locali e con regole burocratiche, che neppure le menti contorte degli antichi tiranni seppero inventarsi.
Nella speranza di nascondere questa sua incapacità a ridare forza e prestigio alla Città, questi amministratori credono di poter risolvere i problemi di Cefalù con l'inventarsi manifestazioni, alle quali affidano la rinascita della Cefalù del tempo di Giardina. Non si accorgono che il vero problema non è quello che rinasca quella Cefalù, ma quello che rinasca nelle loro menti e nei loro cuori quel Giuseppe Giardina, che non soltanto amava Cefalù, ma anche e soprattutto i suoi cittadini. Non per nulla quelli che lo conobbero ancora oggi ricordano la sua umanità e la sua solerzia, come medico e come sindaco.
Soltanto una perla di Sindaco può fare di Cefalù la Perla del Tirreno! E Cefalù questo sindaco non l'ha ancora trovato!
Soltanto per capirci:
- Accedi o registrati per inserire commenti.
- letto 1606 volte
Commenti
Maria Rosaria B... -
Il nuovo Sindaco di Cefalù
L'unico e solo Sindaco che potrá risollevare questo paese dovrà essere un manager ed un imprenditore capace di sapersi scegliere una squadra capace, attenta e preparata di assessori che lo aiutino con onestà ed umiltà in tutto e per tutto il bene e l'amore che bisogna avere in un compito così impegnativo!
Angelo Sciortino il nuovo Sindaco di Cefalù deve essere innanzitutto il Sindaco di tutti senza fare particolarità per nessuno e soprattutto deve aiutare i più disagiati ed i poveri di questa città che con umiltà hanno abbracciato il loro ceto sociale.
Da ultimo e non meno importante collaborare con tutte le menti eccelse e conoscitrici di cose, fatti e persone della storia e della cultura di questa meravigliosa perla che negli ultimi decenni ha dovuto subire pesantemente le ignoranze politiche che si sono succedute, solo e soltanto per il Dio denaro!