Per guardare al raddoppio con occhi informati

Ritratto di Angelo Sciortino

1 Dicembre 2015, 21:50 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Quelle che seguono non sono riflessioni mie, ma di qualcuno che sciocco non è e che parla con cognizione di causa, perché dell'argomento “urbanistica” è un gran conoscitore.

Le riflessioni me le ha mandate per informarmi e per darmi spunti per i miei interventi sull'argomento “raddoppio ferroviario”. Dopo averle lette, mi son detto che non ero in presenza di appunti, ma di un argomentare logico ed esaustivo. Ho scelto, perciò, di proporlo così come l'ho ricevuto, perché ne traggano vantaggio tutti i lettori, Sindaco compreso, se leggerà.

Suppongo che insieme alle diverse fasi progettuali e di verifica dei diversi aspetti con cui la infrastruttura avrebbe dovuto interagire, siano stati considerati anche i fattori che definiscono la più corretta localizzazione, soprattutto in considerazione del riequilibrio della circolazione nell'attuale assetto urbanistico.\

Ora, se quanto appena detto è stato fatto, la difesa della localizzazione a Ogliastrillo della nuova stazione doveva essere compito delle Ferrovie, che avevano il compito di esternare alla città le ragioni di quella scelta progettuale e non solo nelle occasioni di incontro consiliare.

Invece, nel caos generato da una opposizione insensibile alle sorti della città, si è rinunciato troppo presto al progetto originario senza considerare i diversi fattori positivi a cui probabilmente avevano posto attenzione il gruppo dei progettisti delle ferrovie e del Ministero.

La localizzazione della stazione a Ogliastrillo sembrava, dal mio punto di vista, la più idonea a rispondere alle necessità di riassetto e sviluppo, osservando che il sito prescelto presentava numerosi ed evidenti fattori positivi. Basta ricordare:

la presenza del casello autostradale , che avrebbe dato senso al trasporto intermodale; la presenza della statale 113, che assicurava livelli di accessibilità alla stazione notevolmente diversi dalla strada urbana attuale, senza dimenticare i preoccupanti livelli di smog e inquinamento acustico raggiunti nella via Gramsci, per intenderci la parallela della via Roma che porta direttamente in stazione; la presenza non lontana della zona per attività produttive; la presenza di attrezzature sportive e, in progresso, di attività scolastiche ricreative e sportive da ipotizzare nella zona Bordonaro.

Sull'asse della ferrovia dismessa si osservano inoltre altre strutture ricettive, una per tutte il Club Mediterraneè, ancora chiuso, ma che sono certo riaprirà.

Senza considerare l'avvilente declassamento da stazione a fermata, che si è ora determinato con l'abbandono della nuova stazione di Ogliastrillo.

Disagi per tutti i cittadini e il rischio di vedere nel cuore della nostra città una infrastruttura, che forse non serve più o comunque non ha la stessa funzionalità per come era stata concepita all'inizio.

Se poi si pensa che liberare la zone centrali della città da attività su cui gravita un notevole numero di veicoli, quella localizzazione avrebbe messo a disposizione dei cittadini aree per funzioni di servizi diversi, non ultime quelle di parcheggio e di socializzazione, per concretamente giungere a recuperare standard di servizi oggi lontani da quelli previsti nelle più civili città europee .

Ma la osservazione, a nostro avviso più importante, è che la localizzazione a Ogliastrillo della stazione avrebbe immediatamente risolto il problema del collegamento della stessa con il centro città, mediante il riuso del tronco ferroviario dismesso.

Allora avrebbe avuto un senso parlare di opere di integrazione (compensazione) tra la infrastruttura ferroviaria e il suo naturale mercato costituito dalla città di Cefalù, perché era interesse della società delle Ferrovie assicurare il buon funzionamento delle vie di accesso alla stazione, trasformando così, contemporaneamente ai lavori, quel segmento di ferrovia in strada, per poi integrarla con un servizio urbano di trasporto su gomma.

E considerando che la proprietà del sedime dell'attuale ferrovia non è del comune di Cefalù, si poteva cosi eliminare un onere di acquisto e di realizzazione di una infrastruttura che presenta una ovvia indispensabile utilità per il futuro di Cefalù, anche in vista dei raccordi trasversali con le altre attività presenti nel territorio.

Ahimè, l'innescarsi di torbido e velenoso clima politico nel tempo delle decisioni sul raddoppio ferroviario, ha impedito la serena e necessaria attenzione sulle scelte. Il diffuso metodo dell'uso della Magistratura per le ambizioni politiche personali, non ha consentito un dibattito serio che avrebbe messo in comparazione costi e benefici insieme alla verifica dell'impatto ambientale, tra i due progetti localizzativi della stazione. Un dibattito che, se non ci fosse stato quel costante ostruzionismo politico del tempo, si sarebbe potuto svolgere nell'iter di formazione del piano regolatore, così da riuscire ad avere una visione di insieme o globale su come far sviluppare la città, recuperando il deficit di dotazione di infrastrutture utili al buon utilizzo del territorio, che non va sprecato, in quanto bene irripetibile.

Un ennesimo errore storico, che oggi non si potrà fare altro che contenere, evitando l'assunzione di ennesime scelte non più in linea con le nuove esigenze di questa Comunità.

Tutto ciò con buona pace dell'uomo che vede soltanto “sciocchezze”.