Istinti o sentimenti?

Ritratto di Angelo Sciortino

6 Novembre 2015, 15:27 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Un popolo senza libertà è dotato di istinti, non di sentimenti” diceva de Custine, parlando della Russia zarista, da lui visitata nel 1839.

Questa frase, vecchia di circa due secoli, può oggi essere riferita a Cefalù? Certo, la libertà sembra non mancare, ma non si capisce a quale libertà alludiamo e quale invece non consideriamo. È fuori da ogni dubbio che non manchiamo di quella libertà di votare e di vivere, apparentemente, secondo la nostra volontà, nel rispetto della stessa libertà degli altri.

Manchiamo, però, della libertà di vivere onesti fra gli onesti. L'onestà è sicuramente una dote morale, ma è anche e soprattutto un sentimento, che deriva dall'orgogliosa soddisfazione di vivere con una coscienza serena. E, si badi bene, non alludo soltanto all'onestà materiale, ma anche a quella onestà intellettuale, che ci fa dire con lealtà quali sono le nostre opinioni su qualsivoglia problema relativo alla nostra società. Ci fa dire, senza il timore di essere considerati astiosi nemici da chi gestisce il potere, se esprimiamo tali opinioni e ne critichiamo altre.

Questo a Cefalù non accade! Sulla città incombe una sorta di cappa oscura, con la quale si cerca di nascondere ogni realtà controversa e grazie a questo buio si priva la società di sempre più strumenti per la sua attività. Si priva di una gestione oculata della finanza comunale, al punto da finire in dissesto finanziario per avere affrontato con incompetenza la situazione debitoria del Comune; non s'interviene per conservare, almeno come simbolo del diritto, l'Ufficio del Giudice di Pace; si gongola per essere finalmente “sito UNESCO”, ma non si fa nulla per rendere accogliente la Città; la crescita urbanistica non è stata programmata con un piano regolatore, ma si procede con i singhiozzi del non conforme, ma compatibile, con il risultato di bloccare gli investimenti in alberghi e persino l'insediamento del ClubMed, che diede avvio al turismo negli anni '50; del litorale e del porto meglio non parlare, per carità di patria.

Di fronte a questo incubo l'Amministrazione, simile alla corte imperiale dello Zar, proclama la sua abilità amministrativa e accusa i critici di avere una visione ottusa della realtà. Il Paese, così, si popola di Anime Morte alla Gogol o di Oblomov alla Gončarov e va lentamente spegnendosi ogni speranza di futuro.

La frase di Custine può allora ben riferirsi alla Cefalù odierna. Senza la vera libertà prevalgono gli istinti, che, buoni o cattivi che siano, non nascono dalla razionalità e per questa ragione non sono sorretti da un pensiero. A qualcuno va forse bene così, perché questo prova che il popolo non ha libertà, per cui se ne può fare quel che si vuole, ingannandolo. Diversa sarebbe la situazione, se a Cefalù regnasse la vera libertà. Nel popolo si svilupperebbero i sentimenti e finalmente i suoi membri diventerebbero cittadini; avrebbero la possibilità di creare o ricreare un futuro; sarebbero orgogliosi e gelosi della loro dignità.

Tutto ciò con buona pace degli zar locali, destinati a cadere nell'ignominia.