2 Novembre 2015, 14:21 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Questa notte a Bagheria sono stati eseguiti 22 arresti per estorsione in seguito alla protesta degli imprenditori, stanchi di pagare il pizzo a questi galantuomini. Un bel risveglio per la Città e per la Sicilia tutta.
Chiediamoci, però, com'è stato possibile che tanti imprenditori trovassero il coraggio di liberarsi del dovere di rispettare la legge dell'omertà. E rispondendo a questa domanda, chiediamoci poi se anche in altre parti della Sicilia gli imprenditori possono trovare altrettanto coraggio non soltanto contro il pizzo, ma anche contro l'oppressione di certa politica e della burocrazia sua complice.
La domanda ha la sua ragion d'essere nei recenti fattacci, che hanno interessato l'ANAS e la sua dama nera; l'elemosina ai forestali a scapito del finanziamento della sanità e all'attività agricola; gli allagamenti e le frane, per la mancata previdenza, di strade statali e provinciali. Perché è bene ammettere che un certo modo di amministrare il bene pubblico è un pizzo, che tutti i cittadini, specialmente i più deboli, pagano.
Mi viene in mente, per restare nella nostra Cefalù, l'arrivo di detriti franati in quel burrone Sant'Oliva, dove la nostra Amministrazione ha concesso una variante al PRG, per consentire di costruire su terreno agricolo. Mi vengono in mente, pure, Santa Lucia allagata, il Porto e il Palazzetto dello Sport.
Ammetto che in questo caso non ci troviamo di fronte al pizzo di tipo mafioso e forse neppure di fronte al pizzo di una politica e di una burocrazia dedita soltanto al proprio tornaconto. Non posso negare che ci troviamo, però, di fronte al peggiore dei pizzi, quello dell'incompetenza, della superficialità e della presunzione. Un pizzo peggiore, perché crea un'atmosfera d'incertezza e una sfiducia nelle Istituzioni, che sono le vere nemiche della democrazia e della libertà.
Fatte queste osservazioni, mi viene spontaneo pensare per un momento qual è il partito dell'Amministrazione di Bagheria. Esso è il M5S e il sindaco è Patrizio Cinque. Nei primi anni della sua esperienza di sindaco e prima di conoscere appieno la macchina amministrativa, Patrizio Cinque ha commesso alcuni errori, ma sta rimediando a essi con l'onestà di chi sa riconoscerli, ammetterli e chiedere l'aiuto di chi può ben consigliarlo. Tutto ciò ha creato a Bagheria l'atmosfera di fiducia nelle Istituzioni, che ha convinto tanti imprenditori a denunziare i soprusi dei malavitosi. Essi sapevano, infatti, che non sarebbero rimasti soli; sapevano che nella Casa Comunale avrebbero trovato l'aiuto di un'Amministrazione retta da un Sindaco, che aveva dato al loro paese l'esempio non soltanto dell'onestà materiale, ma anche di quella intellettuale, che non gli permetteva di presumere e di zittire in forza del suo presunto potere politico coloro che lo criticavano.
E a Cefalù? Bagheria, come Cefalù, era quasi un'isola circondata dalla mafia. Al tempo della nascita del connubio tra politica e mafia, quest'ultima s'inserì nella società bagherese e vi sarebbe rimasta se il Comune non fosse passato a una forza politica, che della mafia non sopporta la mentalità. Una forza politica nuova e fuori dagli schemi del passato. Non altrettanto è accaduto a Cefalù. Il suo Comune ha continuato a seguire una continuità con la politica del passato e come essa rifiuta ogni critica, perseverando su una strada sbagliata, che non solo sta conducendo Cefalù verso il baratro, ma sta togliendo nei cittadini la fiducia nelle Istituzioni. Da tale sfiducia a cedere alle pressioni del malaffare il passo è breve. Siamo ancora in tempo per salvarci, ma è necessario che i cittadini osino pensare, per non cadere nell'inganno dei proclami mistificatori.
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