11 Ottobre 2015, 18:29 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Il 31 marzo del 2010, a Prissuliana, fu TEATRINO.
Soltanto, TEATRINO.
Proprio come avevo scritto il giorno prima.
Su "L'Altra Cefalù". (https://www.qualecefalu.it/lac/node/1093).
Sì! TEATRINO!
Soltanto, TEATRINO!
Non fosse stato teatrino, il Sindaco Guercio non mi avrebbe dato sulla voce, senza nominarmi, dicendo testualmente:
“Questa adunanza al porto è stata definita teatrino. Ebbene è un’adunanza provocatoria, è un teatrino, perché mira a svegliare le autorità e gli enti competenti che possono tirare fuori Cefalù dall’assillante problema della rifunzionalizzazione e del completamento di questa struttura portuale che è, soltanto, un rifugio indifeso dal grecale”.
Proprio Lui, il Sindaco, che, “sull’assillante problema della rifunzionalizzazione” delle banchine lesionate, la sveglia avrebbe dovuto darsela, e darla, il 29 gennaio 2009, quando la Capitaneria emise la prima ordinanza.
Proprio Lui, il Sindaco, che, “sul completamento della struttura portuale” si era ritrovato con una strada, ancora, aperta e percorribile.
Quella, che la Vicari aveva tracciato con il progetto Botta, che la Vicari aveva perseguito e sulla quale la Vicari aveva investito risorse, non solo economiche, della collettività cefaludese.
Non fosse stato teatrino, il Consigliere Lapunzina non mi avrebbe dato sulla voce, senza nominarmi, dicendo testualmente:
“Qualcuno ha definito teatrino questa seduta del Consiglio al porto solo perché di questo Consiglio non fa parte. Per non farlo parlare dobbiamo essere concreti. Dobbiamo chiedere all’Ammiraglio di consentire ai pescatori di attraversare il mare con i loro mezzi e dobbiamo iniziare i lavori nel pontile”.
Proprio Lui, il Consigliere, che, leader della opposizione a Guercio, sulla inagibilità del pontile, avrebbe potuto esercitare la sua attività di “controllo e di indirizzo”.
Sin dal 29 gennaio 2009.
Con lo stesso impegno con il quale aveva esercitato il suo controllo e con la stessa competenza con la quale aveva esplicitato il suo indirizzo su tantissimi problemi della Città.
Anche i più futili.
Anche quelli, che, nei cinque anni di opposizione a Guercio, sono stati per Lui e per il Suo partito, autentici cavalli di battaglia.
Problemi che, poi, proprio Lapunzina, da Sindaco, non sarebbe riuscito ad affrontare e, meno che meno, a risolvere.
Almeno sino ad oggi.
Non fosse stato teatrino, non vi sarebbe stata la necessità della “uscita all’aperto”, dopo il mio SOS.
Non fosse stato teatrino, il “dibattito” in quella seduta non sarebbe stato quello che, poi, è stato.
Un “dibattito”, che il pubblico presente e partecipante ha interrotto con tanti applausi.
Tanti quanti, a mia memoria, mai se ne erano registrati durante una seduta del Consiglio comunale di Cefalù.
Applausi scroscianti.
Applausi, che il Consiglio ha ben tollerato.
Applausi, che gli uomini delle istituzioni, con i loro interventi, cercavano di stimolare.
Applausi che gli uomini delle istituzioni si onoravano di ricevere.
Loro, che, invece, avrebbero avuto il dovere di tacere.
Loro, che, invece, avrebbero dovuto, soltanto, fare ammenda a loro stessi.
Per il disinteresse, assoluto, con il quale, da politici, prima dell’ SOS di un cittadino, avevano “seguito” la questione.
Per non avere fatto nulla.
Prima.
Per non avere mosso un solo dito.
Prima.
Ho ascoltato, per intero, la registrazione audio di quella seduta.
L’ho riascoltata nei passaggi più “significativi”.
Quelli, che hanno suscitato gli applausi più calorosi.
Di parecchi di tali passaggi non sono riuscito a cogliere il significato.
Non sono riuscito a capire quanto, con tali passaggi, avesse voluto dire il loro latore.
Per carenze mie.
Ovviamente.
Ancor più incomprensibili ed ingiustificati mi sono sembrati gli applausi.
A meno che quanti applaudivano non avevano colto, in quegli stessi passaggi, “battute”, che io non ho colto.
Ahimè!
Sempre per carenze mie.
Ovviamente.
Non fosse stato teatrino l’Amministrazione avrebbe presentato una seria proposta d’intervento immediato per bypassare le banchine inagibili.
Non fosse stato teatrino, il Consiglio, su quella proposta d’intervento, che non c'era stata, avrebbe esercitato il primo dei doveri Istituzionali, che gli è proprio.
Quello del controllo dell’attività dell’Amministrazione.
Non fosse stato teatrino, il Consiglio, in mancanza di una proposta d’intervento da parte dell’Amministrazione, avrebbe esercitato il secondo dei suoi doveri Istituzionali.
Quello di indirizzo dell’attività dell’Amministrazione.
Ed, invece, il 31 marzo 2010, a Prissuliana, non si registrò una proposta d’intervento da parte dell’Amministrazione.
L'Assessore Torcivia si limitò a formulare, soltanto, due ipotesi di intervento.
Per essere le uniche possibili e, per di più, allo stato embrionale, altro non erano se non il nulla.
Sul nulla il Consiglio non fece una proposta di indirizzo.
Perciò, il 31 marzo 2010, a Prissuliana furono, soltanto, chiacchiere.
Chiacchiere inutili, che non sono servite a nulla.
Anzi no!
Servirono per raccogliere applausi.
Il 31 marzo 2010, per la politica cittadina, Prissuliana fu teatro.
All’aperto.
Dopo un’ora e quarantuno minuti, esatti, di chiacchiere, ripeto inutili, il Presidente Barracato concesse la rituale “sospensione di dieci minuti”.
Per la più rituale delle conclusioni dei “dibattiti” consiliari sui grandi temi politici.
“La sigla di un accordo condiviso da tutti”.
Dopo la sospensione, il teatrino continuò.
Il Presidente diede la parola al Sindaco Guercio, che concluse precisando “i due impegni che assumeva con la marineria e con gli operatori del turismo".
Cioè, "l’impegno di incaricare, nel più breve tempo possibile, un ingegnere esperto del settore al fine di trovare la soluzione più immediata per consentire il passaggio sul pontile ai pescatori, ai diportisti ed ai cittadini tutti e l’impegno di recarsi immediatamente alla Capitaneria per invitare il Comandante a revocare l’ordinanza di attracco delle barche da pesca nelle altre vasche, consentendo ai pescatori di raggiungerle con barche più piccole”.
Lapunzina disse che non era necessario che il Consiglio votasse un documento, prese atto dei due impegni del Sindaco e promise che avrebbe vigilato sul rispetto degli stessi da parte dell’Amministrazione.
Il Consigliere Noto, invece, sostenne che quanto detto nella seduta consiliare non poteva restare “come parole gettate al vento”.
Doveva essere sintetizzato in un documento, che il Consiglio avrebbe dovuto votare.
Perciò diede lettura del documento, che aveva elaborato.
Il Consiglio “interprete dell’esigenza della popolazione cefaludese, della marineria locale e delle attività commerciali e turistiche connesse al funzionamento del porto" impegnava
il Sindaco e l’Amministrazione a rispettare quanto il Sindaco aveva promesso e ad attivarsi con ogni urgenza, al fine di individuare, di concerto con le autorità portuali competenti e con le istituzioni della Regione Siciliana, tutte le iniziative ritenute opportune e necessarie onde pervenire, nel più breve tempo possibile, alla soluzione dei disagi conseguenti al divieto di utilizzo della banchina a T nonché a chiedere una nuova ordinanza che rendesse fruibili le parti della banchina non interessate dalle lesioni”.
Ciò, a detta del Consigliere, Noto “per passare dalle parole gettate al vento alle cose concrete”.
Sul documento letto da Noto intervenne, per dichiarazione di voto, il Consigliere Genovese.
Disse di non condividerlo.
Secondo Lui, era “riduttivo per l’attività del Sindaco”.
Il Sindaco intervenne nuovamente.
Dichiarò, invece, che “il documento Noto era importante ed avrebbe contribuito a rafforzare l’attività dell’Amministrazione”.
Lapunzina replicò al Sindaco.
Disse che il Consiglio non poteva votare un documento che “appoggiava tutte le iniziative del Sindaco”.
A rafforzare la tesi di Lapunzina fu la Consigliera Gattuso.
Disse, testualmente:
“il Consiglio non può demandare al Sindaco la libertà assoluta di fare quello che vuole perché il Sindaco non è il Padreterno, il Sindaco potrebbe anche impazzire e decidere di smantellare tutto e noi non saremmo d'accordo".
Finite le dichiarazioni di voto, il Presidente, mise ai voti il documento Noto, che, con soli cinque voti favorevoli, non venne approvato e chiuse la seduta.
A Prissuliana, finì il teatrino.
Intanto, a Prissuliana, col sole di marzo era sbocciata la primavera e, sotto il sole di marzo, i pescatori “sarcivano i raiuli”.
Intanto, a Prissuliana, dopo il mio SOS, le banchine collassate erano state transennate.
Con rete in plastica arancio.
Su cavalletti in tubi Dalmine.
(continua)
Saro Di Paola, 11 ottobre 2015
Ringrazio Pino Lo Presti per avermi fornito le foto e la registrazione audio della seduta del Consiglio. Tutte le parole in corsivo sono deregistrate da quell’audio.
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