8 Ottobre 2015, 10:07 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Il 30 gennaio 2010 passò senza che l’Amministrazione avesse presentato,
all’Assessorato regionale al Turismo, il progetto per ottenere il finanziamento dei lavori di manutenzione del pontile centrale.
Eppure, tale scadenza era stata fissata dal Sindaco Guercio, soltanto, un mese prima.
Nella Sala delle Capriate.
Per rispondere ai nove Consiglieri, che, nella mozione di sfiducia, avevano sottolineato lo stato di abbandono dell’area portuale.
Di fatto, la politica cefaludese, all’inizio del 2010, continuò ad ignorare le lesioni delle due banchine, che avevano indotto la Capitaneria di porto ad emettere l’ordinanza del 29 gennaio 2009.
L’Amministrazione, per la sua parte, continuò a non muovere un dito per eliminare “il potenziale pericolo” di cui si leggeva nell’ordinanza medesima.
I Consiglieri, per la loro, su tale pericolo, continuarono a non spendere una sola parola .
Il tutto, anzi il niente, secondo lo stesso copione, che, sulle problematiche del porto, la politica cefaludese aveva recitato per tutto il 2009.
A far cambiare il copione della politica fu un mio scritto.
Un grido di allarme, una sorta di SOS, che, il 12 marzo del 2010, sotto il titolo “Di chi è il porto di Cefalù”, lanciai dalle pagine telematiche de “L’Altra Cefalù” (https://www.qualecefalu.it/lac/node/1093).
Come, l’1 dicembre del 2010, ebbe a scrivere Mario Macaluso sul Giornale di Sicilia,
a raccogliere il mio allarme furono il Consigliere provinciale Giulio Cortina ed il Consigliere comunale Rosario Lapunzina.
La politica cefaludese si mobilitò.
Dopo, appena, un anno e due mesi dall’ordinanza della Capitaneria.
Solo dopo il mio allarme telematico.
Il Sindaco Guercio chiese al Presidente del Consiglio Barracato di convocare una seduta del Consiglio nell’area portuale.
Una seduta “STRAORDINARIA E URGENTE ED APERTA” con il seguente, testuale, ordine del giorno:
“Fruibilità pontile a T del Porto di Cefalù avuto riguardo alle gravi carenze strutturali riscontrate ed alla chiusura disposta dagli organi competenti”.
Un ordine del giorno, da tradurre in lingua italiana, come ebbi a commentarlo, quando venne pubblicato (https://www.qualecefalu.it/lac/node/1237#comment-578 ).
Un ordine del giorno, “senza il dono di una logica e di una sintassi”, come commentandolo, ebbe ad aggiungere Angelo Sciortino (https://www.qualecefalu.it/lac/node/1237#comment-579 ).
Un ordine del giorno, che nella convocazione ufficiale diramata dal Presidente Barracato, venne, addirittura, impreziosito:
“Frubilitàpontile e T del Porto di Cefalù avuto riguardo alle gravi carenze strutturali riscontrate ed alla chiusura disposta dagli organi competenti”.
La seduta a Prissuliana piacque a tutti.
L’accordo dei capigruppo fu unanime e immediato.
La seduta “aperta”, alla presenza ed alla partecipazione dei pescatori, dei diportisti, degli operatori turistici e dei cittadini tutti e, per di più, all’aperto avrebbe dato alla politica cittadina la possibilità di SPETTACOLARIZZARE una vicenda, che la stessa politica avrebbe avuto tutto il tempo di risolvere.
Già allora.
Almeno sul piano della provvisorietà.
Quello sul quale, sino ad oggi, è stata risolta.
Meglio, molto meglio, di come sino ad oggi è stata risolta.
La seduta venne convocata per il 31 di marzo.
Il giorno prima della seduta, su “L’Altra Cefalù”, sotto il titolo “Il Consiglio comunale al porto e l’effetto boomerang” (https://www.qualecefalu.it/lac/node/1241), senza peli sulla lingua, ebbi a scrivere che, l’indomani al porto sarebbe stato “TEATRINO”.
“Un teatrino ad effetto.
EFFETTO BOOMERANG, però!
Servirà, infatti, ad evidenziare a quanti, ancora, non la avessero colta, quella MANCANZA DI SENSO DEL DOVERE di cui, nella vicenda, hanno brillato le Istituzioni Comunali di Cefalù.”
(continua)
Saro Di Paola, 8 ottobre 2015
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