24 Settembre 2015, 14:11 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Leggere nella premessa della risoluzione approvata nella XII commissione della Camera le seguenti parole: “il parto è un evento unico che ogni donna ha il diritto di vivere serenamente e in totale sicurezza; l'articolo 32 della Costituzione prevede la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti; la salute è un diritto imprescindibile di ogni essere umano, ancor di più dei bambini e delle gestanti; nel caso della Sicilia, questo diritto sembrerebbe oggi non essere più garantito in determinate aree della regione.”, fa pensare che forse l'ospedale di Cefalù non è abbandonato a se stesso e senza protezioni politiche.
La risoluzione, infatti, ha come primo firmatario la deputata Giulia Di Vita ed è seguita da altre undici firme, tutte di parlamentari del M5S. Tale risoluzione merita di essere letta per intero, per far tesoro delle riflessioni in essa contenute. Per questa ragione l'allego al presente intervento, nella speranza che in tanti la leggano, se vogliono conoscere più approfonditamente un tema, che già questo blog ha trattato, tentando di “aprire gli occhi” all'opinione pubblica, troppo spesso ingannata dalla politica e persino da comitati spontanei.
Per non navigare nel vago di un deteriore populismo, i firmatari richiamano il Regolamento sugli standard qualitativi e strutturali dei punti nascita, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 4 giugno 2015, che “vincolano, in tal senso, le regioni ad attivare anche il sistema di trasporto assistito materno (STAM) e il sistema di trasporto in emergenza del neonato (STEN).”
Noi ci chiediamo: la Regione, impegnata a chiudere i punti nascita, ha provveduto ad attivare lo STAM e lo STEN? La risposta è nelle parole stesse della Risoluzione: “tra i primi provvedimenti attuativi della nuova rete, l'assessorato ha dato disposizioni alle aziende sanitarie sedi di punti nascita per i quali è prevista la dismissione, di avviare gli ulteriori procedimenti di chiusura, con il mantenimento, nei presidi pubblici di interesse, della temporanea guardia attiva ostetrico – ginecologica H24, fino al completamento della dismissione. Le aziende dovranno provvedere a garantire la messa in sicurezza del percorso di assistenza alle future madri, assicurando contemporaneamente le condizioni di ricettività in sicurezza dei punti nascita che dovranno accogliere la maggiore domanda, nonché altre attività di supporto alle famiglie.” Quindi chiudere, chiudere e chiudere!
Il quadro si completa con “il punto nascite di Cefalù che resta in bilico, concordando il Ministero con la richiesta di deroga però previo monitoraggio annuale insieme al punto nascite di Termini Imerese”. La Risoluzione non si limita a questo, ma aggiunge che “a proposito del centro nascite di Cefalù, però, occorre osservare che, qualora lo stesso venisse chiuso, le donne che abitano nella zona a cavallo fra le province di Palermo e Messina potranno allora optare fra gli ospedali di Termini Imerese e Sant'Agata di Militello. In tal caso però deve considerarsi che i chilometri di distanza tra Cefalù e le due città, dove è possibile far nascere i propri figli, sono ben cinquanta. Cinquanta chilometri di strada che hanno bisogno di circa un'ora di tempo per essere percorsi. Un vero e proprio buco nero che potrebbe trasformarsi in dramma per le partorienti di un bacino di circa trentamila persone; la nota ministeriale sembrerebbe lasciare comunque ancora spiragli.”
Fatte queste e altre considerazioni, che possono leggersi nel documento allegato, la Risoluzione conclude, impegnando il Governo “a mettere in atto congiuntamente con la regione siciliana, una nuova azione di monitoraggio e verifica della rete dei punti nascita per assicurare che l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza sia effettivamente conforme a quanto previsto dall'articolo 32 della Costituzione, affinché venga adeguatamente considerata la specifica posizione dei comuni siciliani soggetti a particolari disagi nel settore sia dei trasporti sia dell'assistenza sanitaria, delineando un modello specifico di assistenza alle nascite.”
Questa iniziativa concreta in difesa della sanità siciliana non è soltanto una meritevole iniziativa del M5S, ma anche una denunzia della totale incapacità della politica regionale e di quella dei comuni ad affrontare con competenza un problema serissimo. Speriamo di avere presto risposte dal Governo. Per adesso mi limito a prendere atto che le sole iniziative concrete finora sono state prese dai tanto vituperati pentastellati e dall'altrettanto vituperata senatrice Vicari.
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