14 Settembre 2015, 07:13 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Come ho, già, scritto (https://www.qualecefalu.it/node/17820), si concluse con un nulla di fatto il testa a testa, che il Sindaco Vicari fu costretta ad ingaggiare con la MOTOMAR, nel tentativo di ottenere, per il Comune, il rilascio della concessione demaniale sullo specchio acqueo e sull’area a terra di Prissuliana, all’interno dei quali ricadevano le porzioni di specchio acqueo e di area a terra chieste in concessione dalla MOTOMAR.
Il nulla di fatto fu, fondamentalmente, determinato dalla incapacità dell’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente di mettere d’accordo le disposizioni del Decreto Ministeriale n° 509 del 1997, cosiddetto Burlando, con quelle del Decreto Assessoriale 6 aprile 2004, al fine di risolvere la conflittualità, apparente, tra le stesse disposizioni in materia di rilascio delle concessioni di beni demaniali, per i quali vi era la concorrenzialità della richiesta di più soggetti.
Tale conflittualità, apparente perché, implicitamente, risolta dalla ratio delle disposizioni medesime di entrambi i decreti (https://www.qualecefalu.it/node/17820), venne risolta, definitivamente ed inequivocabilmente, il 17 marzo del 2009, dalla Legge Regionale n° 3, che, “in materia di concessioni demaniali marittime per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto”, ha, di fatto e giustamente, sancito il primato della richiesta dell’ente pubblico su analoghe richieste dei privati.
Perciò, se tale Legge fosse stata promulgata in tempo utile, il testa a testa tra il Comune e la MOTOMAR si sarebbe concluso con il rilascio della concessione demaniale al Comune.
Un rilascio, che avrebbe consentito la prosecuzione dell’iter per realizzare, in projet financing, il progetto Botta.
Ve ne sarebbero state, anche, le condizioni economiche.
Infatti, dopo la deliberazione n° 317, con la quale, il 14/09/2004, la Giunta di Governo Regionale aveva concesso 8 milioni di euro con i fondi di agenda 2000, l’A.R.T.A., il 23 dicembre del 2009, aveva approvato il bando relativo alla linea di intervento 3.3.2.5 “Interventi strutturali ed infrastrutturali finalizzati all’attuazione del piano strategico regionale della portualità turistica, con priorità alla realizzazione di approdi sicuri nelle isole minori e nelle località di maggiore attrazione turistica”.
Tra gli ambiti d’intervento di tale bando era inserito quello di Cefalù-Presidiana.
Come dire che, all’inizio del 2009, le condizioni per riprendere per i capelli il progetto Botta, erano favorevoli come, mai, prima, erano state.
In considerazione del fatto che il parere contrario, che la Soprintendenza aveva espresso il 16 ottobre, non era stato impugnato per tempo, sarebbe bastato chiederne il riesame.
Per ridiscuterlo, magari, rivisitando e ridimensionando le opere a terra di quel progetto.
Ed, in tal senso, la conclusione del parere contrario della Soprintendenza era assai eloquente:
“si ritiene che possa essere preso in considerazione un progetto che,nel pieno rispetto della residua naturalità del territorio contiguo alla sorgente di Presidiana, preveda l’allocazione dei servizi nell’area da recuperare, inglobando i servizi in atto esistenti e di fatto realizzati in un’ottica provvisoria, sotto le falde del costone e comunque comprese entro la viabilità esistente entro la viabilità esistente che potrà essere soltanto migliorata”
Rivisitare il progetto Botta, ridimensionandone le opere a terra avrebbe, però, richiesto un’azione amministrativa in continuità con quella, che la Vicari aveva, portato avanti, con grande tenacia.
Manco a parlarne!
Se Guercio lo avesse fatto avrebbe tradito la bandiera della discontinuità sotto la quale si era presentato agli elettori, ottenendo l’amplissimo consenso trasversale, che ottenne nelle amministrative del 2007.
Nell’incontro con la stampa del 28 dicembre 2009, il Sindaco Guercio, continuando a rispondere alla domanda di Vincenzo Lombardo, aggiunse:
“L’intento dell’amministrazione è quello di mettere in sicurezza l’attuale e nello stesso tempo cercare di individuare un’altra area che potrebbe essere quella della foce di fiume Carbone. Lì anche la sovrintendenza sarebbe d’accordo. Un altro porto di circa 650 posti barca, con soluzioni tecniche avanzate, che darebbero un impatto ambientale quasi zero. Sono paratie particolari che si alzano in particolari condizioni del mare e si abbassano quando il mare calma; per cui - dal punto di vista dell’impatto ambientale - non dovremmo avere quello che si avrebbe in un porto normale, come quello che è stato progettato per Cefalù.
Quindi questo è l’orientamento. Non penso sia una cosa imminente ma lavoreremo perché Cefalù abbia un porto importante, perché tutti sappiamo che il porto costituisce anche economia per la nostra città e immagine per la nostra città. ”
L’orientamento di Guercio, oltre a quello di chiudere a greco “il porto” di Prissuliana, era, quindi, quello di realizzare un MOSE nel mare di Fiume Carbone.
In Italia, sarebbe stato secondo, soltanto, a quello di Venezia.
Quello, che con 78 paratoie mobili - Moduli Sperimentali Elettromeccanici- dovrebbe isolare la laguna dal mare.
Quello, il cui progetto è stato elaborato negli anni ’80.
Quello, i cui lavori sono iniziati nel 2003 e, nel 2015, non sono stati, ancora, ultimati.
Quello, che, sino ad oggi ha fatto registrare 35 arresti e 100 indagati.
A Fiume Carbone, però, le paratoie dovrebbero avere caratteristiche “leggermente” diverse da quelle della laguna.
Forse.
Infatti, “leggermente” diverse sono le funzioni, cui dovrebbero assolvere.
Forse, però.
A Venezia quella di proteggere la laguna dall’acqua alta, con barriere dislocate lungo le bocche di porto protette, mediante apposite scogliere, dal moto ondoso del mare aperto.
A Fiume Carbone, invece, quella di proteggere il porto dal moto ondoso del mare aperto, con onde che, spesso, superano l’altezza di 3,00-4,00 metri
Oppure no?
(continua)
Saro Di Paola, 14 settembre 2015
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