10 Settembre 2015, 08:33 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Una delle pagine meno note della storia recente del porto di Cefalù è quella del progetto del privato, che bloccò il progetto del Comune.
È una pagina lunga ed intricata.
Con due protagonisti.
La MOTOMAR, società che, tra Mondello e Capo Gallo, gestisce una struttura per l’ormeggio ed il rimessaggio di imbarcazioni sino a 30 mt di lunghezza ed il Sindaco Vicari.
Una pagina, che per essere pressoché sconosciuta, merita di essere ricordata, aggiungendo, a quanto ho, già, scritto nel precedente post, alcuni dei passaggi più significativi.
Una pagina, per la quale obiettività impone che si riconosca l’impegno, che il Sindaco Vicari profuse al fine di evitare, che il porto di Presidiana diventasse il porto della MOTOMAR.
Con un progetto che avrebbe eluso la potestà del Comune su un bene pubblico, il “porto”, che, con traversie da ogni quadrante, la politica cittadina aveva portato avanti sin dal 1951.
Anche con l'impiego di risorse economiche dei cittadini di Cefalù.
È una pagina che iniziò il 29 giugno del 1999, quando la “Europort circolo nautico srl” chiese in “concessione per atto pubblico novantennale 40.080 mq di suolo demaniale e 92.248 mq di specchio acqueo per la realizzazione e gestione dell’approdo turistico di Presidiana completo di tutte le infrastrutture, anche edili, a servizio dell’approdo stesso per un totale di 453 posti barca circa”.
Per avere idea del “peso” della richiesta, più eloquente dei numeri, che “ad occhio” sono palesemente errati, è il raffronto tra la superficie –in verde- dello specchio afferente al martello centrale esistente e la superficie -in rosso- chiesta in concessione.
Dopo la pubblicazione, “in applicazione del disposto dell’articolo 18 del regolamento di esecuzione al codice della navigazione”, del relativo avviso nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana del 30 giugno del 2000, il Sindaco Vicari presentò “le osservazioni” del Comune alla richiesta di concessione e ne chiese il rigetto.
Ciò, fondamentalmente, perché “avendo la Regione Sicilia subdelegato ai Comuni competenze in materia di progettazione ed esecuzione di opere portuali, l’esercizio di tale potestà non poteva essere impedito, ostacolato o paralizzato dall’affidamento in concessione di una parte più o meno ampia del porto di Cefalù a soggetti privati che su di esso possano costituire un diritto di esclusiva che produrrebbe effetti penalizzanti della funzione di soddisfacimento dei bisogni collettivi ai quali il porto medesimo deve essere indefettibilmente destinato, nelle sue componenti naturali ed artificiali.”
Fu l’inizio di un tenace testa a testa tra la MOTOMAR ed il Comune, che, frattanto, aveva dato incarico agli ingegneri Crisà e Spina di approntare il progetto di messa in sicurezza e di completamento del porto.
La prima bozza della planimetria di tale progetto era incompatibile con la planimetria del progetto MOTOMAR.
Le strutture proposte dalla MOTOMAR interferivano con quelle che il Comune aveva cominciato a progettare.
Dei due progetti uno.
O quello del Comune o quello della MOTOMAR.
Alle osservazioni del Comune, la MOTOMAR replicò con proprie controdeduzioni, alle quali il Comune rispose esprimendo, “per quanto di sua competenza, il parere contrario alla proposta di concessione alla MOTOMAR” perché “l’interferenza strutturale della iniziativa privata con quella pubblica avrebbe impedito la programmazione della Pubblica Amministrazione riguardante la messa in sicurezza del porto e quindi la funzionalità e la fruibilità dello stesso”.
Si era al 27 settembre 2002.
La risposta della MOTOMAR al parere contrario del Comune non si fece attendere.
Arrivò il 29 ottobre del 2002, con un “atto di invito”, a firma del Prof. Avv. Giovanni Pitruzzella, nei confronti di tutti gli enti interessati al procedimento di rilascio della concessione, ciascuno per il proprio ambito di competenza, “a dare corso allo stesso prescindendo dal parere del Comune in quanto infondato nel merito ed adottato in relazione ad aspetti estranei alla sua competenza”.
Non fosse che l’Italia è considerata “culla” del Diritto verrebbe da pensare che sia una repubblica delle banane.
Dopo la richiesta da parte dell’A.R.T.A di ulteriore documentazione alla MOTOMAR, dopo la riformulazione, da parte della MOTOMAR, della richiesta di concessione su 15.534 mq di specchio acqueo e su 2.394 mq di suolo demaniale e dopo la pronuncia del Servizio VIA-VAS della Regione Siciliana sulla non assoggettabilità delle opere previste nel progetto della MOTOMAR alla procedura di V.A.S., il Genio Civile OO.MM., il 10 gennaio 2006, espresse parere favorevole sul progetto della MOTOMAR e tre giorni dopo, il 13 gennaio 2006, in esito all’atto stragiudiziale del Sindaco di Cefalù contro le richieste di privati che collidevano col progetto financing del Comune confermò il parere favorevole sul progetto del Comune, che aveva espresso nella conferenza di servizi del 13 dicembre 2005.
Il che significava che per il Genio Civile OO.MM. andavano bene entrambi i progetti.
Il testa a testa tra il Sindaco Vicari e la MOTOMAR si risolse in un salomonico nulla di fatto.
L’A.R.T.A. non rilasciò la concessione demaniale al Comune e, neanche, alla MOTOMAR, il secondo quinquennio del Sindaco Vicari volse al termine e la MOTOMAR diede forfait.
Senza che si siano comprese le vere ragioni.
Sia quelle del mancato rilascio della concessione e sia quelle altre del forfait della MOTOMAR.
A Cefalù iniziavano gli anni della “discontinuità dalla Vicari”.
(continua)
Di seguito l’avviso pubblicato dalla Capitaneria di porto di Palermo il 30 giugno 2000 sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana
Saro Di Paola, 10 settembre 2015
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