4 Settembre 2015, 14:59 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
Nell’attesa che le Istituzioni, anzi le istituzioni con la minuscola, rilasciassero i pareri di competenza, anzi di Incompetenza con la maiuscola, che ho pubblicato nei post precedenti, l’Amministrazione del Sindaco Vicari non è rimasta con le mani in mano.
Non avrebbe potuto.
Infatti, come ho già scritto, l’Assessore per il turismo, le comunicazioni ed i trasporti, il 16/11/2001, aveva emanato il Decreto sul Piano di sviluppo della nautica da diporto della Regione.
Un decreto, nel quale una attenzione,“proritaria”, era stata riservata a Taormina e Cefalù.
Il primo polo turistico della Sicilia avrebbe potuto realizzare il suo porto ed il secondo completarlo facendo ricorso al projet financing.
Perciò, l’Amministrazione Vicari, dopo aver fatto elaborare il progetto di massima, avviò le procedure previste dalla normativa, che regola l’affidamento di un’opera pubblica con la finanza di progetto.
Dalla pubblicazione del relativo avviso all’Albo Pretorio e sui principali quotidiani a diffusione regionale e nazionale alla nomina di una apposita Commissione giudicatrice delle richieste di partecipazione al projet financing.
A presentare richiesta di partecipazione furono tre imprese.
La Commissione, dopo avere esaminato la documentazione presentata dalle tre impresene escluse due, per ragioni di diversa natura, e scelse come promoter l’impresa “Ingg. Gagliardi-Chiodoni-Bianchi spa”.
Il 6 febbraio 2004, l’impresa venne convocata per rispondere alle osservazioni, che la Commissione aveva formulato sulla proposta presentata.
Le osservazioni erano, essenzialmente, di natura tecnica ed erano finalizzate al rispetto, nel progetto definitivo che l’impresa avrebbe elaborato, delle condizioni, che la Soprintendenza aveva elencato nel parere favorevole sul progetto di massima Spina-Crisà.
L’impresa presentò il progetto definitivo nel mese di luglio 2004.
Il giorno 12 dello stesso mese, l’Amministrazione trasmise il progetto all’A.R.T.A., in uno all’istanza di concessione demaniale marittima, ai sensi e per gli effetti del Decreto Assessoriale del 6 aprile 2004.
Con tale decreto l’Assessore per il Territorio e l’Ambiente aveva inteso colmare il vuoto normativo “sulla disciplina di raccordo” tra i comuni e le altre amministrazioni nei casi come quello in ispecie, nei quali è “necessario coordinare la normativa sui lavori pubblici in projet financing con quella della demanialità dell’area da utilizzare”.
Fu qui che la procedura amministrativa si inceppò.
Ancor prima che, nel 2008, il parere contrario della Soprintendenza finisse per darle il colpo di grazia.
L’A.R.T.A. passò le carte alla Capitaneria di Porto di Palermo autorizzandola ad avviare l’iter istruttorio per il rilascio della concessione demaniale al Comune.
La Capitaneria rispose facendo rilevare che, prima dell’istanza del Comune, altre istanze di concessione erano state avanzate da privati.
Per dipanare la matassa non bastò il parere dell’Avvocato Gaetano Armao.
Fu necessario, da parte del Comune, un atto di messa in mora della Capitaneria e di diffida ad adempiere entro il termine perentorio di 30 giorni.
Si era al 22 giugno del 2005 e, per il ritardo della Capitaneria nell’adottare gli atti di propria competenza, il Comune correva il rischio di perdere il finanziamento di 8 milioni, che la Giunta Regionale, con la deliberazione 317 del 15/09/2004 aveva concesso al Comune di Cefalù.
Finanziamento con i fondi di agenda 2000, che, se non impegnato entro l’anno, sarebbe stato revocato per essere attribuito ad altri Comuni.
L’8 agosto 2005, dopo 40 giorni dalla notifica della diffida, la Capitaneria emise il parere favorevole per il rilascio della concessione demaniale al Comune.
Sembrava che Cefalù, finalmente, stesse “arrivando in porto”.
Non fu così.
(continua)
Di seguito la deliberazione n° 317 del 14/09/2004 della Giunta di Governo Regionale
Saro Di Paola, 4 settembre 2015
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