1 Settembre 2015, 15:02 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti] |
L’Architetto Mario Botta, che l’Amministrazione comunale chiamò per collaborare con gli ingegneri Crisà e Spina al fine di ottemperare alle condizioni architettonico-ambientali imposte dalla Soprintendenza nel parere favorevole di massima del 30 gennaio 2003, elaborò il suo progetto in tempi brevi.
Il progetto venne, pure, completato con un plastico, che, per molti anni, ha fatto mostra di sé nella sala di attesa dell’Ufficio Tecnico comunale, al secondo piano del Palazzo di Città.
Da qualche tempo non c’è più.
Ricordo della Vicari, sarà stato relegato in qualche magazzino.
La planimetria del progetto era quella riprodotta dalla foto che segue
I numeri del progetto erano, invece, quelli riepilogati nello specchietto che segue.
Propedeutici alla stesura del progetto definitivo furono una serie di incontri tra i tecnici del Comune e quelli della Soprintendenza.
Nel corso dell’ultimo incontro vennero concordati gli ultimi “ritocchi”.
Erano sembrati quelli decisivi per il rilascio del parere favorevole definitivo.
Apportati i ritocchi e presentato il progetto, i tecnici del Comune si erano convinti che tale rilascio sarebbe stato imminente.
Fu, soltanto, illusione.
Infatti, la Soprintendenza, il 13 dicembre 2005, espresse, prima, un parere interlocutorio “sostanzialmente negativo”, “in quanto il progetto sottaceva ogni rapporto con una natura in parte offesa, ma che proprio per questo ha bisogno di recuperi ambientali e paesaggistici, nonché di ricuciture sapienti tra le opere già costruite, quelle che si andranno a realizzare e gli importanti brani naturali che dalla fonte di Presidiana in poi ancora improntano di grande qualità paesaggistica (sic!) l’intero contesto”.
Il definitivo parere contrario arrivò dopo.
Soltanto il 16 ottobre del 2008.
Il parere fu contrario “in quanto l’intervento proposto risulta(va) incompatibile con la tutela del paesaggio per la particolare valenza paesaggistica dell’area oggetto dell’intervento caratterizzata, oltre che da un paesaggio collinare ricco di alberature e di lussureggiante vegetazione a vista sul mare, anche da emergenze paesaggistiche storiche e consolidate come la Rocca di Cefalù, tal paesaggio costituisce di fatto la cornice di naturalità di Cefalù, essendone di fatto la caratteristica peculiare, ed assumendo un ruolo importante dal punto di vista paesaggistico, ambientale e percettivo”.
In tale parere a non sorprendere, affatto, è “la incompatibilità con la tutela del paesaggio per la particolare valenza paesaggistica dello stesso”.
Quanti, per motivi professionali, ci siamo imbattuti in altri pareri della stessa istituzione sappiamo bene che tale espressione è un refrain.
Un ritornello, che, più banale di quelli di tantissime canzoncine della Orietta nazionale, è, identico, o quasi, in tutti i pareri contrari che la Soprintendenza ha espresso ed esprime.
A sorprendere, invece, è il prosieguo del parere.
Quello, nel quale la Soprintendenza precisa e descrive le componenti paesaggistiche, “che caratterizzano l’area oggetto dell’intervento”.
Al riguardo, pur nella sua opinabilità, ci sarebbe potuto, anche, stare che la Soprintendenza avesse scritto che “la particolare valenza paesaggistica dell’area oggetto dell’intervento è caratterizzata dalla presenza della scogliera e del promontorio della Calura”.
A non poterci stare è, invece, che la Soprintendenza abbia scritto che “la particolare valenza paesaggistica dell’area oggetto dell’intervento è caratterizzata oltre che da un paesaggio collinare (sic!) ricco di alberature e di lussureggiante vegetazione a vista sul mare, anche da emergenze paesaggistiche storiche (sic!) e consolidate (sic!) come la Rocca di Cefalù, tal paesaggio costituisce di fatto la cornice di naturalità di Cefalù, essendone di fatto la caratteristica peculiare, ed assumendo un ruolo importante dal punto di vista paesaggistico, ambientale e percettivo”
Tale prosieguo NON CI PUO’ STARE!
Tale prosieguo è un’offesa all’intelligenza di chi lo legge.
Non foss’altro perché la Soprintendenza, nel descrivere “la cornice di naturalità che caratterizza l’area oggetto dell’intervento” si è scordata della volta celeste.
Del firmamento, che, con tutte le sue costellazioni, tra tutte le “emergenze paesaggistiche che caratterizzano l’area dell’intervento” è, indubbiamente, la più “storica” .
La più “consolidata”.
E che!
Le colline sì, la Rocca anche, il firmamento no!
Roba da non crederci!
Rispetto ad una dimenticanza così grave appaiono, assolutamente inconsistenti “i rilievi preliminari” sulla “inadeguatezza” delle modifiche, che Botta ha “apportato” al progetto Crisà-Spina, per adeguarlo alle condizioni, che la Soprintendenza aveva elencato nel parere favorevole di massima del 30 gennaio 2003.
Condizioni, assolutamente inconsistenti per quella mancanza del presupposto, che, senza che la Soprintendenza e chi che sia possano smentirmi, ho dimostrato nel mio ultimo post. (https://www.qualecefalu.it/node/17774)
Cosa accadde tra il 2003 ed il 2008?
Cercherò di farne una ricostruzione nel prossimo post.
Di seguito il parere della Soprintendenza del 16 ottobre 2008.
(continua)
Saro Di Paola, 1 settembre 2015
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