15 Agosto 2015, 11:51 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
La figura storica di Ducezio ci è nota attraverso il racconto che ne fa nell’XI e XII libro della Bibliotheke Historiké Diodoro Siculo, il quale attinge a notizie fornite da Timeo di Tauromenion (Taormina), che ne scrisse verso la fine del IV sec. a.C., in una Storia della Sicilia andata perduta, ma della quale molti frammenti furono incorporati in opere di redazione posteriore.
Su tali documenti possono farsi non poche riflessioni ed esprimere diverse opinioni, spesso contrastanti. C'è, però, un punto fermo. Ducezio fu un uomo di grande carisma, che riuscì a riunire i Siculi in una lotta pluridecennale contro i Greci di Sicilia e Siracusa in particolare. Sbaragliò gli eserciti della stessa Siracusa e di Akragas, conquistò città, ne distrusse e ne fondò. Alla fine fu sconfitto e portato prigioniero a Siracusa. Qui parlò nell'agorà, convincendo i Siracusani a esiliarlo.
Rientrato clandestinamente sull'isola, circa cinque anni dopo, si stabilì in una località in cui Siracusa non aveva alcuna influenza, a Calacta (kalè aktè=bella spiaggia), tra Cefalù e Milazzo, identificata oggi nei pressi di Caronia.
Qui comincia il rapporto di Ducezio con Cefalù e in particolare con l'attuale Giudecca.
Egli non era uomo da rinunciare alla lotta. I Greci erano sempre presenti in Sicilia e sempre più forti. Calacta non era nella Sicilia orientale, dove Ducezio era nato e dove li aveva combattuti. Non per questo i Greci erano lontani. Essi erano presenti a Himera e persino a Cefalù, con una loro colonia proprio dove ora c'è la Giudecca.
A Ducezio non restava altro da fare, che marciare verso Himera, dopo aver conquistato l'imprendibile Rocca, che sovrastava Cefalù. Raccolto quindi un esercito di Siculi, marciò verso Cefalù, per conquistarne la Rocca.
Giunto da est nella baia dominata dalla Rocca, il suo esercito si scontrò con piccoli manipoli greci, che gli opposero resistenza. Una resistenza quasi disperata, considerata la disparità di forze. I Greci indigeni si videro costretti a darsi alla fuga sulle loro barche di pescatori e lasciarono Ducezio a rimirare per diversi giorni le ripide pareti della Rocca, nella cui sommità avevano trovato ricovero tanti degli abitanti di Cefalù.
Abile stratega, Ducezio tanto studiò quelle pareti, che alla fine trovò un passo più agevole per raggiungere la sommità e attaccare gli assediati. Aveva trovato quel passo nella parte ovest della Rocca, da dove gli era stato possibile guardare la spiaggia verso Himera. Pensò: “Conquistata Cefalù, mi sarà facile fare altrettanto con i Greci di Himera. Da qui partirà la mia riscossa!”
Durante la notte gli uomini più coraggiosi s'inerpicarono lungo un sentiero ripido e alle prime luci dell'alba piombarono sugli uomini di guardia semi-addormentati. Presto, però, gli altri si svegliarono e divampò una feroce lotta. Ancora a mezzogiorno essa continuava, quando Ducezio si avvide che due navi greche, partite da Himera cariche di soldati, avevano già raggiunto le barche dei fuggiaschi e ora si avvicinavano all'arenile sotto la Giudecca. Un altro esercito di imeresi era ormai prossimo a Cefalù, avendo raggiunto il promontorio, che a ovest chiude la baia di Cefalù.
“Troppi!” pensò Ducezio. Ordinò ai suoi di ritirarsi e di dirigersi verso Calacta, lasciando un manipolo a guardia del passo del promontorio chiamato oggi Raisigerbi.
Questo tentativo del siculo Ducezio di ridare ai Siculi il pieno possesso della loro Isola fallì. Fu l'ultimo tentativo di conquista dell'indipendenza e al suo fallimento seguirono ben quattordici dominazioni dei Greci, dei Romani, dei Bizantini, degli Arabi, dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini, degli Aragonesi, degli Austriaci e così via. Oggi continuano gli effetti di queste dominazioni e questa Sicilia non riesce più a partorire un Ducezio, ma soltanto un Crocetta. E sì che di anni ne sono passati! Ducezio nacque nel 480 a. C. a Mineo e morì nel 440 a. C.
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