Come diceva Gesù, "hanno per caso dato perle ai porci"?

Ritratto di Angelo Sciortino

7 Luglio 2015, 16:47 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Alla lettura dei soddisfatti comunicati ufficiali e dei commenti, che essi hanno suscitato, mi sono chiesto: ma soltanto adesso si accorgono di essere ricchi? Soltanto dopo che l'UNESCO li ha inseriti nel cosiddetto circuito arabo-normanno? Prima dove vivevano?

Per tentare di trovare una risposta sono andato alla ricerca nel lontano passato, per trovare se la Sicilia, non soltanto Cefalù, avesse avuto riconoscimenti simili o più edificanti da parte di grandi uomini della storia culturale.

Eccone, in ordine temporale, alcuni.

1)“La verde isola Trinacria, dove pasce il gregge del sole”. (Omero, “Odissea” XI canto, 800-700 a.C. )

2)“Qualunque cosa possa accadere ai Siciliani, essi lo commenteranno con una battuta di spirito” (Cicerone, Contro Verre – De Praetura Siciliensi)

3)“Giusto è che questa terra, di tante bellezze superba, alle genti si addìti e molto si ammiri, opulenta d'invidiati beni e ricca di nobili spiriti”.(Lucrezio, De rerum natura -1° a.C.)

4)“Il volgare siciliano si attribuisce fama superiore a tutti gli altri per queste ragioni: che tutto quanto gli italiani producono in fatto di poesia si chiama siciliano; e che troviamo che molti maestri nativi dell’isola hanno cantato con solennità”. (Dante Alighieri, “De vulgari eloquentia”)

5)“Non invidio a Dio il Paradiso, perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia [...]”. (Federico II di Svevia, 1194 – 1250)

6)“In tutta la storia della razza umana nessuna terra e nessun popolo hanno sofferto in modo altrettanto terribile per la schiavitù, le conquiste e le oppressioni straniere, e nessuno ha lottato in modo tanto indomabile per la propria emancipazione come la Sicilia e i siciliani”. (Karl Marx-Friedrich Engels, “Opere complete”, Editori Riuniti, vol. XVII)

7)“O divina Sicilia! Quanti Italiani, che hanno corso il mondo per diletto, morirono o moriranno senza averti veduta!”. (Edmondo De Amicis, “Ricordi di un viaggio in Sicilia”, 1908)

Mi fermo qui, ma vi assicuro che ne potrei citare a centinaia, tutti dello stesso tono lusinghiero, sicuramente più lusinghiero di quanto possa esserlo un riconoscimento di qualsivoglia organizzazione nazionale o internazionale. Non foss'altro perché il riconoscimento degli uomini citati merita grande considerazione per la loro grandezza culturale e filosofica.

Sia chiaro, però, che con ciò non voglio considerare senza importanza il valore del riconoscimento dell'UNESCO, ma voglio piuttosto sottolineare come proprio a Cefalù in pochi hanno riconosciuto i pregi del loro Paese e le ricchezze artistiche e paesaggistiche possedute. Neppure la politica locale, che per lunghi anni, e quella oggi a capo dell'Amministrazione per tre anni, ha lasciato in stato di abbandono il Paese, quando non ne ha pure violentato il paesaggio con le sue varianti non conformi, ma compatibili.

Invece di gongolare, questa politica pensi ad acculturarsi sulla nostra storia e sulle nostre tradizioni. Soltanto così potrà ricevere il plauso dei suoi cittadini e quello dei tanti, che a Cefalù vengono per trovarvi, come diceva Federico II, il Paradiso.