15 Febbraio 2013, 13:30 - Angelo Sciortino [suoi interventi e commenti] |
Un uomo precipita dalla Rocca e si rompe entrambe le gambe, entrambe le braccia e, come se fosse poco, si rompe alcune delle costole.
Due giornali riportano la notizia e danno un titolo diverso. Il primo: Un uomo precipita dalla Rocca e rimane miracolosamente vivo!; l'altro giornale, invece: Un uomo precipita dalla Rocca e si frattura in più parti.
Entrambi i giornali hanno detto la verità, ma il primo ha detto soltanto una verità parziale e nella versione dolce, mentre l'altro ha preferito non nascondere nulla. La prima verità piacerà a coloro che credono ai miracoli, la seconda a coloro che amano avere consapevolezza della realtà delle cose, senza infingimenti e senza mistificazioni.
Questo modo di titolare i fatti in questo momento ha un esempio a Cefalù. Il Comune è in dissesto, ma ci si culla nel saperlo ancora vivo e si è grati al TAR di averci concesso ancora del tempo, non si capisce se per morire o per guarire.
Se devo esprimere la mia opinione, temo che il tempo concesso equivalga quasi a un accanimento terapeutico, voluto dai parenti al capezzale del malato, troppo legati al loro affetto egoistico e dimentichi delle ulteriori inutili sofferenze, che impongono al malato. Alla fine, quando la morte lenirà tali sofferenze, potranno dire: le abbiamo provate tutte. Così come potrà dire l'attuale Amministrazione, che certamente le ha provate tutte, ma spesso sbagliando le cure e qualche volta ingannando il malato e se stessa, dando un placebo. Il ricorso al TAR è stato uno di questi placebo. E' servito soltanto a dare la possibilità alla Corte dei Conti di sollevare “l'incidente di giurisdizione” e costringere così il TAR a chiedere l'intervento della Suprema Corte. Nell'attesa di tale giudizio ha confermato la sospensiva cautelare e ha fissato per novembre prossimo l'udienza per discutere del merito. Quindi, il malato è vivo, ma pieno di fratture su tutto il corpo.
Così stando le cose, insieme al procedimento deve considerarsi sospesa ogni attività amministrativa, che non sia quella del normale esercizio “provvisorio”, in cui le spese non dovranno superare i cosiddetti dodicesimi dell'approvando bilancio consuntivo del 2012. Se si dovesse superare tale limite, non credo che possa evitarsi l'accusa di danno erariale. Ci pensi, quindi, il Sindaco e ci pensino bene anche coloro che si lasciano trascinare dai suoi proclami trionfali, perché non c'è nulla di cui rallegrarsi né per cui stare tranquilli. Il Comune, come il malato terminale, è sul letto di un ospedale e non lo si può curare raccontandogli favole. Occorrevano cure, che forse sono ormai tardive. Forse sarebbe bastata un'alimentazione più corretta, prima che il male prendesse il sopravvento.
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