C'era una volta la Cefalù-Gibilmanna

Ritratto di Alessio Gervasi

20 Giugno 2015, 16:11 - Alessio Gervasi   [suoi interventi e commenti]

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"C'era una volta la Cefalù Gibilmanna - Storia e degrado di una strada (e di una corsa) che non c'è più"

 

La strada provinciale 9 che da Cefalù si snoda per una quindicina di chilometri fino al santuario di Gibilmanna è in pessime condizioni: buche, avvallamenti, guardrail divelti e una rigogliosa vegetazione che invade muretti e cunette avvolgendo in alcuni casi anche interi tratti di guardrail e impedendo la visuale in curve già difficili e pericolose in condizioni “normali”.

Il proprietario della strada è la Provincia Regionale di Palermo. Un Ente in crisi d’identità: come si sa le Province dovrebbero già essere abolite, almeno secondo il Governo che però non sa bene come sostituire quelli che negli anni sono diventati dei veri stipendifici.    

    

La Provincia Regionale di Palermo dunque, è un Ente in grandi difficoltà economiche che, pur riuscendo ancora a retribuire i suoi numerosi dipendenti con i benefit e le auto blu che ancora resistono, si guarda bene dall’effettuare la manutenzione – se si esclude qualche spaesato e assonnato addetto alla viabilità che ogni tanto gironzola qua e là – sulle strade su cui invece dovrebbe (deve)vigilare. E siccome, purtroppo, oltre alla S.p. 9 Cefalù Gibilmanna, numerose altre strade delle Madonie sono di proprietà della Provincia, la viabilità, vitale per i tanti paesi e le decine di migliaia di abitanti del comprensorio risulta compromessa ormai da anni. Cioè, anche negli anni delle vacche grasse per l’Ente le strade provinciali delle Madonie facevano schifo. Infatti, da quando la Targa Florio – quella “vera”, il mito, la gara di velocità inventata nel 1906 da Don Vincenzo Florio – è stata abolita (quasi 40 anni fa), percorrerne il suo intricato ma spettacolare reticolo di strade è diventato via via più difficile, in alcuni casi impossibile come testimoniano le numerose frane che soprattutto quest’anno hanno isolato interi paesi.

Anche la disastrata strada provinciale 9 che parte da Cefalù – il secondo polo turistico della Sicilia dopo Taormina, la perla del Tirreno e via dicendo – oltre a essere la principale porta d’accesso della cittadina normanna al Parco delle Madonie, rievoca miti e leggende e in qualcuno di buona volontà suscita persino speranze.

Nella memoria collettiva infatti la strada è associata alla Cefalù Gibilmanna: la cronoscalata che negli anni settanta e ottanta richiamava il beau monde  motoristico col suo seguito da mezza Europa. Nino Vaccarella, Gabriele Ciuti, Mauro Nesti, Amphicar, Enrico Grimaldi, Benny Rosolia, Michel Pignard, i fratelli Almeras si sfidavano in duelli epici con una partecipazione di pubblico ben oltre la competizione sportiva. Una festa come la 24 ore di Le Mans, il Tour de France o i mondiali di atletica leggera.

Ma le cronoscalate non esistono più da tempo. Come la lira, la Targa Florio e Berlinguer.    

    

E la Cefalù Gibilmanna, intesa come strada di pubblica percorrenza e utilità, marcisce nel degrado. Al disinteresse della Provincia si aggiungono i danni derivanti dalle ultime competizioni organizzate nella speranza di far rivivere la Cefalù Gibilmanna, intesa come cronoscalata.

Ma ai tempi d’oro della gara, all’apice valevole per il Campionato Europeo della Montagna, nei mesi e nelle settimane che precedevano l’evento, l’intero percorso fin quasi al Santuario veniva curato e riasfaltato contribuendo così a mantenere in ordine la S. p. 9 anche nei restanti mesi dell’anno.

In questi ultimi desolati anni invece ogni qualvolta viene organizzata una manifestazione motoristica lungo la Cefalù Gibilmanna – rally, auto storiche o cronoscalate che siano come l’anno scorso, alla ricerca dei fasti di un tempo – ci sono solo disagi; da un lato legati alla chiusura del circuito – nemmeno ripagati con la classe e le emozioni di vedere da vicino grandi campioni come 30 anni fa – e dall’altro derivanti da danni “materiali” lungo il percorso, di cui  non viene curata nemmeno la riasfaltatura (ne avrebbe bisogno “a prescindere”), con l’asfalto rabberciato alla bell’e meglio dove proprio non se ne può fare a meno. Alcuni danni sono oggi ben visibili. Per esempio al tornante a sinistra dell’undicesimo chilometro in contrada Romito – lento e in contropendenza, cui si arriva dopo aver allungato decisamente nell’insidioso rettilineo in cui immette la “S” di Villa Oddo e il successivo mezzo tornante a destra. Ebbene, al tornante Romito l’anno scorso un pilota ha tirato dritto sfondando non solo il guardrail ma anche la recinzione della casa sottostante e danneggiando il palo di legno della Telecom, che assicura i collegamenti a decine di abitazioni. Il paraurti della macchina ha campeggiato per alcuni giorni su di una quercia sin dentro la proprietà privata poi qualcuno l’ha tirato via. Ma la recinzione dell’abitazione è ancora divelta così come il guardrail che è semidistrutto e il palo Telecom che ancora non è caduto ma poco ci manca.

    

Infine due parole sul Comune, che ogni anno di questi tempi affigge sui luoghi in questione l’ordinanza che regolamenta la pulizia dei fondi privati. Grande attenzione e rigore bisogna avere per ripulire il podere e le relative scarpate che confinano colla pubblica via. Recita l’ordinanza minacciando sanzioni a chi non tenga pulita la proprietà, anche per ridurre al minimo il rischio incendi, da sempre piaga dolente a queste latitudini. Poi attenzione che dal 15 giugno al 15 ottobre non si può bruciare né accendere fuochi etc. etc.

Ma storicamente, dal mese di maggio in poi si leva alto il rumore dei decespugliatori privati nelle varie contrade che punteggiano il vasto territorio attraversato dalla S. p. 9 dove perlopiù i fondi limitrofi mostrano una certa pulizia e decoro. Tranne, quelli di proprietà comunale e provinciale: incolti, sporchi e con una gran quantità di vegetazione che nessuno provvede a smaltire come legge (e buon senso) vuole. Con le stradelle comunali, come la regia trazzera che da Cefalù si arrampica fino a Gibilmanna e che spesso interseca la provinciale, in completo abbandono, dove può risultare difficile, in certi tratti, anche il passaggio a piedi. Una peculiarità del territorio, un tesoro, quello delle regie trazzere, che se valorizzato, potrebbe portare turismo, lavoro e perché no, decoro. Esattamente come la strada provinciale 9 che da Cefalù conduce al Santuario di Gibilmanna portando dentro il Parco delle Madonie – anche zona A come Pizzo S. Angelo – quei turisti che malgrado tutto, per fortuna, ci sono ancora. Oltre ai cittadini residenti che pagano le tasse mai contenti.

                                                                                                           Alessio Gervasi